Stati Uniti
Un progetto di ricerca per studiare le implicazioni sociali dello sviluppo di internet.
È quanto ha proposto Tim Berners-Lee, uno dei padri fondatori del World Wide Web, che in un’intervista alla BBC si è detto estremamente preoccupato di come la rete potrebbe diventare un veicolo per la diffusione di ‘disinformazione’ e di idee ‘antidemocratiche’.
Internet, di fatto, ha già cambiato il nostro modo di vivere, lavorare, fare acquisti e nuove amicizie, ma questi cambiamenti – sostiene Berners-Lee – non sono che l’inizio di una trasformazione ancor più radicale della società.
“Se non abbiamo l’abilità di comprendere adesso l’evoluzione del web, finiranno per succedere cose molto spiacevoli”, ha dichiarato Berners-Lee, aggiungendo che potrebbero emergere “tendenze antidemocratiche”, mentre la “disinformazione comincerà a diffondersi in Rete”.
Un panorama inquietante, reso ancora più fosco dalla consapevolezza che Berners-Lee sa bene di cosa sta parlando.
Proprio Berners-Lee ha coniato il nome di World Wide Web, ha scritto il primo server httpd e il primo programma client ed è ora presidente World Wide Web Consortium, l’organismo che raggruppa imprese private ed enti governativi per diffondere proposte, specifiche, standard, sigilli di garanzia, oltre che favorire lo sviluppo e la revisione del software per il Web.
E anche lui si è detto preoccupato per il futuro della rete, come pochi giorni fa anche il suo illustre ‘collega’ Vinton Cerf, tanto da credere che la cosa più importante da fare ora sia “studiare queste forze e il modo in cui esse sono influenzate dalla sottostante tecnologia”.
Una simile iniziativa di ricerca – ha insistito Berners-Lee – sarebbe più di una semplice associazione di informatici.
L’idea è quella di riunire ricercatori di diverse discipline per studiare il web come fenomeno tecnologico ma anche sociale, per creare una nuova scienza che porterà a nuovi e più esaltanti risvolti.
“Tutte le discipline sono destinate a convergere. Gente con le più diverse capacità dovranno lavorare insieme per costruire un nuovo web, che sarà molto meglio di quello che conosciamo ora”, ha concluso lo scienziato, sottolineando come molte aziende si lamentino del fatto che non ci sono persone abbastanza preparate da comprendere il medium sia dal lato tecnologico che da quello sociale.