BBF: l’Italia ancora troppo indietro, necessario accelerare e imboccare la strada della convergenza fisso-mobile

di di Giacomo Visco Comandini |

Italia


Adsl

Al Broadband Business Forum di Roma opinionisti, analisti e rappresentanti dei principali operatori tlc si sono confrontati sul futuro della banda larga in Italia e, nella sessione plenaria di chiusura, si è discusso di futuro del broadband, convergenza fisso-mobile, diverse modalità di distribuzione (fissa, mobile, televisiva) rivolte a imprese, cittadini e consumatori.

Non solo i tecnici ma anche i politici sono stati interpellati, esplicando le strategie governative per uno sviluppo tecnologico del Paese, oggi imbavagliato dalla burocrazia e mancante di un centro direzionale strategico.

   

Luigi Vimercati, Sottosegretario alle Comunicazioni, ha sottolineato la volontà di investire fortemente nell’innovazione tecnologica, annunciando iniziative importanti: “Il governo considera cruciali gli investimenti nel campo dell’ICT, che deve essere la trincea dell’innovazione“.

L’Italia ha uno snodo cruciale rispetto alla sfida dell’innovazione, o compete a livello globale o usciamo dal novero dei grandi Paesi industriali“, ha sottolineato Vimercati.

Secondo il Sottosegretario vi è la necessità di creare una vera e propria task force, che colleghi il mondo dell’impresa, le autonomia locali e il Ministero per le Riforme e l’Innovazione nella Pubblica Amministrazione.

Vimercati si sofferma anche sul braccio di ferro istituzionale che riguarda la concessione delle frequenze WiMax: “…è in atto una discussione intensa con il Ministero della Difesa. Vi saranno ritorni importanti, ma non come quelli dei bandi precedenti per l’UMTS. Entro la fine dell’anno speriamo si possa sbloccare il bando”.

    

Altra questione importante, lo sviluppo del digitale terrestre, per il quale il Governo ha stanziato 40 milioni di euro l’anno. L’obiettivo è arrivare concretamente allo switch-off nel 2012 e che il digitale sia utilizzato “non come elemento di battaglia politica, ma come un passaggio sinergico all’innovazione del paese“. Vimercati parla anche della necessità di creare e investire su una Tv gratuita su digitale terrestre, “…oggi solo chi ha risorse culturali ed economiche può accedere al digitale..” e, non secondario, intraprendere un dialogo con la Rai per investire sui contenuti.

  

Nel suo intervento, Maurizio Gasparri di Alleanza Nazionale, come ex Ministro delle Comunicazioni, ha parlato dei risultati del precedente Governo nella TDT. Nel quinquennio 2001-2006 sono avvenuti importanti passi avanti nell’innovazione tecnologica: gli accessi della banda larga sono aumentati del 1500%, c’è stato il lancio del digitale terrestre, è stato promulgato un nuovo Codice di regolamentazione digitale, così come la riforma del sistema radio televisivo.

Gasparri appare critico sulla politica dell’attuale Governo e accusa l’attuale maggioranza di “un’assenza di disegno“. “Tuttavia dobbiamo guardare al futuro – continua l’ex Ministro – bisogna scegliere senza troppe paure. Le infrastrutture e materiali sono importanti e l’Italia deve allinearsi con il resto dei Paesi nella creazione di una Europa digitale“.

  

Tecnici e analisti hanno fornito dati sul mercato della banda larga in Italia, con risultati non proprio incoraggianti.

  

Chris Lewis di OVUM ha delineato lo scenario delle convergenza fisso-mobile: “Oggi la tecnologia mobile è la preferita tra gli utenti telefonici. In Finlandia vi sono 33 milioni di cellulari, 25 in Austria, 20 milioni di persone in Italia hanno due telefonini (…) La parola più importante nello scenario di convergenza è contesto.” Lewis ricorda che il termine convergenza ha un doppia accezione, per il fornitore e il cliente: “…In ogni business organization si crea una tensione tra il CEO, che vuole risparmiare denaro, e i singoli utenti, i quali vogliono aver garantito l’accesso.”

   

Riccardo Zanchi, partner di Net Consulting, espone delle cifre sul mercato dell’ICT in Italia. Nel primo semestre 2006 questi ha subito un rallentamento complessivo con un volume di affari di 31 miliardi e 798 milioni di euro.

Se l’andamento è buono per i servizi a valore aggiunto (Mobile TV), quello del fisso è in difficoltà per via della competizione tra gli operatori, l’abbassamento dei prezzi e il trasferimento a servizi diversi (da fisso si passa a mobile).

La convergenza sarà uno momento di passaggio importante, “…dovrà semplificare le reti, ridurre i costi, supportare le strategie di cambiamento nel loro modo di operare. Deve essere guidata al risparmio, ma creare valore all’azienda (…) dobbiamo trasformare questa penetrazione (quasi 80 milioni di SIM attive in Italia) in un processo di innovazione e cambiamento“.

   

Sandro Frova, Professore Ordinario di Finanza aziendale e di Economia delle Telecomunicazioni alla Bocconi e membro dell’Advisory Board di Key4Biz, ha evidenziato il rapporto intrinseco tra convergenza e concorrenza.: “La convergenza sono tante cose assieme. Sul fronte del consumatore dobbiamo creare e stimolare i bisogni. Tuttavia vi sono elementi di cautela: nel 2006 la voce della telefonia mobile mostra degli scricchiolii evidenti, si parla di flop della TV mobile e sul mercato del fisso, la Tv a banda larga ancora non ha sfondato”.

La convergenza entrerà in un mercato la cui struttura è anomale. “In Italia la quota di mercato dell’incumbent è del 26% superiore alla media delle quote di mercato degli altri Paesi europei. Il nostro operatore dominante è più dominante degli altri. Le quote, nel futuro mercato della convergenza, saranno per il 60% in mano all’operatore dominante, il 20% a Vodafone, il 5% a Wind con il restante 1% agli altri operatori“. Frova richiama la necessità di adottare un sistema di regolamentazione: “Se andiamo in un sistema più concentrato, le regole devono funzionare. Tuttavia non bisogna però dimenticarci della diversità e l’Italia, da un punto di vista concorrenziale, l’Italia è diversa dagli altri Paesi”.

   

Achille De Tommaso, Presidente di ANFoV e COLT Telecom, fa il punto sulla banda larga in Italia: ” In controtendenza con gli altri Paesi in Italia gli allacci alla banda larga sono in maggior parte residenziali. Le aziende non hanno ancora capito la funzione dell’ADSL. La penetrazione è più bassa rispetto al resto dell’Europa con una percentuale del 12,8 rispetto al 16,9 della media europea.” De Tommaso elenca le cause dello stallo: “Lo scenario vede ancora una non efficiente competizione sulla rete fissa, una scarsa diffusione del mezzi informatici – soprattutto per le piccole e media aziende – e un ritardo nelle infrastrutture. Senza queste il servizio non decolla. Gli operatori non vogliono mettere i soldi. Oltre alle macchine, non possono fare anche le autostrade…“.

Suggerisce di riconsiderare gli investimenti nella fibra ottica, creando così una NGN (Next Generation Networking): “Dobbiamo aprire la banda larga ad altri operatori. Se dovessi fare una rete mobile, non la farei con il GSM, UMTS, la farei attraverso Internet e la rete IP mondiale“.

   

Juan Parra, Alliance Manager di Cisco, suggerisce di “…creare un unico ambiente digitale in cui la gente non spenda troppo tempo per chiamarti, e l’utente possa sempre essere accessibile (…) Il mercato sarà guidato da operatori che devono capire al meglio i problemi de consumatore”.

   

Guido Salerno, Direttore generale della Fondazione Bordoni e membro dell’Advisory Board di Key4Biz, riguardo al mancato sviluppo della banda larga, punta il dito sulle passate politiche degli operatori, i quali sono stati legati a una ferrea razionalità economica: “All’epoca una lira investita nella banda larga valeva meno di una lira investita nella telefonia mobile”.

Le infrastrutture in Italia non sono adeguate alla necessaria accessibilità della banda larga: Oggi abbiamo dei doppini corti a causa delle politiche tariffarie che hanno voluto privilegiare le famiglie anziché le aziende”. Tuttavia la liberalizzazione dei servizi ha avuto anche i suoi pregi: “…le tariffe sono scese e vi è stata una diffusione di massa dei nuovi servizi“.

Nello scenario della convergenza si dovrà avere ben chiaro che telefonia mobile sarà surclassata dalla tecnologia IP.

Oggi “nessuno più vuole investire sulla voce” e le aziende più a rischio sono quelle che hanno un business solo in questa direzione.

Sarà la tecnologia che sfrutta il protocollo IP a essere quella dominante sul mercato: “il futuro sarà sempre più VoIP“, conclude Salerno.

   

Andreas Schneider, Vice President di Alcatel Italia, auspica una collaborazione tra il settore privato e la ricerca per “per rigenerare innovazione in Italia“. “Investire” è la parola d’ordine, secondo Schneider : “Dobbiamo costruire le autostrade di oggi e del domani. Oggi siamo nella stessa situazione degli anni ’50, quando abbiamo cominciato a costruire le macchine. Dobbiamo tornare ad una “alfabetizzatone delle infrastrutture. Dobbiamo metterci assieme e investire“.

Schneider punta il dito sull’attuale stato della ricerca tecnologica nel nostro Paese: “Investiamo poco nella ricerca. In Italia la percentuale d’investimento dell’ICT è del 5% contro il 6,5 della media europea. Dobbiamo avvicinarci alla media europea”.

Anche secondo Alcatel vi è la necessità di una cabina di regia, “un luogo di concertazione tra i fornitori e tutti gli operatori“.

Secondo Schneider, il caso Telecom Italia è un buon esempio su quali siano i veri nodi da risolvere in Italia. “Il vero tema non è lo scorporo della rete, ma la capacità di investire sulla rete e portare la banda larga a tutti“.

Il WiMax può essere una risorsa importante per le aziende e lo sviluppo della banda larga: “La banda larga a tutti è possibile. Il WiMax costa meno, tuttavia dobbiamo trovare un accordo europeo”. Guardando anche a cosa succede al di fuori: “In Corea del Sud – un Paese dalla popolazione e un PIL simili ai nostri – l’accesso alla banda larga è estremamente diffuso. Se in Italia ci domandiamo come far arrivare la banda larga a tutta la popolazione, lì si domandano come raggiungere la velocità di 100 mbit per secondo a tutta la popolazione

   

Per Giuseppe Bonacina di BT Italia le nostre aziende dovrebbero avere il coraggio di rivedere le strategie di mercato guardando gli esempi di altri Paesi. Bonacina prende il caso di British Telecom (ora BT Group), incumbent del mercato inglese, la quale da qualche anno ha ripensato le proprie strategie e il modello di business, “decidendo di investire 15 miliardi di euro sulla rete IP“.

Costringere chi ha investito in passato in un contesto più competitivo è un fatto positivo, secondo Bonacina. L’Italia necessità di un modello “non attraverso l’Authority e l’incumbent, ma attraverso una discussione aperta con gli operatori, produttori, consumatori. Abbiamo necessità di definire delle regole e poi di applicarle. Non è una questione di tecnologie“.

Il futuro è Internet: “L’IP è l’obiettivo su cui investire. Il modello aperto è il comune denominatore che per le aziende costituisce una opportunità di sviluppo. Se abbiamo vinto dieci anni fa con la rete mobile, perché non dobbiamo farlo con Internet?”.

   

Stefano Quintarelli di AIIP (Associazione Italiana Internet Provider) aggiunge che nel mercato della convergenza “…il vero driver è ciò che arriva nella mani dell’utente (…) La lotta non sarà tra i diversi operatori, ma tra operatori e produttori di dispositivi elettronici“.

L’arrivo del WiMAX, che in Europa ha già portato all’erario ricavi per 150 milioni euro, agevolerà sia per la diffusione della banda larga che la concorrenza sul mercato, permettendo di abbassare ulteriormente le tariffe della linea fissa.

Anche Quintarelli sottolinea una riforma delle regole, per non perdere il divario con il resto dell’Europa: “Oggi l’Agcom è sottoposta a notevoli pressioni, a un problema di risorse e una scarsa incisività nell’applicare le sanzioni. Non dimentichiamoci delle regole, il contesto può cambiare nei prossimi cinque anni. La next generation network può trasformarsi in un next generation gap“.

  

Layla Pavone, Presidente Europeo dell’Interactive Advertising Boureau, comunica i dati del traffico pubblicitario sulla Rete, che solo ora inizia a richiamare gli investitori: “In Italia dobbiamo ricordare ai pubblicitari che esistono 20 milioni di consumatori online. Secondo un sondaggio del Sole24 la TV generalista ha perso 1 milione e mezzo di spettatori. È in atto una migrazione, uno scollamento tra gli habitus dei consumatori italiani”.

   

Anche Paolo Zocchi, consigliere per l’innovazione tecnologica del Ministro degli Affari regionali, Linda Lanzillotta, è concorde con la creazione di una cabina di regia, tra l’altro prevista dal Codice di amministrazione digitale varato lo scorso settembre.

Il suo compito sarà di “…garantire che l’innovazione avvenga all’interno di un framework nazionale e precostituito. La necessità di una struttura centrale ci è richiesta dalle stesse autonomie, è un dovere che dobbiamo perseguire. Dobbiamo tenere il passo del cambiamento sociale. In Europa siamo i primi della creazione di prodotti innovativi ma siamo gli ultimi nella utilizzazione di queste innovazioni”. La cabina di regia dovrà fornire al Paese: “infrastrutture, a cominciare dalla carta d’identità elettronica, e contenuti, quali l’eGovernment, l’infomobilità e l’infomedicina“.

 

La sessione plenaria di chiusura è stata moderata da Raffaele Barberio, direttore di Key4Biz.

 

 

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