Italia
Si discute ancora in Commissione Affari Costituzionali della Camera di conflitto di interessi e del ruolo di una nuova Authority creata ad hoc.
Ieri sono stati sentiti i presidenti delle due Autorità competenti in materia, Antonio Catricalà e Corrado Calabrò. Entrambi hanno dato il loro secco no all’ipotesi, contenuta nella Proposta di legge Franceschini, di istituire un nuovo organo di garanzia che vigili sul conflitti d’interessi.
Il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni rivendica, attraverso una ampia esposizione, “l’importanza del presidio che questa Autorità svolge in un campo di primaria rilevanza per il rispetto delle regole nella competizione elettorale e politica”.
Calabrò spiega che “…per un’efficace azione di contrasto del conflitto di interesse sono necessarie due assidue azioni di controllo: una, dall’alto, svolta dall’Autorità garante per la concorrenza e il mercato e l’altra, dal basso, dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni”.
E rileva che “la proposta di legge in oggetto non considera questo cruciale versante: il sostegno privilegiato dal basso verso l’alto dato dai mezzi di informazione al titolare della carica di governo“. E a suo giudizio, trasferire la competenza in materia a una nuova Autorità “sarebbe irrazionale“.
Perché, sottolinea sempre Calabrò, “la vigilanza sul settore televisivo presuppone una complessa e specialistica organizzazione che sia in grado di intervenire tempestivamente; e in televisione la tempestività è tutto“.
Calabrò invita il parlamento a valutare “…se tutta questa organizzazione dedicata e interconnessa, validata da una sofferta esperienza nella lunga stagione elettorale, debba essere salvaguardata“. Per evitare “antifunzionali mutilazioni da una parte e duplicazioni dall’altra, – suggerisce Calabrò – il collegamento con la nuova Autorità potrebbe essere limitato alla comunicazione a quest’ultima, da parte dell’Agcom, di tutti i casi di violazione delle leggi parametro che configurino il potenziale conflitto di interessi”. Alla nuova Autorità spetterebbe “eventualmente infliggere apposite sanzioni per il conflitto di interessi, anche per quello sotto forma di sostegno privilegiato al titolare di cariche di governo“.
Difendendo il ruolo di ‘presidio‘ svolto in questo campo dall’Agcom, il presidente ha ricordato che questo aspetto di tipo organizzativo non può “essere avulso dalla complessiva organizzazione dell’Autorità dedicata alla vigilanza sul settore radioTv, nella quale è incardinata, e che riguarda il rispetto della par condicio nei confronti di tutte le formazioni politiche“, altro settore in cui l’Authority ha fatto valere la sua azione in occasione delle ultime elezioni.
All’Agcom, poi, fa anche capo il Registro degli operatori delle comunicazioni dove “vengono controllate le dichiarazioni dei titolari di cariche di governo relative alle partecipazioni azionarie detenute nei settori delle comunicazioni radiotelevisive, della multimedialità e dell’editoria” e dove vengono registrate “le intervenute variazioni dei dati acquisiti“. E sempre all’Agcom spetta “autorizzare i trasferimenti di proprietà di Imprese radiotelevisive”.
Durante l’audizione, Calabrò ha insistito anche sulle carenze nel sistema sanzionatorio previsto dalla legge e ha auspicato che il Parlamento consideri “l’opportunità di dare un riconoscimento a livello costituzionale” all’Agcom così come alle altre Autorità indipendenti poste a tutela dei valori costituzionali.
Il presidente dell’Agcom ricorda che nell’azione istituzionale, l’Autorità è tenuta “a intervenire per il rispetto di fondamentali valori etico-sociali, quali il pluralismo dell’informazione, e su importanti interessi economici, per un equilibrato assetto di mercato che contemperi l’iniziativa imprenditoriale, l’Innovazione tecnologica, la concorrenza, gli interessi dei consumatori“. Questa attività “l’abbiamo fatta e la facciamo, nonostante la nevralgicità di certi interventi, con l’obiettività istituzionale e con serena fermezza, in piena indipendenza dal governo in carica, di centrodestra o di centrosinistra“. D’altronde, sottolinea Calabrò, le Autorità indipendenti sono state “concepite come non soggette alla sovraordinazione del governo“, in base alla direttiva comunitaria secondo la quale gli stati membri sono tenuti a concepire l’indipendenza delle Autorità nazionali di regolamentazione in modo da assicurare l’imparzialità delle loro decisioni. Resta fermo il principio, conclude Calabrò, che “nel rispetto della nostra autonomia e delle regole comunitarie, centrale è il rapporto con il parlamento, per la commisurazione degli indirizzi e degli esiti della nostra azione regolatrice e di vigilanza“.
Il presidente dell’Autorità per le comunicazioni mette poi in risalto un’altra lacuna della proposta di legge. Il testo infatti non coglie esaurientemente “il sottile legame che può stabilirsi tra il titolare di carica di governo e le Imprese del settore dell’informazione”.
A riguardo Calabrò sottolinea il successo degli interventi dell’Autorità nello “sconsigliare, reprimere, correggere, sanzionare un uso del mezzo televisivo lesivo dei principi del pluralismo dell’informazione“.
L’azione dell’Autorità, inoltre, ha ovviato alle carenze della legge sulla par condicio e “alle principali lacune” della legge 215 sul conflitto di interesse varata nella precedente legislatura. Lacune che riguardano “l’indeterminatezza della previsione e labilità del sistema sanzionatorio”.
Molti anche i limiti riscontrati dal presidente dell’Antitrust, che nota, tra l’altro, come “il regime delle incompatibilità non risulta esteso a un periodo successivo alla cessazione della carica governativa”, come prevede la legge vigente “nell’ottica di escludere anche la mera eventualità che l’esercizio delle attribuzioni inerenti la carica di governo possa essere influenzato o distorto dall’interesse del titolare a precostituirsi benefici futuri”.
In merito poi alle attività patrimoniali dei titolari in carica, Antonio Catricalà rileva che la Pdl prevede che l’Autorità accerti caso per caso se i poteri e le funzioni dei titolari di cariche di governo siano suscettibili di determinare conflitti. Ciò significa, secondo il presidente, “escludere la possibilità che una situazione di conflitto possa derivare dalle iniziative poste in essere nello svolgimento dell’attività di governo. Il che preclude la possibilità di effettuare accertamenti successivi volti a rilevare eventuali situazioni distorsive“.
Inoltre, nel testo Franceschini “…non viene attribuito rilievo alle attività patrimoniali dei familiari che potrebbero rientrare nell’ambito applicativo della legge solo in quanto attività detenute per interposta persona“. Mentre un ulteriore deficit viene individuato nel fatto che il testo “…sembra richiedere ai diretti interessati di operare essi stessi una valutazione che probabilmente sarebbe opportuno rimettere alla competenza esclusiva dell’Autorità e che i titolari di carica potrebbero non essere in grado di effettuare”.
Luciano Violante, presidente della Commissione Affari Costituzionali, pur ammettendo che “da entrambe le Authority sono emerse manchevolezze della proposta di legge in esame”, sottolinea come Calabrò e Catricalà abbiano, al tempo stesso, manifestato “la necessità di correggere la legge in vigore“. D’altra parte, puntualizza Violante, la proposta di legge presentata dall’Unione “è una base di discussione, non un testo definitivo“.