Italia
Sono state sostanzialmente confermate dal cda – il primo svoltosi sotto la presidenza di Guido Rossi – le strategie di riorganizzazione di Telecom Italia già deliberate lo scorso 11 settembre.
L’incumbent italiano proseguirà sulla strada della convergenza fra telecomunicazioni fisse, mobili, Internet a banda larga e contenuti media, rinunciando dunque alla contestatissima ipotesi di cedere Tim, per la quale si procederà probabilmente – secondo alcune indiscrezioni – alla costituzione di una nuova società per le attività commerciali, controllata al 100% da Telecom Italia.
L’integrazione fisso-mobile, ha ricordato la società, già nel 2005 e nel primo semestre 2006 ha portato a una riduzione dei costi pari a oltre 1 miliardo di euro. Un risparmio che potrà essere ottimizzato grazie al pianificato rinnovamento delle reti verso la prossima generazione, un progetto in cui il gruppo pensa di investire dagli 8 ai 9 miliardi di euro nei prossimi dieci anni.
Il passaggio alle reti ‘next generation’, già avviato da altri incumbent europei come BT Group, consentirà anche a Telecom di trasmettere programmi televisivi ad alta definizione, film, musica, video, e di fornire servizi ICT alle imprese e servizi di pubblica utilità (telemedicina, infomobilità, ecc.).
Per realizzare la rete di prossima generazione, il gruppo dovrà tuttavia procedere allo scorporo della rete fissa che permetterà sia di garantire parità di accesso e trasparenza come richiesto dall’Agcom, sia di accelerare la realizzazione del nuovo network, in grado di veicolare al meglio i nuovi contenuti multimediali e di cogliere, “in pieno accordo con l’Autorità delle Comunicazioni, tutte le opportunità offerte dal mercato”.
Se però il mercato ha ben accolto la conferma degli obiettivi strategici del gruppo, in attesa di conferme dalla presentazione dei dati finanziari, l’amministratore delegato di Vodafone Italia, Pietro Guindani, ha avanzato diverse obiezioni, chiedendo con forza un tavolo di confronto che coinvolga l’intera industria italiana delle tlc.
La convergenza deve avvenire secondo le regole e nel rispetto della concorrenza e dei consumatori, ha spiegato Guindani, che ha sottolineato come Telecom mantenga ancora il controllo del 78% del mercato e non debba “sfruttare la propria posizione per rafforzarsi nel mercato competitivo del mobile e nel nascente mercato dei servizi integrati fisso mobile”.
Anche il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò, ha spiegato Guindani, “ha riconosciuto la telefonia mobile come un mercato competitivo” e il piano di riorganizzazione di Telecom potrebbe mettere a rischio l’equilibrio faticosamente raggiunto dai player del settore, “a danno di tutti gli altri concorrenti che operano nel mercato del mobile e del fisso”.
Per Guindani diventa quindi essenziale “che la divisione commerciale fissa sia separata funzionalmente o societariamente dalla divisione commerciale mobile” e che lo scorporo della rete comprenda anche quella di prossima generazione di modo che anche i concorrenti possano replicare i servizi offerti dall’operatore dominante.
Se ciò non avvenisse – ha concluso Guindani – invece che andare avanti verso una nuova generazione delle comunicazioni, si farà “un passo indietro rispetto alle regole attuali”.
La Borsa ha premiato ieri le decisioni del cda: il titolo del gruppo, accelerando sul finale di seduta dopo il comunicato sull’esito del board, ha guadagnato il 2,25% a 2,32 euro, mentre stamani Telecom ha aperto la seduta in rialzo dello 0,43% a 2,33 euro.
Gli analisti di Cheuvreux, intanto, si sono mantenuti prudenti, confermando il rating ‘underperform’ e fissando il target price a 2,40 euro, pur ritenendo che la “potenziale decisione di non vendere più Tim Brazil e Tim costituisca una notizia molto positiva per Telecom”.