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L’India non sembra aver accolto di buon grado l’iniziativa ‘un Pc per ogni bambino’, portata avanti al guru informatico Nicholas Negroponte per l’alfabetizzazione informatica i bambini delle aree più disagiate del pianeta.
Secondo le obiezioni manifestate dal ministro dell’Educazione, Narottam Mishra, il Paese ha infatti molto più bisogno di professori che di Pc e “non può permettersi di essere usata come laboratorio in un’area delicata come l’educazione dei bambini”.
Nel frattempo, la Nigeria ha approvato l’ordine di acquisto di un milione di computer a 100 dollari.
Il ministro, riporta il Times of India, ha definito i computer messi a punto dall’equipe di Negroponte “strumenti decorativi e pedagogicamente inadeguati” il cui costo – sostenuto dal governo – potrebbe essere investito per migliorare la qualità dell’educazione primaria e secondaria.
“Crediamo – ha spiegato il ministro in una nota indirizzata alla Commissione pianificazione – che l’idea del professor Negroponte non sia sufficientemente matura per poter essere presa sul serio”.
Secondo un rapporto dettagliato citato dal ministro, il materiale e i software utilizzati per la costruzione del Pc da 100 dollari non sarebbero adeguati a supportare – come promesso – la connettività wireless e per migliorarli bisognerebbe cambiare la scheda madre, operazione che farebbe lievitare i costi di almeno il 40%.
Ci sarebbero inoltre, spiega ancora il ministro, dei costi nascosti, come quello della batteria, che porterebbero il prezzo finale dei Pc ad almeno 200 dollari.
“Dal momento che una società indiana ha già fornito 50 mila Pc in Sud Africa al prezzo di 200 dollari l’uno, perché dunque non rivolgersi a quest’azienda?”, si chiede ancora il ministro.
E ancora, il ministro trova curioso che nel progetto di Negroponte non sia stato incluso nessun Paese industrializzato dato che “in molte aree del mondo sviluppato si è ben lontani dall’informatizzazione universale nella fascia d’età tra 6 e 12 anni”.
Il ministro, infine, teme anche per la salute dei bambini delle aree rurali del Paese, in particolare per il fatto che un uso continuato del Pc potrebbe acutizzare patologie già molto diffuse, soprattutto quelle collegate agli occhi e alla spina dorsale, mentre, continua, “anche negli Usa è esplosa la polemica il tra coloro che ritengono positivo l’uso del Pc per l’educazione dei bambini e quelli che sono di convinzione contraria”.
Argomentazioni, dunque, molto variegate e articolate che allontanano l’India e il suo miliardo di abitanti dal programma pilota di Negroponte e potrebbero rallentare la commercializzazione del portatile.
Prima di avviare la produzione dei laptop, infatti, la taiwanese Quanta – che si è aggiudicata la commissione – attende ordini per almeno 10 milioni di unità.
Il progetto – che conta tra i suoi partner anche AMD, News Corporation, Google e Red Hat – ha al momento riscosso il sostegno di 7 Paesi: Tailandia, Egitto, Nigeria, India, Cina, Brasile e Argentina: le negoziazioni sono state avviate e Negroponte crede che almeno 5 di questi Paesi ordineranno i Pc entro settembre.
Bisogna ricordare che questi computer non saranno messi in commercio ma venduti ai governi, che a loro volta li distribuiranno alle scuole.
Forse, Negroponte non si aspettava tutte queste rimostranze, ma il professore continua a difendere il suo progetto sottolineando che i laptop – sebbene siano prodotti in colori molto accesi – non sono giocattoli ma veri e propri strumenti di apprendimento.
“La sfida maggiore – ha spiegato Negroponte – riguarda la costruzione di una cultura della conoscenza attorno alla macchina. Non si tratta di una soluzione per tutto: le condizioni variano molto da un Paese all’altro, ma c’è un unico approccio di fondo e cioè che facendo si impara. Per studenti e insegnanti l’esperienza iniziale riguarderà la creazione e la condivisione”.