Una carta di credito può salvare l’ambiente? Ecco come le tecnologie del futuro guideranno i consumi eco-solidali

di Alessandra Talarico |

Europa


Emissary Card

Una carta di credito intelligente potrebbe permettere da qui a breve di monitorare e correggere – si spera – l’atteggiamento dell’uomo verso la natura, aiutandolo a scegliere prodotti e comportamenti a basso impatto ambientale.

 

Il progetto Emissary Card – concepito dalla società britannica Design Stream e da Sven Vogel – combina il concetto di smart card con una tecnologia di screening flessibile e un card chip di prossima generazione.

 

La card sembra una normale carta di credito e funziona allo stesso modo, ma le sue implicazioni sono molto più vaste: invece che monitorare le finanze, traccia infatti il livello di inquinamento prodotto dal proprietario.

 

Ad ogni persona viene assegnata una certa quantità di energia da usare ogni mese.

Una sorta di credito ambientale suddiviso in unità quantificabili chiamate ‘carbon credits’ che vengono ‘spese’ in base all’impatto ambientale delle proprie abitudini.

 

Se, per esempio, una persona utilizza quotidianamente l’automobile o prende l’aereo molto spesso, il suo credito si esaurisce molto più velocemente rispetto a un’altra che utilizza la bicicletta o va in vacanza scegliendo di partire in treno.

 

Al momento del pagamento sulla carta compare un messaggio per ricordare al proprietario l’effetto dei suoi acquisti sull’ambiente.

“Le persone che hanno un alto impatto sull’ambiente consumano prima il loro ‘credito’ e pagano delle penalità per ogni ulteriore impatto, pagando un prezzo più alto per i prodotti e i servizi che hanno conseguenze negative sull’ambiente”, ha spiegato Chaz Mandra di Design Stream.

 

“Immaginate un Paese dove la valuta sia il carbone”, ha spiegato il ministro dell’Ambiente britannico David Miliband “quando compriamo elettricità, gas e carburante usiamo i ‘punti carbone’ oltre alle monete. Per aiutare a ridurre le emissioni dannose per l’ambiente, il governo potrebbe fissare dei limiti sulla quantità di punti spendibile”.

 

Ogni persona riceverebbe lo stesso numero di punti e per i più coscienziosi – quelli che riescono anche a risparmiarne – ci sarebbe anche l’opportunità di rivenderli alla banca, così come le grandi industrie, in base alla Direttiva 2003/87/CE possono acquistare diritti di emissione di anidride carbonica da chi invece riduce i fumi in caso di superamento del tetto massimo.

 

Secondo Miliband, la Emissary card potrebbe essere una buona alternativa alla tassa sulle emissioni di gas serra.

 

L’accoglienza della proposta sul blog di Miliband è stata abbastanza contrastata: se per alcuni si tratta di una buona idea, altri mettono in discussione la sua reale efficacia e il fatto che una simile iniziativa porrebbe la questione dell’energia interamente sulle spalle dei consumatori.

 

“Sono d’accordo – dice un visitatore de blog – su un sistema che dia incentivi a chi prende le giuste decisioni in fatto di salvaguardia dell’ambiente, ma questo sistema sposta il peso delle responsabilità sui consumatori, ignorando di fatto le industrie”.

 

Ben venga, dunque, la carta di credito eco-solidale per sensibilizzare le persone a consumi più rispettosi verso l’ambiente, ma il problema del continuo surriscaldamento del pianeta va affrontato soprattutto a monte, con l’intervento deciso dei governi e delle grandi industrie per promuovere – o anche imporre – un atteggiamento globalmente più sensibile verso un tema da cui dipende il futuro di tutti.

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