Italia
Il Broadband Business Forum 2006, punto di incontro per il settore della comunicazione broadband e wireless, svoltosi a Roma il 25 e il 26 ottobre, è stato occasione per fare il punto sullo stato dell’arte e le strategie future del mercato della banda larga.
Al centro dell’evento, a cui hanno partecipato i professionisti appartenenti ai più alti livelli della catena decisionale nei settori pubblico e privato, il dibattito sul WiMax (Worldwide Interoperability for Microwave Access) e sui progetti cittadini basati sulla tecnologia wireless.
Analisti del settore e aziende hanno detto la loro sullo stato delle regolamentazioni e sulla liberalizzazione delle frequenze, ad oggi utilizzate dal Ministero della Difesa.
Dario Di Zenobio, Responsabile Area Radio Comunicazioni della Fondazione Ugo Bordoni pone i suoi interrogativi sulla disponibilità del Ministero a concedere le frequenze: “Non nascondo che sicuramente ci preme sapere quando potremo avere queste frequenze. Abbiamo dato tutti gli input necessari al ministero della Difesa che ha risposto in via ufficiosa con cifre, circolate sui giornali, su centinaia di milioni di euro per la cessione della banda a 3, 436 Ghz. Noi abbiamo lanciato l’ipotesi di condivisione della banda, di una utilizzazione congiunta dei ministeri delle Comunicazioni e della Difesa. È una possibilità. Questa potrebbe essere la via più veloce per risultati immediati. Dobbiamo tenere conto dei feedback dei bandi di gara effettuati negli altri paesi. Quando qualcosa si farà in Italia, dovremo godere dell’esperienza maturata in questi paesi”.
Per Elis Bontempelli, amministratore delegato della P & B Tic Advisors, il problema che più ostacola il decollo del WiMax in Italia, è la mancanza di investitori, di un venture capital: “Il mercato esiste e la sua finestra si stringe man mano che ritardiamo. Non dobbiamo pensare solo alle famiglie che non sono coperte dalla banda larga, ma anche agli oltre 10 milioni di abitanti delle aree suburbane, in cui la banda larga è poco accessibile. I futuri investitori si muoveranno secondo due coordinate. La redditività del business e chiarezza sulla assegnazione delle frequenze“.
Giammauro Calafiore di Senza Fili Consulting continua: “C’è un riconoscimento degli investitori del mercato del WiMax. Il costo di questa tecnologia è inferiore, permette a figure più piccole di inserirsi sul mercato. Tuttavia vi sono delle titubanze fino a quando non si chiarirà la posizione del governo.”
Qual è la posizione delle aziende produttrici di wireless sul ritardo dell’Italia e sulla redditività della tecnologia?
Per Andrea Roglio, Sales Manager di SELEX Communications bisogna accelerare la commercializzazione del WiMax perchè “alle aziende costruttrici questo ritardo costa molto. La tecnologia è matura. Speriamo che la banda sia assegnata indipendentemente dalla tecnologia (fissa, nomadica, o mobile) lasciando agli operatori la scelta sulla quale investire.
Roglio inserisce il WiMax all’interno delle reti integrate a banda larga, dove “…il fulcro diventa l’utente. Rappresenta lo stato dell’arte, in termini di distanza, ha una integrazione nativa in IP, enfasi sulla sicurezza, tecnologia standardizzata, integrazioni con altre reti. I risultati delle sperimentazioni sono n linea con le aspettative sullo standard. Soprattutto risolve il problema dell’ultimo miglio, oggi in mano all’operatore dominante.
Al centro del dibattito anche l’effettiva efficacia del WiMax come servizio fisso, nomadico o mobile
Per Guido Salerno, direttore della Fondazione Bordoni e membro dell’Advisory Board di Key4biz, lo sviluppo del WiMax permette di avere un approccio innovativo al mercato: “WiMax è una tecnologia potente. La qualità del servizio è cosa ben diversa dal wi-fi. Tuttavia, WiMax lavora su una banda che poco si presta alla mobilità. Ha un difficile accesso indoor. Ricordo che nel mondo della telefonia mobile il 75% del traffico viene generato da dentro casa, ma sono in molti oggi quelli che decidono di staccare il telefono fisso”.
In futuro, continua Salerno, “il modello sarà quello della nomadicità su larga banda… Le reti di nuova generazioni saranno agnostiche rispetto al tipo di accesso, se fisso o mobile , con un accesso a larga banda sempre più radio”.
Si deve, insomma, conclude Salerno, “cercare di capire quale sia il modello migliore. Probabilmente dovremo abbandonare l’idea di avere una copertura radiomobile in continuità”.
Per Andrea Calcagno, amministratore delegato di WiTech, “Lo Stato deve regolamentare la banda, ma non scegliere la tecnologia. Il mercato BWA può giocare un ruolo importante nel futuro.. Il WiMax a 3,5 Ghz è una realtà di campo. A Seul i primi trial commerciali. È buono per uno scenario fixtel, non in mobilità. Lo scenario tecnologico va contro gli investimenti indirizzati verso il mobile. Dobbiamo pensare anche al costo del nolo di un sito, al costo delle infrastrutture”.
Calcagno fornisce alcuni dati inerenti al mercato broadband europeo: “L’Italia è al quarto posto per volume di traffico. La tecnologia dominante è la tecnologia ADSL, dove la posizione dell’incumbent è non permette all’operatore alternativo di innestarsi e di essere autonomo sulla rete di accesso. La possibilità di accesso per l’operatore sono le other technologies, grazie al decreto sulle liberalizzazioni del 4 ottobre 2005
Secondo Ugo de Fusco, amministratore unico di Ibax, l’avvento del WiMax permetterà la creazione di “Microreti di piccoli operatori, i quali operano in aree locali, mirando a servire milioni di cittadini, non solo 6.000 municipi”, mentre per Francesco Porri, CEO di Nettare, si dichiara sostenitore del WiMax, piattaforma capace di mettere fine al digital divide che affligge il nostro Paese. Il progetto “Municipal Wireless” di Nettare, ha spiegato Porro, ha permesso di effettuare una copertura iper lan delle aree del digital divide della toscana, “non andando a gravare sul bilancio del comune, in cui 10.000 euro possono essere l’ICI di un’intera comunità”.
Nicola Pergola, Business Development Public Sector di IBM, considera il wireless assolutamente “business critical” per la sua compagnia, la quale ha partecipato ad un progetto sulla gestione intelligente del traffico nella città di Stoccolma.
Anche l’utilizzo del wireless in un contesto cittadino è stato al centro della prima giornata del BBF, nella quale si è discusso del caso di Roma Wireless, il più importante esperimento italiano di cablatura wi fi del territorio urbano.
Gianni Celata, Presidente di Roma Wireless dichiara che “ad oggi sono 4 i parchi cittadini ai quali è possibile connettersi wi-fi. Da sei mesi è iniziato il posizionamento di hot spot dell’ansa barocca di Roma, in modo da coprire non tutto il territorio, ma le principale aree di nomadismo, quindi le piazze, i principali luoghi di aggregazioni”, mentre il Ceo Carlo Gagliardi, sottolinea la non concorrenzialità del servizio con gli altri soggetti.
“Roma Wireless – ha dichiarato – non si pone come operatore alternativo, ma in complementarità rispetto agli operatori mobili e di rete fissa”.
Alessandro Giari, Presidente dell’Associazioni Nazionale Parchi Tecnologici Italiani, pone l’accento sui problemi legati agli investimenti privati nella ricerca tecnologica: “La componente di spesa privata per la ricerca non emerge. Investire nella ricerca vuol dire investire nella competitività. In Italia il 76% della spesa è compiuto da aziende con più di 500 abitanti. Questo fa sì che ci sia una miriade di piccole imprese che devono essere coagulate. Oggi vi sono centinaia di soggetti in competizione tra loro, senza logiche sulla domanda del mercato”.
Mariella Gramaglia, Assessore alle Politiche per la semplificazione, la comunicazione pari opportunità, elenca lo spirito del progetto di Roma Wireless, che è quello di “veicolare un messaggio di legame fra l’innovazione tecnologica, il piacere di godere del tempo libero, il rispetto dell’ambiente, il gusto del verde“, mentre Marcella Bondoni, Assessore alla cultura della Provincia di Rimini, ha annunciato che è in atto un sistema di cablatura della banda larga in quasi la totalità dei comuni della provincia.
Al centro del confronto anche l’originale esperienza di FON, una società che distribuisce gratuitamente al cliente un router con due segnali Wi-Fi: uno protetto per la connessione personale da casa, l’altro diretto verso l’esterno, al quale si può allacciare un qualsiasi cliente esterno, sempre che sia socio della compagnia. Questo trasforma gli utenti in “nomadi della connessione“, come li ha definiti Stefano Vitta, Responsabile Community Italia di Fon.