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Perché la nuova Telecom non piace a politici e mercato? Dubbi e apprezzamenti dopo la svolta verso i media

Italia


I piani annunciati ieri dal Cda di Telecom Italia hanno sollevato un polverone sui mercati italiani, ma anche nell’ambiente politico.

Telecom Italia si riveste da media company. Sul modello adottato da British Telecom, anche l’operatore italiano inizia il cammino che la porterà a essere una media company, anziché solo ed esclusivamente un operatore tlc. Ciò che viene fuori da questo piano è una nuova Telecom, proiettata verso il mercato dei contenuti su banda larga grazie all’accordo con Sky Italia.

Una scelta dettata dallo scenario strategico e industriale, che spinge le telcos verso al diversificazione delle attività e il business dei contenuti.

 

Un mercato che Telecom ha già iniziato a penetrare con l’offerta di Alice, ma che presenta in prospettiva straordinarie potenzialità di crescita, di gran lunga superiori rispetto a quelle della telefonia mobile: l’Internet ad alta velocità nel nostro Paese ha un indice di diffusione appena del 12%, fra i più bassi in Europa; mentre già l’80% della popolazione è in possesso di almeno un telefono cellulare.

Così facendo Tronchetti, integrando web e telefono, è destinato a giocare un ruolo da primo attore nel campo dell’editoria, dove finora stato presente marginalmente tramite La7.

 

Di fronte a questi cambiamenti, ci chiediamo come si regolerà il gruppo di Carlo De Benedetti, che fino a oggi attraverso i propri giornali hanno sparato a zero su Tronchetti Provera. C’è da aspettarsi una tregua? Forse sì, visto che il figlio di Carlo, Marco De Benedetti, guida la divisione italiana del fondo americano di private equity Carlyle, in corsa per gli asset eventualmente messi in vendita da Telecom.

 

Ma questo cambio di rotta, del tutto inaspettato, non è piaciuto a tutti. Non trova, infatti, l’appoggio di Borsa, politici, sindacati, anche esperti del settore, che non hanno apprezzato l’operazione di scorporo decisa ieri dal Cda del gruppo.

 

Una scelta “inattesa” e una linea “incoerente“: così il Financial Times commenta il riassetto di Telecom Italia deciso da Marco Tronchetti Provera, per il quale “il valore stagnante delle azioni di Telecom Italia” ha “una dimensione fortemente personale“.

Il quotidiano evidenzia che, con la mossa annunciata ieri, che prevede lo scorporo di Tim da Telecom Italia, “Tronchetti ha giocato la sua ultima carta: segnalando che Tim, con un enterprise value di 30-40 miliardi di euro, è in vendita”.

E anche se i possibili acquirenti sono in difficoltà, da Telefonica a Deutsche Telekom, secondo il Ft “uno dei trofei europei del settore indubbiamente li tenterà”.

Secondo il Financial Times, quanto al business di Telecom Italia nella telefonia fissa, é “ironico” che Tronchetti stia valutando un possibile accordo con il magnate australiano Rupert Murdoch sui contenuti multimediali: perché “una delle sue prime decisioni fu proprio vendere la quota di Telecom Italia nella Sky Italia di Murdoch”.

Eppure – ironizza questa volta il quotidiano finanziario – Tronchetti “potrà consolarsi, perché anche se la sua strategia è stata incoerente, ora sta cercando di realizzarla con qualcuno che proprio come lui non è affatto un sentimentale”.

 

Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha dichiarato di non essere stato informato da Tronchetti dell’operazione, lasciando trasparire un certo disappunto per la sorpresa.

Seccamente il premier commenta: “Ho incontrato Tronchetti Provera dieci giorni fa. Abbiamo avuto un colloquio molto approfondito, ma non mi ha assolutamente accennato a una ristrutturazione societaria così importante, radicale e diversa dalla strategia che lui stesso aveva proposto due anni fa”.

Esamineremo – prosegue – il contenuto della proposta quando sarà fatta in modo articolato e approfondito. Il Governo ha il diritto di conoscere i contenuti e le motivazioni di una proposta così importante e radicale per il futuro del Paese”.

 

Negativo il Ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, che invoca un “controllo pubblico” sul settore.

Il presidente della Camera Fausto Bertinotti a sua volta dichiara “condivisibile” la preoccupazione dei dipendenti Telecom. Il vice Ministro dell’Economia, Roberto Pinza, giudica “sconcertante” l’operazione, critico anche il Ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero.

 

Questa mattina il gruppo ha precisato in una nota che “nessuna decisione è stata ancora presa in merito alla struttura finanziaria delle società all’interno delle quali saranno conferiti, come comunicato ieri al mercato, il business mobile e quello della rete d’accesso fissa”.

Per quanto riguarda le attività del business mobile, italiano ed estero (Brasile), la società ribadisce di “non aver affidato nessun mandato per la cessione, né tanto meno di aver ricevuto alcuna offerta. Come comunicato ieri al mercato, il Cda di Telecom Italia si è riservato di esaminare le opportunità di valorizzazione delle attività di rete e del business di comunicazione mobile che si dovessero presentare, nonché ogni ulteriore o diversa iniziativa in funzione delle esigenze operative e di sviluppo sostenibile dell’impresa”.

 

Gli operatori giudicano ancora poco chiaro il progetto di insieme, mancando informazioni importanti quali quelli sulla possibile futura cessione di Tim e Tim Brasil, mosse che cambierebbero radicalmente il quadro della situazione, e abbatterebbero il debito complessivo.

 

Rilevanti anche le critiche di Tommaso Pompei, l’ex Ad di Wind, ora a Tiscali. Pompei in un’intervista a La Stampa afferma di non vedere ragioni industriali che motivino la separazione tra fisso e mobile sottolineando che solo British Telecom ha scelto questa strada, mentre Deutsche Telekom, France Télécom e Telefonica hanno abbandonato la dicotomia fisso-mobile per privilegiare la formula “accesso-servizi-contenuti“.

 

L’operazione Telecom piace invece all’AIIP (Associazione Italiana Internet Provider) che con una nota fa sapere: “Sollecitiamo in prima linea da anni lo scorporo della rete dell’accesso di Telecom Italia e finalmente sta divenendo realtà”.

“Valuteremo con attenzione nelle prossime settimane l’esito del mandato conferito dal Cda al Presidente Tronchetti Provera di individuare, oltre alla rete di accesso, eventuali ulteriori attività da integrare nella società“.

In particolare, conclude la nota, “sarà fondamentale capire se l’operazione di scorporo comprenderà o meno le centrali e gli apparati ivi contenuti. Se queste componenti non fossero comprese, di fatto Telecom Italia manterrebbe un controllo di molte leve utilizzabili in modo anticompetitivo, vanificando gli obiettivi dell’operazione per quanto riguarda la tutela della concorrenza”.

 

Tra i sindacati, il segretario Cisl, Raffaele Bonanni, ha parlato di “doccia scozzese che nessuno si aspettava” e del rischio che la telefonia cada in mani straniere; il segretario Uil Luigi Angeletti si dichiara “perplesso per il rovesciamento di una strategia dichiarata di integrazione tra fisso e mobile“.

Lamentele anche dall’Ugl che si dice pronta a scioperare contro Telecom, se persisterà nel suo intento di cedere la telefonia mobile e proseguire lo smantellamento della rete fissa.

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