eGov: l’Italia mantiene il primato. Nel 2006 oltre 40 milioni i documenti firmati digitalmente

di Raffaella Natale |

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e-Government

L’Italia mette a segno un buon punto nel piano di informatizzazione della pubblica amministrazione. Quest’anno saranno oltre 40 milioni i documenti firmati digitalmente contro i 35 milioni dell’anno scorso. Dati importanti, che pongono il nostro Paese ai primi posti nel mondo per la diffusione della firma digitale, che costituisce uno dei capisaldi del processo di eGovernment e di modernizzazione della PA.

 

Da quanto è emerso recentemente a Bruxelles, l’Italia – che per prima ha attribuito piena validità giuridica ai documenti elettronici – è riuscita ad applicare, oltre agli standard europei disponibili, anche regole chiare a livello nazionale – Dlgs 10/2002, del DPR 137/2003 – che potrebbero essere formalizzate dalla Commissione europea nell’ambito della revisione della Direttiva del 1999, per rilanciare l’uso di questo strumento in grado di stimolare, mediante l’innovazione tecnologica, una reale agevolazione degli adempimenti che cittadini e imprese affrontano nei rapporti con la PA, centrale e locale.

 

La firma digitale rappresenta uno dei dieci obiettivi del Piano per l’eGovernment, che prevede la diffusione della firma digitale all’interno delle amministrazioni, con distribuzione a dirigenti e funzionari con potere di firma, e relativa formazione; l’intervento su applicazioni e servizi, per renderli accessibili in sicurezza tramite la firma digitale e una serie di iniziative specifiche volte a stimolare l’utilizzo della firma da parte di gruppi specifici di utenti esterni all’amministrazione.

Nell’ambito delle attività di certificazione, le amministrazioni coinvolte sono circa 50, mentre i certificati di firma digitale emessi sono circa 20 mila, con previsioni di crescita di oltre 40 mila per la fine del 2006.

 

Il piano di informatizzazione si sviluppa in tre direzioni:  

  • La diffusione della firma digitale all’interno delle amministrazioni, con distribuzione a dirigenti e funzionari con potere di firma, e relativa formazione;

  • L’intervento su applicazioni e servizi, per renderli accessibili in sicurezza tramite la firma digitale;

  • Le iniziative specifiche di stimolo all’utilizzo della firma da parte di gruppi specifici di utenti esterni all’amministrazione.

Sulla base dei parametri fissati dal CNIPA (Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione), che gestisce l’elenco dei certificatori accreditati e controlla il rispetto delle norme, la legge riconosce che “…Il documento informatico, sottoscritto con firma digitale o con un altro tipo di firma elettronica qualificata, ha l’efficacia prevista dall’art. 2702 del Codice civile. L’utilizzo del dispositivo di firma si presume riconducibile al titolare, salvo che questi dia prova contraria”.

 

Per ampliare le possibilità di utilizzo e le modalità di fruizione a disposizione degli utenti il CNIPA ha siglato un protocollo d’intesa con Adobe, riconoscendo come legale anche l’utilizzo della firma digitale definito nella specifica “Pdf”, che consente di generare firme elettroniche avanzate basate su un sistema a coppie di chiavi asimmetriche, basate su un certificato qualificato e create mediante un dispositivo sicuro.

 

Così, dato che la firma digitale è equivalente a quella autografa, dal pc di casa o di ufficio cittadini e imprenditori possono dare valore legale ai loro documenti consentendo la trasmissione di qualsiasi comunicazione informatica (lettera, contratto, ordine…), senza doversi spostare fisicamente, riducendo notevolmente i costi e i tempi delle procedure e facilitandone la gestione e archiviazione.

 

Fra le diverse “carte intelligenti” emesse nel nostro Paese, quella che ha contribuito maggiormente a far raggiungere all’Italia il primato, è stata  la Carta Nazionale dei Servizi (CNS) – ne sono state emesse circa 12 milioni – che ha tutte le stesse caratteristiche e prestazioni della Carta d’Identità Elettronica (CIE) ma è sprovvista di fotografia.

 

In particolare, le smart card che permettono l’emissione della firma digitale attualmente distribuite nel nostro Paese sono oltre 2,7 milioni, di cui 2,4 milioni emesse da Infocamere (società informatica di Unioncamere), uno dei 19 enti certificatori (tra cui Postecom, It Telecom Italia, Actalis, Intesa, Consiglio nazionale del Notariato, Sogei, San Paolo-IMI, Monte dei Paschi di Siena, Banca Intesa, Banca di Roma, Stato Maggiore della Difesa e Trust Italia).

 

L’utilizzo efficiente e la diffusione di soluzioni di firma digitale – che agevolano la gestione elettronica delle procedure, sia per la PA che per i cittadini – ha consentito di dimostrare come sia possibile raggiungere l’interoperabilità e il conseguente libero scambio dei documenti informatici.

Proprio per l’efficacia e la convenienza di questo strumento elettronico, sono ormai molteplici i soggetti che l’hanno adottata per le più diverse applicazioni. Se gran parte delle imprese la utilizza per inviare le comunicazioni di legge al Registro delle Imprese, con un risparmio che l’Unioncamere ha quantificato in non meno di 260 milioni di euro l’anno, la Banca d’Italia utilizza la firma digitale per il mandato di pagamento informatico, coinvolgendo pure la Ragioneria Generale dello Stato.

 

Nei tribunali, invece, la firma digitale ha supportato il processo telematico nel deposito di atti e memorie nelle cancellerie. Da parte loro, i notai usano la smart card della firma digitale per il deposito degli atti da loro validati.

 

Ma numerose amministrazioni, tra cui diversi reparti della Difesa, impiegano la stessa card come tessera di riconoscimento e di accesso ad aree particolari e ai documenti. Sono inoltre più di 40 mila i funzionari e i dirigenti della Pubblica amministrazione che la utilizzano per certificare elettronicamente il loro potere di firma.

 

Il maggiore utente è, però, l’Arma dei Carabinieri che, nell’ambito di un articolato processo di dematerializzazione dei documenti, impiega la firma digitale per l’informatizzazione del libro matricola delle migliaia di stazioni sparse sul territorio e per il trattamento economico del personale dipendente.

 

Solo nel settore della sanità pubblica è stato calcolato che siano almeno 3 milioni al mese i documenti firmati elettronicamente dagli operatori sanitari, ossia medici di base, medici ospedalieri e personale impiegatizio. La regione più avanzata in questo specifico campo è la Lombardia che è all’avanguardia nella digitalizzazione dei dati e delle procedure relative ai cittadini.

 

Anche i privati cominciano ad avvicinarsi alla firma digitale per firmare e spedire elettronicamente contratti e ordini e dare corso in modo sicuro a pagamenti online. Molte aziende, non solo pubbliche ma anche private, hanno così adottato questa smart card per facilitare il lavoro dei propri uffici e gestire in modo più rapido, sicuro ed efficace la documentazione.

 

Ad agevolare la diffusione di questo innovativo strumento telematico c’è anche il Codice dell’Amministrazione Digitale, in vigore dal 1° gennaio 2006, le cui integrazioni rafforzano ulteriormente il diritto dei cittadini a scambiare comunicazioni mediante posta elettronica con le PA, non più solo con quelle centrali ma anche con quelle locali. E in caso di mancata risposta riconosce loro il diritto di rivolgersi al giudice amministrativo per obbligare i pubblici uffici a rispettare tale obbligo e dà valore probatorio al documento informatico sottoscritto.

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