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IGF: il futuro di internet? È limitato solo dalla nostra immaginazione. Parola di Vinton Cerf

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In occasione del primo meeting dell’Internet Governance Forum, che si chiuderà oggi ad Atene, ci sembra d’obbligo riportare alcune delle considerazioni di Vinton Cerf, uno dei ‘padri fondatori’ del web assieme a Robert Kahn, nonché presidente dell’Icann e, da settembre 2005, Chief Internet Evangelist di Google, sulle diverse questioni d’attualità e sul futuro di quella che si può considerare anche una sua ‘creatura’.

 

“Quando io e Bob Kahn lavoravamo al progetto di Internet, non avrei mai pensato di ritrovarmi – a 30 anni di distanza – davanti a una così vasta platea a discutere della sua governance”, ha esordito Cerf.

 

30 anni durante i quali di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, e internet è diventato un’infrastruttura globale di enorme valore, grazie alla sua abilità di assorbire nuove tecnologie e supportare una grande varietà di applicazioni.

 

Questo inimmaginabile sviluppo della Rete è frutto – secondo Cerf – “di specifiche tecniche semplici, chiare e ben definite, nonché dell’apertura e dell’accessibilità di tutti i diversi strati della sua architettura”, ma anche della diretta conseguenza del lavoro volontario di collaborazione di milioni di persone: utenti, service provider, sviluppatori di standard, programmatori di software, vendor di sistemi operativi, host e molti altri.

 

L’avvento del World Wide Web ha “infiammato la nostra immaginazione e dato fondamento concreto alla possibilità che tutto il sapere del mondo possa un giorno essere accessibile a ogni persona sul pianeta” con un semplice click.

Il WSIS di Tunisi, tuttavia, ha anche dimostrato che c’è ancora una lunga strada da percorrere prima che questo sogno si trasformi in realtà.

 

Grandi fette della popolazione mondiale, infatti, sono ancora tagliate fuori dalla rivoluzione digitale, mentre ci sono molte persone che abusano di questo straordinario mezzo di comunicazione, così come è avvenuto in passato con altri media. E così sono nate le frodi online, lo spam, la pirateria digitale e tutta una serie di altri comportamenti illeciti strettamente connessi all’uso massiccio dei contenuti e dei servizi online.

 

“Internet è un sistema globale progettato per permettere a chiunque di interagire con gli altri e molti dei problemi a esso connessi, pur essendo di portata mondiale, devono essere risolti a livello locale e nazionale, oltre che internazionale e richiedono sforzi legali, politici e tecnici”, ha spiegato Cerf, sottolineando che l’IGF non è che l’ultimo progetto nato per tentare di risolvere i molti problemi che affliggono la Rete.

Esistono infatti diversi altri organismi che tentano di coordinare sia gli sforzi di natura tecnica – come l’Internet Architecture Board, l’Internet Engineering Task Force, il World Wide Web Consortium, l’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, e l’International Telecommunication Union – che le implicazioni di natura pratica e culturale – Internet Society, World Intellectual Property Organization, United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, tra le altre.

 

Nonostante i diversi problemi che fanno da corollario, internet si può però ben definire “come la più grande collezione di informazioni storiche e di attualità mai esistita”, nonché un catalizzatore del commercio globale, una fonte innovativa di educazione e intrattenimento, un potente condotto per le attività collaborative di imprese e governi.

 

Creare un framework legale e tecnico che migliori l’efficacia di queste capacità nello scenario globale non potrà dunque che migliorare ulteriormente il valore degli investimenti già fatti e di quelli futuri.

 

Bisogna però creare anche le basi non solo per gestire quest’oceano di informazioni, ma anche per fare in modo che tutte le informazioni che accumuliamo oggi potranno essere utilizzate non semplicemente tra un decennio, ma anche tra un secolo o addirittura un millennio.

 

Occorre dunque “preservare l’accesso ai software applicativi, ai sistemi operativi e forse anche all’hardware, in modo da mantenere la capacità di poter usare in modo efficace i nostri archivi digitali”.

 

E qui Cerf tocca uno dei temi forse più importanti del suo discorso: la necessità di preservare l’interoperabilità globale di internet pur sforzandosi di renderlo comprensivo di tutte le espressioni linguistiche del mondo.

 

“C’è un forte interesse nella comunità internet ad avere la possibilità di registrare domini scritti nei caratteri utilizzati nelle diverse lingue, ma questo comporta una enorme sfida”, ha spiegato Cerf, esprimendo un giudizio di sicura valenza tecnica, di tutt’altro tenore rispetto a quello del Commissario Ue Viviane Reding, secondo cui se non si consentirà a un cinese di utilizzare gli ideogrammi o a un arabo di usare il proprio alfabeto si corre il rischio “di una futura frammentazione di internet”. 

 

“Uno degli aspetti più importanti di internet – ha spiegato Cerf – è la possibilità, per ogni utente, di avere riferimenti inequivocabili per ogni nome di dominio registrato”.

Questa caratteristica è stata realizzata in parte restringendo la possibilità di esprimere i nomi di dominio con i caratteri latini dalla A alla Z, i numeri a 0 a 9 i punti e i trattini.

 

“E’ comprensibile che questo non sia sufficiente per gli utenti la cui lingua nativa utilizza caratteri diversi. Allo stesso tempo, però, è vitale preservare l’abilità  globale di usare tutti i nomi di dominio, soprattutto dal momento che il sistema Unicode supporta nuovi linguaggi attraverso l’aggiunta dei caratteri necessari per esprimerli”, ha spiegato Cerf.

 

Il fatto è che – nonostante sia difficile comprenderlo – i nomi di dominio non sono “espressione del linguaggio naturale, ma semplici identificatori”. Ed è per fare in modo che i nomi registrati oggi continuino a funzionare anche in futuro che essi devono restare unici, a prescindere da quali nuovi caratteri siano aggiunti al sistema Unicode per supportare l’espressione di altre lingue scritte.

 

L’attuale sistema, in sostanza, è essenziale per “assicurare la stabilità e l’interoperabilità globale” ed è per questo che solo una piccola e selezionata porzione di caratteri è utilizzabile nei nomi di dominio.

 

L’Icann, riconoscendo le motivazioni di chi propone i cambiamenti nel sistema IDN, sta già conducendo dei test per valutare la risposta dei root server all’internazionalizzazione dei top level domain.

Ma gli studiosi sanno già che “l’aggiunta di IDNs a tutti i livelli del sistema dei nomi di dominio potrebbe compromettere ogni applicazione che utilizza i nomi di dominio”.

 

Un passo falso nelle specifiche, ha aggiunto Cerf, “potrebbe facilmente e permanentemente frantumare internet in componenti non  interoperabili”.

 

Oltre alle difficoltà tecniche ci sono diversi altri aspetti che Cerf considera prioritari in vista di una vera democratizzazione del sapere attraverso internet.

 

“Ci sono persone nel mondo che non hanno un linguaggio scritto o che non sanno leggere né scrivere, eppure hanno uguale bisogno di accedere alle informazioni. Ci piacerebbe poter preservare in rete le loro conoscenze”, obiettivo realizzabile solo se si riusciranno a catturare e indicizzare anche tutti i contenuti orali, per renderli disponibili a chiunque sia interessato a conoscerli.

 

Nonostante i suoi 30 anni, insomma, internet è un medium ancora tutto da scoprire, con un enorme potenziale limitato soltanto “dalla nostra immaginazione, dalla nostra capacità di sviluppare gli strumenti necessari per trasformare le idee in realtà”.

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