TDT: dopo l’operatore unico di rete, necessario che la Rai decida un piano per la produzione di contenuti  

di Raffaella Natale |

Paolo Gentiloni: 'L'operatore unico nazionale è compatibile con gli obiettivi del Ddl da me presentato e anzi questi obiettivi sono incoraggiati da ipotesi di questo genere'.

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La Rai si avvia a verificare la praticabilità di creare un operatore unico di rete per  la nuova Tv Digitale. Ma resta ancora molto lavoro da fare per decidere la giusta strategia di produzione dei contenuti digitali. Se la Rai ha, infatti, adottato un piano per quanto riguarda le infrastrutture della TDT, non è ancora stata definita una riorganizzazione dell’offerta di programmi sul digitale che, secondo il Direttore generale, Claudio Cappon, “deve essere rivista” con una maggiore interazione con la programmazione del satellite e del palinsesto sull’analogico.

Il piano dovrebbe prevedere la messa in lavorazione di bouquet di forte appeal, nel rispetto della missione primaria della Rai che è quella di fornire ai telespettatori il servizio pubblico.

I tempi incalzano e la Rai risulta ancora adesso impreparata a raccogliere la sfida della Tv digitale terrestre. Gli altri broadcaster si sono mossi con velocità impressionante, predisponendo contenuti nuovi e interessanti, ma la Rai tarda ancora a mettersi in carreggiata.

La Tv pubblica dovrà considerare la realizzazione di un canale all news, uno per lo sport e uno per il pubblico dei più piccini.

 

Il digitale terrestre ha già aperto un’agguerrita concorrenza tra piattaforme e la Rai rischia di restare indietro se non investe in contenuti.

Stando, però, ad alcune indiscrezioni qualcosa si starebbe già muovendo. Pare che, infatti, sia già stato individuato un percorso per rafforzare e razionalizzare l’offerta già esistente, pensando anche a una diversa organizzazione aziendale. Questo potrebbe molto probabilmente portare a un soggetto unico, anche per razionalizzare gli investimenti, a cui spetterebbe il compito di gestire l’offerta digitale che ora si articola in moltissime direzioni: da Rai net, a Rai Click, a Rai Sat a Rai Med fino a Rai educational.

 

L’obiettivo è di investire e puntare sul digitale, mentre finora la Rai era rimasta un po’ indietro, per lavorare su rete e contenuti e arrivare anche prima del 2012 previsto dal Ddl Gentiloni.

 

Alla luce di questo, risulta importante la decisione presa dal Cda che ha dato mandato al Direttore generale, Claudio Cappon, di approfondire e verificare la percorribilità dell’ipotesi dell’operatore di rete nazionale.

 

Il progetto di operatore unico di rete per il digitale ha anche ricevuto il benestare da parte del Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni: “Nel mio Ddl presentato in Parlamento, all’articolo 1, vengono favorite forme di aggregazione nella gestione della rete e delle frequenze per la Tv digitale, con forme consortili in questo momento di aggregazione. Si tratta, però, di valutare nel merito i progetti industriali che saranno presentati. Quel che è certo è che l’operatore unico nazionale è compatibile con gli obiettivi del disegno di legge da me presentato e anzi questi obiettivi sono incoraggiati da ipotesi di questo genere“.

 

Scelta decisiva che va quindi nella direzione voluta dal Ddl Gentiloni che riforma il sistema radioTv, ridisegnando alla luce di nuove norme il mercato italiano.

 

Il Consiglio ha discusso, nella riunione di ieri, le guidelines per il digitale terrestre, sulla base della relazione del Direttore Generale. Il Cda ha preso atto che la realizzazione delle attività necessarie a garantire la transizione prevedono sia lo sviluppo della rete sia l’innovazione dell’offerta con l’obiettivo di garantire la competitività della piattaforma.

“Si tratta di un progetto che permetterebbe la nascita di un operatore indipendente rispetto ai broadcaster, in grado di gestire in modo più efficiente la rete, garantendo la possibilità di accesso non discriminatoria” ha affermato di recente il Direttore generale.

 

Cappon dovrà verificare la disponibilità dei principali operatori Tv, anche il Gruppo Espresso con la sua Rete A e anche le Tv locali, a conferire i propri impianti esistenti e a co-partecipare alla realizzazione di una rete unica di antenne per trasmettere il nuovo segnale digitale, che sarà l’unica tecnologia esistente a partire dal 2012.

L’ipotesi è quella di creare una nuova società che potrebbe gestire impianti, torri e frequenze di Rai (RaiWay), Mediaset (Elettronica Industriale) Telecom Italia (Telecom Italia Media broadcasting).

La nuova società, mettendo in comune tutti gli impianti potrebbe avere un patrimonio di oltre 2 miliardi di euro, con in più la possibilità di vendere a terzi la capacità trasmissiva per realizzare nuovi programmi, così come prevedono le norme del Ddl Gentiloni all’esame del Parlamento. Visto il patrimonio, la società potrebbe facilmente reperire sul mercato i mezzi finanziari per realizzare gli investimenti sulla rete digitale senza pesare sulle spalle degli azionisti televisivi.

 

La realizzazione di questo operatore unico è stata voluta fortemente dal consigliere Carlo Rognoni, secondo il quale “…il progetto ha risvolti tecnologici, economici e giuridici, e consentirebbe di razionalizzare il mercato delle frequenze e di rendere più efficiente il loro uso per la televisione del futuro e permetterebbe anche a nuovi fornitori di contenuti di disporre di quella capacità trasmissiva che oggi non hanno”.

 

Rognoni, con grande soddisfazione, ha sottolineato: “Dopo anni di immobilismo e di politica del ‘tirare a campare’, finalmente la Rai batte un colpo. Sul digitale terrestre cerca di riconquistare una posizione da protagonista. E rilancia: si impegna a verificare la possibilità di dar vita a un operatore di rete nazionale, con l’ambizione di mettere insieme impianti, torri e frequenze anche di Mediaset, Telecom, Rete A, Tv locali e di quanti ci stanno”.

“E’ un’opportunità che non contrasta con il disegno di legge Gentiloni ed è soprattutto una scelta legata alla volontà e alla intelligenza delle aziende“, ha concluso.

 

La Rai in questo modo risolverebbe il problema della sua cronica carenza di fondi necessari alla realizzazione della rete per la Tv digitale, “valorizzando“, come affermato spesso dal suo Dg, il suo attuale asset di antenne e impianti.

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