Italia
Si riaffaccia su Telecom Italia il fantasma della concorrenza sleale, dopo la citazione in giudizio di Vodafone Italia, che da tempo ormai accusa la società del mancato rispetto degli obblighi sanciti dal Codice delle Comunicazioni Elettroniche.
Il Codice richiede infatti agli operatori di garantire l’interoperabilità tra le diverse reti, mentre Telecom Italia – sostiene Vodafone – avrebbe sospeso le negoziazioni volte all’apertura dell’interconnessione, ostacolando di fatto l’ingresso dell’operatore sul mercato della telefonia fissa.
Con l’azione giudiziaria appena depositata presso il Tribunale Civile di Milano Vodafone mira a sancire “l’illegittimità del rifiuto da parte di Telecom a aprire la propria rete a Vodafone Italia, a intimare a Telecom la conclusione del contratto di interconnessione come previsto dalla legge e a risarcire i danni derivanti dalla condotta anticompetitiva dell’operatore dominante”.
Dopo aver richiesto anche l’intervento dell’Autorità, Vodafone è tornata alla carica con un’ulteriore azione in sede civile, per ribadire il suo diritto – e quello di tutti gli altri operatori – di offrire servizi di telefonia fissa sulla propria rete “in piena aderenza al principio di neutralità tecnologica secondo la quale i servizi di telefonia fissa possono essere offerti indipendentemente dalla tecnologia di accesso (ovvero sia tramite il doppino di rame oppure una qualsiasi tecnologia radio, quali Dect, Wi-Fi, Gsm/UMTS, Wimax) entro il limite di ciascun distretto geografico”.
L’atteggiamento di Telecom, che continua a ostacolare l’offerta di servizi concorrenti al proprio, è definito particolarmente “grave” soprattutto perché l’ex monopolista, con una share del 78%, mantiene tutt’oggi un significativo potere di mercato. Situazione che non ha precedenti nel resto d’Europa: in Germania e Portogallo, infatti, i servizi Vodafone Casa Numero Fisso sono già partiti tranquillamente e presto verranno lanciati anche in Ungheria.
La ruggine tra i due maggiori gruppi telecom italiani non è fresca: già a luglio, Vodafone aveva reclamato alla Corte d’Appello di Milano di imporre tempestivamente misure in grado di garantire il “ripristino di condizioni di effettiva concorrenza” sul mercato italiano, chiedendo a Telecom un risarcimento danni di 525,2 milioni di euro e una serie di misure volte a inibire il prosieguo di attività illecite e lesive della concorrenza.
Tra queste, l’obbligo di separazione “fisica e logica” tra le banche dati relative alle attività nella telefonia fissa e quelle mobili, al fine di “impedire l’illegittima condivisione di informazioni”.
Secondo l’accusa di Vodafone, infatti, Telecom Italia ha sfruttato le informazioni in suo possesso come gestore di telefonia fissa per attuare una vera e propria ‘schedatura’ dei clienti e proporre “offerte mirate di servizi di comunicazione mobile e di servizi integrati fisso-mobile”, nonché per competere nel mercato della telefonia mobile con offerte non replicabili (TIM Famiglia, One Office Solution, Unico).
In merito alle pratiche commerciali disoneste da parte di Telecom Italia, Vodafone ha anche denunciato Telecom all’Antitrust per abuso di posizione dominante e in una lettera inviata a luglio al Garante della Privacy ha stigmatizzato queste azioni come violazione della disciplina di tutela dei dati personali.
L’azione giudiziaria di Vodafone si inserisce comunque in un’ampia battaglia avviata dagli operatori tlc concorrenti di Telecom Italia, tutti in prima fila a chiedere alle Autorità di garantire condizioni paritarie per una sana competizione sul mercato sia fisso che mobile.