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Telecom una media company? Secondo alcuni questa potrebbe essere una delle ipotesi al vaglio degli uomini di Tronchetti Provera. Tutto il mercato delle tlc è in fermento, in attesa delle novità che potrebbero emergere dal Cda di Telecom Italia convocato per oggi pomeriggio nella sede milanese di piazza Affari 2, per discutere l’approvazione dei conti semestrali e la “riorganizzazione delle attività fisse e mobili del gruppo“.
Anche se, come annunciato in mattinata da un portavoce della società, non dovrebbero essere prese in considerazione ipotesi di cessione di alcuni asset, già si pensa al nuovo assetto che Telecom Italia potrebbe assumere dopo la vendita di Tim e l’accordo con il magnate dei media Rupert Murdoch sui contenuti.
Alla riunione partecipano, tra gli altri, Paolo Baratta, Gianni Mion, Massimo Moratti, Diana Bracco, Vittorio Merloni, Renato Pagliaro, Luigi Roth, il vicepresidente di Telecom Italia, Gilberto Benetton, azionista della Compagnia attraverso la partecipazione di Edizioni Holding in Olimpia, la scatola che controlla il 18% della Compagnia telefonica. Presente anche l’amministratore delegato di Telecom, Riccardo Ruggiero, il quale, entrando nella sede circondato da una ressa di cineoperatori e fotografi, ha commentato scherzosamente: “Sembra di essere al Festival di Venezia”.
Intanto il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, ha convocato per giovedì mattina un Consiglio che sarà dedicato a un’informativa sulle ultime vicende Telecom e sul riassetto del gruppo. Mentre restano in attesa le agenzie di rating.
Da Fitch fanno sapere che “Telecom Italia può sempre sorprendere non resta che aspettare e vedere“; Merrill Lynch conferma il suo giudizio ‘buy’ su Telecom, anche nel caso dal Cda di oggi emerga una radicale inversione sulla strategia dell’azienda, “Con un simile affare si potrebbero risolvere i problemi di debito di Pirelli e gli azionisti non si lamenterebbero per via di un dividendo straordinario” si legge in un report della casa d’affari.
Nella giornata di ieri, presso la sede Consob, il presidente Lamberto Cardia si è incontro con Marco Tronchetti Provera, per discutere i piani strategici del gruppo, che dovrebbero prevedere la ‘societarizzazione’ della divisione dei cellulari, la contestuale creazione di una società per la rete, come chiesto più volte dall’Autorità per le tlc e la trasformazione di Telecom in una media-company.
Sempre ieri, il numero uno del gruppo ha avuto una serie di incontri a tutti i livelli.
Telecom Italia ha provveduto, avendo informato Borsa Italiana, a richiedere la sospensione della negoziazione dei propri titoli.
Ma l’appuntamento decisivo è quello di oggi. In prospettiva c’è sicuramente il triple play, grazie a un’offerta congiunta che potrebbe coinvolgere il tycoon Murdoch come fornitore di contenuti.
In un’intervista al Corriere della Sera, Antonio Pilati, ex Commissario Agcom, ha commentato: “Telecom e Sky, se unite da un accordo, potranno operare su tutte le piattaforme. Con l’integrazione tra contenuti e reti, implicita in tale accordo, aumenterà e si amplierà l’offerta televisiva soprattutto sul versante della Pay TV”.
Per Pilati, “…ciò incrementerà la concorrenza in generale in campo televisivo ma accrescerà anche l’importanza di strategie che accelerino il passaggio al digitale terrestre, in modo che la televisione generalista gratuita possa competere a pieno titolo con una Pay TV che sfrutta al meglio l’innovazione tecnologica“.
Inoltre, la separazione societaria della rete fissa di Telecom, secondo l’ex numero uno dell’Authority delle Tlc, “…rafforzerebbe indubbiamente l’uso non discriminatorio della stessa verso gli altri operatori, ma l’ingresso di altri soggetti permetterebbe di compiere un passo ulteriore verso la concorrenza”.
Per Il Giornale, alla guida della nuova media company che nascerà dal riassetto, dovrebbe restare Riccardo Ruggiero, oggi Ad di Telecom Italia.
“Lo scorporo di Telecom Rete è propedeutico – scrive il quotidiano – a rendere effettiva la separazione con le infrastrutture, in vista di possibili opzioni strategiche, compreso l’ingresso nel capitale della Cdp”.
Sicuramente una simile decisione rappresenterebbe un brusco cambio strategico del gruppo guidato da Tronchetti Provera, dopo appena un anno e mezzo dalla fusione tra la Telecom e la società di telefonia mobile.
Gli operatori considerano molto probabile che la societarizzazione di Tim sia propedeutica alla sua cessione, con benefici evidenti sul livello di indebitamento che affligge il gruppo.
Secondo gli addetti ai lavori, la divisione dei cellulari potrebbe valere fino a 35 miliardi di euro, difficili da recuperare in Italia. Le indiscrezioni parlano già di grossi nomi internazionali: Deutsche Telekom, British Telecom, Telefonica, ma anche di fondi di private equity. E in queste ultime ore si parla di un interesse consistente da parte di Carlyle, uno dei più grandi gruppi al mondo in questo settore che non ha smentito i rumor.
Ma cedere anche Tim a operatori stranieri significherebbe affidare il business dei cellulari in Italia in maniera definitiva a capitali esteri.
Ieri, la Repubblica, spiegava invece come l’ipotesi di cessione di Tim, probabilmente in mani straniere, dimostri la debolezza del capitalismo italiano. “Se Tim verrà venduta davvero – indica il quotidiano – alla fine risulterà che non una delle quattro compagnie operanti in Italia alla fine sarà italiana“.
“Abbiamo un capitalismo debole, un capitalismo che non ha mai i capitali per fare quello che sarebbe interessante fare e che quindi, a un certo punto della sua storia, deve cedere l’argenteria di casa per andare avanti o per imboccare nuove strade, ritenute più interessanti“.
Per ogni decisione, si dovrà comunque attendere la conclusione della riunione, al termine della quale, come annunciato ufficialmente ieri dalla società, ogni nuova iniziativa “sarà comunicata al mercato senza indugio“.