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Un gruppo di lavoro per arginare il fenomeno del click fraud, ovvero la generazione di ‘click’ fasulli volta ad alterare le misurazioni della pubblicità online.
Il neonato gruppo – battezzato Click Measurement Working Group – è sorto su iniziativa dell’Interactive Advertising Bureau (IAB) in collaborazione con grandi nomi del web come Ask.com, Google, LookSmart, Microsoft e Yahoo! con lo scopo di definire uno standard per la misurazione e il conteggio dei click, inclusa l’identificazione di quelli invalidi o fraudolenti, dopo le recenti cause giudiziarie che hanno coinvolto alcune di queste società, accusate di gonfiare il numero di click per farsi pagare di più dagli inserzionisti.
La determinazione del prezzo basata sul costo per click comporta il pagamento solo per i click che l’annuncio riceve, consentendo un maggiore controllo dei costi ma, secondo una recente inchiesta condotta da Outsell, 15 click su 100 sarebbero truffaldini, per un giro d’affari di circa 800 milioni di dollari.
Per questo IAB ha deciso di impegnarsi in nome della trasparenza nella misurazione dei click che – nel modello del pay-per-click – identificano il numero di visite a un link sponsorizzato e determinano quanto gli inserzionisti devono pagare agli editori.
Nel primo semestre 2006, gli investimenti pubblicitari su Internet – pari a 92.937 euro – sono cresciuti del 53,5% rispetto ai 60.551 euro dello stesso periodo dello scorso anno.
La crescita della pubblicità online ha reso dunque urgente la creazione di un set di regole che garantiscano la credibilità in un media in piena fase di espansione, anche se la messa a punto di queste guidelines è un processo che potrebbe richiedere diversi anni.
Sia Google che Yahoo nei mesi scorsi sono state coinvolte in procedimenti giudiziari per presunte frodi legate ai click artefatti.
Google è giunta a un accordo stragiudiziale accettando di pagare – anche se indirettamente attraverso il rimborso delle spese legali e l’offerta di credito per l’acquisto di altra pubblicità online – fino a 90 mila dollari a tutte le società che sostenevano di aver pagato indebitamente per click non validi.
Anche Yahoo! ha patteggiato accettando di pagare 5 milioni di dollari per le spese legali e di estendere i casi oggetto di riesame al gennaio 2004 invece che considerare soltanto i reclami ricevuti negli ultimi 2 mesi.
Due casi che danno il polso della situazione e aiutano a comprendere come il fenomeno delle frodi del click sia in piena espansione e stia rischiando di mettere in crisi il modello di business che ha fatto finora la fortuna dei motori di ricerca.
Per arginare il fenomeno, il neonato gruppo di lavoro cercherà di stilare delle linee guida per tutte le organizzazioni coinvolte nel marketing performance-based come, appunto, i motori di ricerca, gli inserzionisti e tutte quelle società che considerano i click come la moneta corrente del mondo online.
La creazione di queste linee guida fornirà agli inserzionisti uno standard per la misurazione coerente e attendibile delle performance del loro link.