Dopo ProSiebenSat, Mediaset torna a considerare Endemol?

di Raffaella Natale |

Italia


Pier Silvio Berlusconi

Resta stabile il corso del titolo Mediaset, che non sembra aver ricevuto scossoni dopo l’esclusione della società televisiva dalla short list per l’acquisto della prima Tv commerciale tedesca ProSiebenSat1.

In tarda mattinata Mediaset registrava una crescita dello 0,01% a 9,085 euro per azione.

Il mercato sembra aver accolto senza turbamenti la notizia che già in molti ventilavano. Nelle ultime ore circolavano, infatti, già voci sulla possibilità che l’advisor Morgan Stanley avrebbe tenuto fuori il gruppo italiano dalla scalata tedesca.

Tutto pare calmo, ma c’è già chi scommette che Mediaset sta già procedendo verso altre direzioni, nell’obiettivo di allargarsi sul mercato europeo.

Fedele Confalonieri, presidente Mediaset, nei giorni scorsi aveva dichiarato d’essere pronto “…a esaminare ogni possibilità di crescita in Europa“.

Possibile, quindi, che la società riprenda in mano il dossier per l’acquisto di Endemol, la casa produttrice del ‘Grande Fratello’ di cui Telefonica ha messo in vendita il 75%.

 

Una mossa che gli osservatori avevano valutato come il preludio a un’uscita definitiva dal capitale della società. Tra l’altro, un contenzioso aperto in Francia ha impedito a Endemol di includere nell’operazione Ipo la controllata locale, che nel bilancio è iscritta a 840 milioni.  

 

Mediaset potrebbe avere dei grossi interessi verso questa società, ma fino ad ora non ha voluto confermare le voci che circolano ormai da tempo nei salotti della alta finanza. Dopo l’esclusione dall’affair ProSiebenSat1, oggi si potrebbe riaprire la trattativa.

 

John de Mol, ex socio e cofondatore della società, ha sempre ammesso che i colloqui in corso con Mediaset per fare insieme un accordo con Endemol.

Talpa Management, la società di investimenti di de Mol, aveva già confermato a giugno l’interesse per Endemol, ma non l’esistenza di trattative.

John de Mol ha fondato Talpa dopo aver venduto la Endemol a Telefonica nel 2000, prima dello scoppio della bolla speculativa, per la cifra di 4,8 miliardi di euro, sulla base di un’offerta pubblica di scambio azionario e l’emissione di 213 milioni di nuove azioni Telefonica. Endemol è l’acronimo dei nomi de Mol e del socio Joop van den Ende.

Oggi Endemol fa capo per il 75% a Telefonica, che ha manifestato l’intenzione di venderla.

 

Mediaset ha sempre preferito non commentare le indiscrezioni anche se non ha mai negato l’interesse per la Endemol. Si era anche parlato di una riduzione della quota in Telecinco, ben vista anche dal premier spagnolo Zapatero, per poter investire nel gruppo olandese.

 

Quasi un anno fa, Telefonica ha ceduto il 22,3% del capitale azionario di Endemol a investitori istituzionali, a prezzo di 9 euro per azione. Lo stesso prezzo di Ipo che corrisponde quasi al minimo del range per la società.

 

Il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, sperava nel buon esito dell’operazione ProSiebenSat1, “…è certamente un peccato per l’Italia, ma credo che le valutazioni in questo caso siano sempre dei mercati“, ha commentato.

“Sarebbe stata una bella occasione – ha aggiunto Gentiloni – ce ne saranno naturalmente altre”.

Gentiloni esclude motivazioni non finanziarie dietro la vicenda, anche se l’opposizione all’avanzata di Mediaset da parte di certi ambienti politici tedeschi ha giocato un ruolo non secondario.

Certamente – ha spiegato Gentiloni – quando si tratta di televisioni ci sono sempre delle grandi discussioni politiche. Ma in questo caso, per quello che ho letto, perché il Governo non ha seguito direttamente la questione, si è trattato di una scelta delle banche d’affari che hanno stilato la short list”.

 

Difficile pensare che l’esclusione di Mediaset sia dipesa dall’offerta, ritenuta inadatta. La società di Cologno Monzese ritiene che la manifestazione di interesse preliminare e non vincolante presentata martedì sera fosse “equilibrata” da un punto di vista industriale e “di conseguente creazione di valore per gli azionisti”. Un’offerta che, secondo le indiscrezioni, si aggirerebbe intorno ai 28 euro ad azione contro gli oltre 30 euro messi sul tavolo dagli altri in lizza. E un’offerta che Morgan Stanley avrebbe definito “deludente“, perché arrivata da un colosso da 10 miliardi di euro.

 

I ben informati, però, raccontano che nella short list che darà presto accesso alla “data room” di ProSiebenSat1 non figurerebbero gruppi industriali in generale e grandi network in particolare, ma solo cordate di fondi chiusi. Alla grande partita delle Tv, insomma, non sarebbero stati ammessi broadcaster.

In gara per l’acquisizione della società sarebbero rimasti ora solo i due consorzi formati da un lato da Apax e Goldman Sachs e, dall’altro, dai fondi KKR e Permira.

 

“Se altri operatori hanno espresso il loro interesse per ProSiebenSat1 sulla base di valori più alti – ha commentato Mediaset – evidentemente hanno seguito logiche diverse che non rientrano nei nostri obiettivi e che ci rendono automaticamente non interessati all’operazione”.

Sicuramente il clima che si era creato nelle ultime ore, non ha favorito l’operazione e del resto lo dimostra il fatto che Morgan Stanley ha ritenuto “deludente” l’offerta da 28 euro per qualcosa che al momento non vale neanche 23 euro.

La mobilitazione politica tedesca è stata incredibile, dai socialdemocratici ai cristiano-democratici, ai conservatori, tutti uniti contro l’avanzata italiana sul mercato media.

 

Negli ultimi giorni, contro l’arrivo in Germania di Mediaset si era schierato il presidente dell’Authority dei media, Marc Jan Eumann, ma anche Wolfgang Bornsen e Reinhard Grindel (CDU), e ancora Martin Stadelmaier e Reiner Wend (SPD). Contrario il numero uno della Federazione giornalisti tedeschi (DJV), Michael Konken. E dopo che la gara su ProSiebenSat1 si era riaperta a inizio anno sullo stop ad Axel Springer, anche il Ministro dell’Economia non ha escluso dei ripensamenti, pensando a una deroga alle regole dell’Antitrust tedesca per far rientrare in gioco il colosso editoriale di Amburgo.

 

Non è mancato il commento di Martin Schulz (SPD), l’europarlamentare a cui Silvio Berlusconi aveva dato del Kapò nel 2003 a Strasburgo, che ha dichiarato: “…Quest’uomo offre una miscela di potere economico, politico e mediatico pericoloso per la democrazia“. Aggiungendo, “…Non sappiamo se Berlusconi venga in Germania come imprenditore o come capo dell’opposizione del suo partito Forza Italia”.

 

Gli ha risposto l’eurodeputato Antonio Tajani (FI): “L’onorevole Schulz dice cose senza senso – ha detto -. Non serviranno sconclusionate affermazioni a far conquistare qualche parlamentare in più al capogruppo del PSE“.

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