Telefonini: nuova iniziativa degli operatori per ridurre l’impatto ambientale

di Alessandra Talarico |

Europa


Cellulari

Ridurre la presenza di sostanze altamente tossiche all’interno di oggetti di largo consumo come televisori, elettrodomestici, computer e telefonini, è una questione che coinvolge sempre più i costruttori mondiali di prodotti elettronici.

 

Molte sostanze chimiche contenute nei prodotti d’uso quotidiano sono infatti comuni inquinanti ambientali e il loro impatto viene registrato anche in piccole concentrazioni (alcuni sono noti come perturbatori del sistema ormonale). La loro eliminazione dai prodotti elettronici di largo consumo è quindi quanto mai urgente, vista la loro capacità di viaggiare a notevole distanza e permanere nell’ambiente.

 

Nonostante i cellulari siano sostituiti con molta frequenza – secondo le ultime ricerche, più di un europeo su quattro (27%) sostituisce il telefonino ogni anno – il corretto smaltimento di questi apparecchi è un’abitudine che fatica a prendere piede non solo a causa dei tempi necessari per organizzare le filiere di riciclaggio, ma anche della titubanza dei consumatori a disfarsi dei loro vecchi apparecchi.

 

Per cercare di porre rimedio a questa situazione, diversi produttori, operatori, fornitori, riciclatori, consumatori ed enti ambientali, si sono uniti per “migliorare la performance ambientale dei cellulari” e tentare di coinvolgere maggiormente i consumatori nelle attività di recupero e riciclo.

 

Il gruppo è stato creato nell’ambito di un progetto pilota della Commissione Europea, che è sempre più impegnata sul fronte della protezione ambientale e vuole rendersi conto in che modo le diverse industrie possono collaborare con le altre parti interessate per ridurre l’impatto ambientale dei loro prodotti.

 

Il gruppo include – oltre a Nokia che ha presentato il progetto alla Commissione – anche Panasonic Mobile Communications, Orange, Vodafone, TeliaSonera, Intel, Epson, Spansion e Umicore, nonché alcuni esperti ambientali del WWF, dell’Istituto per l’Ambiente finlandese, del Ministero dell’Ambiente inglese, Alimentazione e Affari Rurali, e dell’Organizzazione europea dei Consumatori (BEUC).

 

Le iniziative intraprese dal nutrito gruppo mirano a diminuire il consumo di energia, eliminare l’uso di alcuni materiali nocivi, aumentare la quantità di telefoni recuperati attraverso programmi di restituzione e riciclo e fornire ai consumatori più informazioni di carattere ambientale sui prodotti.

 

Nello specifico, per ridurre il consumo energetico, i produttori hanno deciso di dotare i telefonini di un allarme che ricordi all’utente di staccare il caricabatteria a ricarica terminata.

Nokia – che conta di farlo già dalla metà del prossimo anno – ha stimato che se anche solo il 10% degli utenti staccasse il caricabatterie dopo l’uso, si potrebbe risparmiare in un anno una quantità di energia sufficiente per alimentare 60.000 case europee.

 

Accordo anche sulla riduzione dei materiali nocivi impiegati nella produzione dei telefonini, come i ritardanti di fiamma e gli ftalati, e sulla collaborazione tra i produttori e le altre parti per aumentare il numero di apparecchi riciclati.

A questo scopo, verranno esaminate le diverse iniziative già in corso per stabilire la migliore e verranno proposti diversi piani d’incentivazione per comprendere quali possono essere condivisi dall’intera industria.

 

I consumatori, infine, riceveranno più informazioni sull’impatto ambientale dei telefonini per poter acquistare il proprio cellulare in maniera consapevole.

 

Molti infatti ignorano la tossicità dei prodotti contenuti nel telefonino e soprattutto non sanno che se questi apparecchi non vengono smaltiti o riciclati correttamente si diffondono nell’ambiente con grave danno per la salute dell’uomo e dell’ecosistema.

 

Nella Ue i rifiuti elettronici sono la categoria di rifiuti che aumenta con più rapidità, facendo registrare un tasso del 3-5% all’anno, tre volte superiore ai rifiuti normali. Ogni cittadino dell’Unione produce tra 17 e 20 kg di questi rifiuti all’anno. Il 90% circa è ancora interrato, incenerito o ritirato senza pretrattamento, mentre secondo l’ONU – impegnata con i player del settore in un progetto volto a sensibilizzare gli utenti sul tema del riciclaggio dei rifiuti elettronici – un numero sempre maggiore di dispositivi dimessi viene camuffato da spazzatura ordinaria, per consentire l’estrazione dei metalli rari e delle componenti più costose. Le parti restanti (quelle pericolose) vengono spesso abbandonate illecitamente.

 

Per questo, ha dichiarato Charlotte Grezo – Vodafone Director for Corporate Responsibility – “È importante che l’industria della telefonia mobile continui a offrire ai consumatori la possibilità di restituire i telefoni cellulari in disuso. Il coinvolgimento dei clienti è fondamentale per il successo di questa iniziativa e noi intendiamo introdurre incentivi innovativi per recuperare risorse e contenere al minimo l’impatto ambientale.”

 

Ricordiamo che dal 1° luglio di quest’anno, in base alla direttiva Ue 2002/95/CE, è compito dei governi provvedere affinché le apparecchiature elettriche ed elettroniche nuove immesse sul mercato non contengano piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente, bifenili polibromurati (PBB) o etere di difenile polibromurato (PBDE).

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