Italia
“La Rai non è bottino di guerra“. Questa la convinzione di Mario Landolfi, presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza, intervistato stamani da Radio Radicale.
“Vedo oggi tante tentazioni, espresse da forze di maggioranza, di mettere le mani sul servizio pubblico“, ha commentato Landolfi, aggiungendo “…è una tradizione a cui bisogna dire basta, ho più volte auspicato che la Rai non sia bottino di guerra e che ci sia un servizio pubblico degno di questo nome”.
Il presidente della Vigilanza ha poi tenuto a sottolineare: “Quando abbiamo governato noi, non abbiamo assolutamente occupato le Tv. Basti pensare che anche per quel che riguarda le reti Mediaset, se si fa eccezione per il Tg4 che è come un giornale di partito, non credo si possa parlare di assenza di pluralismo”.
Landolfi è intervenuto anche in merito all’ipotesi, sostenuto da diversi osservatori, che la riforma radioTv Gentiloni favorisca la Pay TV Sky Italia a danno di Mediaset. “Non lo so – ha detto in proposito – non posso dare una risposta netta, ma non mi stupirebbe. Questo è un governo che dal suo esordio ha dimostrato di non avere alcun rispetto per le imprese, ha bloccato l’accordo Autostrade-Abertis, ha cercato di mettere le mani su Telecom Italia, adesso si passa alle tlc attraverso il testo Gentiloni che punisce Mediaset e Rai, è un governo che non fa mistero di voler ridurre all’obbedienza le Imprese. Che ci sia una sorta di Risiko, un gioco di potere mi sembra di tutta evidenza. Che questo scontro di potere non trovi tutti concordi all’interno della maggioranza mi sembra altrettanto opportuno sottolinearlo”.
In ogni caso, ribadisce l’ex Ministro delle Comunicazioni, “La proposta di riforma presentata dal Ministro Gentiloni va contro Mediaset e Rai, guarda soprattutto al passato, non tiene conto della trasformazione tecnologica che sta rivoluzionando l’assetto dei media“. Per Landolfi, “…Immaginare soluzioni legislative che non tengano conto di questo dato significa chiudere tutti e due gli occhi su un processo in atto che sta trasformando anche il nostro stile di vita. Siamo in presenza di un testo mosso da un intento punitivo che tocca non solo Mediaset ma anche la Rai”.
Riguardo alla possibilità di privatizzare Rai1, avanzata nei giorni scorsi dal leader dell’UDC, Pier Ferdinando Casini, interviene invece il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, che torna a evidenziare: “…Mi sembra un po’ tardi per accogliere una proposta che arriva da persone che hanno governato negli ultimi 5 anni. Sembrano aver trovato l’uovo di Colombo”.
E spiega: “Di solito, questa proposta fa riferimento al modello francese. Lì ci fu un esperimento interessante, ma non c’era situazione di duopolio. Rinunciare alla principale rete pubblica, in sistema di duopolio come il nostro, sarebbe squilibrare tutto il sistema a favore delle reti Mediaset e di quelle commerciali. Io credo invece – precisa il Ministro – che la strada più adeguata sia bilanciare il duopolio”.
“Sposo l’impostazione che vuole il disarmo parziale dei due poli – prosegue Gentiloni – anche perché il nostro sistema è quello in cui nelle mani dei due maggiori operatori c’è il più alto tasso di concentrazione: l’85% degli ascolti, il 90% delle frequenze e il 95% della pubblicità”. Una concentrazione media del 90%, dunque, mentre negli altri Paesi “è di circa il 50%”. Dunque, aprire il mercato ma “non come riduzione dell’offerta televisiva, ma proiettando questa idea nel futuro, e quindi attraverso l’apertura ad altri protagonisti. Non riducendo, dunque, ma aumentando l’offerta“.
Gentiloni sottolinea di non condividere l’ipotesi di aprire il mercato “privatizzando“. Anche perché, spiega, “saremmo l’unico Paese europeo a rinunciare a una Tv pubblica”.
Intanto dal Ministro del Lavoro, Cesare Damiano, arriva la richiesta, inoltrata proprio al Ministro Gentiloni, di un canale Tv lavoro, che si occupi dei temi del lavoro.
“Un canale digitale o uno dei nuovi canali che la Rai sta sperimentando in ambito dei contratti di servizio“, è quello che chiede Damiano, ritenendo che “per quanto riguarda la comunicazione, quello del lavoro è uno dei tanti temi passati sotto silenzio nel corso degli anni. Se riprenderà forza e vigore – ha detto il Ministro – un’azione politica e sociale a sostengo del lavoro anche di fonte a questi profondi cambiamenti, non sempre positivi, intervenuti negli ultimi anni, ciò aiuterà l’informazione ad occuparsi maggiormente di questi temi”.
“Ricordo le grandi inchieste degli Anni ’70 – ha aggiunto Damiano – sui temi del lavoro, sulla nocività in fabbrica, sull’inquinamento ambientale, che hanno visto l’informazione della carta stampata e della televisione protagoniste. Spero – ha concluso – che ritorni quella stagione!”.
Si trova d’accordo con questa richiesta il portavoce di Articolo21, Giuseppe Giulietti, che commenta: “Ci sembra assolutamente condivisibile la proposta di un nuovo canale, magari digitale, dedicato interamente al tema del lavoro”.
“Definire anche in sede di contratto di servizio un canale tematico che approfondisca tutte le implicazioni legate alle questioni del lavoro e della ricerca è una proposta quanto mai opportuna. Chi si lamenta di una Tv volgare e banale – conclude Giulietti – dovrebbe appoggiare qualsiasi iniziativa tesa a riportare nei palinsesti le grandi questioni nazionali e internazionali che appassionano milioni di persone”.