Italia
Intercettazioni e privacy, binomio scottante che in questo periodo accende il dibattito italiano e non solo. Caso HP, Telecom Italia, pongono interrogativi di una cerca importanza? Qual è il limite da rispettare? Dove comincia la sfera della cosiddetta privacy?
E mentre Luciano Violante, presidente della Commissione Affari Costituzionali, chiede chiarimenti al Governo sul caso delle intercettazioni Telecom, dall’opposizione il portavoce di An, Andrea Ronchi, si dice favorevole a una Commissione di inchiesta sulla vicenda intercettazioni e che si metta mano al più presto a una legge “il più possibile condivisa” che regoli la materia.
“E’ una delle pagine più brutte e oscure della storia politica – ha commentato Ronchi parlando con i giornalisti alla Camera – bisogna fare chiarezza ed è necessario che si riscriva il capitolo intercettazioni al più presto, mettendo a punto un testo il più possibile condiviso”.
La questione delle intercettazioni è molto più ampia e apre a un confronto generale su una materia spinosa. I mezzi di comunicazione, le nuove tecnologie, consentono di poter spiare la vita della gente. E’ giusto chiedere il rispetto di alcune regole e soprattutto che la privacy non venga violata.
Il Garante per la protezione dei darti personali in una nota ha sottolineato che “…dall’inchiesta della magistratura milanese sta emergendo che migliaia e migliaia di cittadini sono stati controllati e spiati illegalmente. In questi fatti trova purtroppo conferma l’allarme più volte lanciato dal Garante in questi mesi”.
In questo senso, l’Autorità “…sente il dovere di richiamare subito e con forza tutti coloro che possono venire a conoscenza di queste informazioni personali al rigoroso rispetto dei diritti e delle libertà di cittadini che in questa vicenda sono innanzitutto vittime di reati gravissimi”.
“Chiediamo – scrive ancora il Garante – ai mezzi di informazione, cui spetta il diritto-dovere di informare l’opinione pubblica di tener nel dovuto conto che ci si trova di fronte a episodi che, oltre ad avere ricadute sulla vita del Paese, coinvolgono i cittadini che devono essere protetti da ogni esposizione mediatica della loro sfera privata”.
Il Garante ha più volte indicato, da ultimo lo scorso 21 giugno, le prescrizioni vincolanti per tutti i mezzi di informazione nei casi in cui notizie e documenti possono, secondo la legislazione vigente, essere legalmente conosciuti anche da soggetti estranei al processo. In quell’occasione sono stati ribaditi i principi dell’essenzialità dell’informazione, dell’interesse pubblico di conoscere i fatti, il dovere di rispettare sempre la dignità e la sfera sessuale delle persone, l’obbligo di prestare la dovuta attenzione ai minori e alle famiglie incolpevolmente coinvolte.
Nel ricordare che la violazione di questi principi è illecita, il Garante sottolinea “…il fatto che nelle indagini penali in corso possono essere presenti anche delicati atti, documenti e informazioni acquisiti ai danni di numerose persone che hanno subito una gravissima violazione del loro diritto alla riservatezza. Il contenuto di questi atti e documenti, coperto dal segreto istruttorio, non può in alcun modo essere diffuso dai mezzi di informazione”.
In conclusione, il Garante tiene a precisare che “…non mancherà di vigilare attentamente sul rispetto di questi principi e di queste regole, e di continuare nell’azione già intrapresa da mesi per mettere in sicurezza le reti di telecomunicazione. In questa attività ci muove la convinzione non solo di compiere il nostro dovere ma anche di dare un contributo fondamentale alla difesa della libertà di stampa e della stessa civiltà democratica nel nostro Paese”.
Sul tema è intervenuto anche l’ex presidente dell’Autorità per la privacy, Stefano Rodotà, che ha ricordato: “In tempi recenti l’Autorità garante è intervenuta, mettendo in evidenza i difetti di sicurezza di Telecom“.
“In passato, e parlo in prima persona perché allora ero presidente dell’Autorità garante, sono stati ripetutamente denunciati gli aumenti ingiustificati di queste raccolte di informazioni. La reazione politica e del mondo dell’informazione è stata molto spesso: ‘l’allarme del Garante’, come a dire ‘insomma questo Garante esagera’. Oggi – ha proseguito Rodotà – ci si rende conto che l’allarme era serio e indicava il fatto che si stava superando una soglia che faceva crescere la vulnerabilità sociale”.
“Il Garante – ha osservato Rodotà – ha poteri adeguati ma è soggetto alle leggi. Quindi se il parlamento stabilisce l’istituzione di nuove banche dati senza decidere le modalità di sicurezza e se prevede tempi di conservazione dei dati sproporzionati, beh il garante è soggetto alle leggi. Se non c’è sensibilità adeguata è difficile che una singola istituzione possa frenare una deriva così violenta e pericolosa”.