Italia
Quello dei rifiuti elettrici ed elettronici (Raee), o meglio, della loro raccolta e riciclo, è uno dei temi caldi di queste settimane, soprattutto dopo che la data entro la quale la competenza per il recupero dei rifiuti urbani dovrà passare dai Comuni ai produttori è slittata al 31 dicembre 2006 dal 13 agosto, a meno che non vengano pubblicati – prima di questo termine – i decreti attuativi contenenti le norme relative al funzionamento del “Registro nazionale dei soggetti obbligati al trattamento dei Raee” e all’istituzione del “Comitato di vigilanza sulla gestione dei Raee”.
Produttori e distributori di apparecchiature elettriche ed elettroniche, che si erano lamentati dell’impossibilità di adeguarsi alla legge entro i termini stabiliti, hanno così qualche mese in più per mettere a punto il sistema di raccolta differenziata.
Nel frattempo, è nata in seno a Fise –
Con il D.lgs n. 151 del 25 luglio 2005, il nostro Paese ha recepito tre direttive comunitarie in materia: la Direttiva 2002/95/CE del 27 gennaio 2003, sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche; la Direttiva 2002/96/CE del 27 gennaio 2003, sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee); la Direttiva 2003/108/CE, che modifica la prima delle due precedenti direttive.
Non più entro il 13 agosto 2006, dunque, ma entro la fine di quest’anno, i produttori dovranno provvedere al ritiro ed all’invio ai centri di trattamento (organizzati dai Comuni o da loro stessi) dei Raee oggetto di raccolta separata ed istituire su base individuale o collettiva, sistemi di trattamento di questi rifiuti, avvalendosi di impianti di trattamento conformi alle disposizioni vigenti in materia.
Entro la stessa data, i produttori dovranno organizzare e gestire sistemi di raccolta separata dei Raee professionali, sostenendone i relativi costi e chi non adempirà a tale obbligo sarà punito con la sanzione amministrativa da
Al fine di favorire l’adeguata attuazione delle disposizioni comunitarie in materia, ASSORAEE ha già avviato iniziative in sede istituzionale e con le altre categorie economiche coinvolte, in particolare i produttori di apparecchiature, per assicurare l’avvio di un sistema nazionale di recupero efficace ed efficiente, con condizioni omogenee a livello operativo e conseguentemente concorrenziali.
Negli obiettivi della Ue, la raccolta differenziata della spazzatura elettronica proveniente dai nuclei familiari dovrà essere pari a 4 Kg l’anno pro-capite entro il 31 dicembre 2008.
Per i rifiuti informatici e della telefonia, il decreto impone ai produttori per il 31 dicembre 2006, una percentuale di recupero pari almeno al 75% del peso medio per apparecchio e una percentuale di reimpiego e di riciclaggio di componenti, di materiali e di sostanze pari almeno al 65% del peso medio per apparecchio.
Inoltre vale anche per questi rifiuti il principio del “vuoto a rendere”: i distributori al momento della fornitura di una nuova apparecchiatura destinata ad un nucleo domestico devono infatti assicurare il ritiro gratuito di quella vecchia.
Il finanziamento delle operazioni di trasporto, trattamento, recupero e smaltimento finale della spazzatura elettronica è a carico dei produttori.
Attualmente, tuttavia, la raccolta di RAEE si attesta intorno alle 74.000 tonnellate, mentre il livello pro-capite è pari a circa
Giuseppe Bosso, neo Presidente ASSORAEE ha sottolineato le criticità della situazione italiana: “Desta particolare preoccupazione”, ha dichiarato Bosso, “che non siano stati ancora emanati i decreti necessari e propedeutici al funzionamento del sistema, primi fra tutti quelli relativi al registro dei produttori e al centro di coordinamento dei sistemi collettivi e individuali. Proprio quest’ultimo, tra l’altro, dovrebbe coordinare le condizioni e la logistica del ritiro dei Raee dai centri di raccolta (in particolare dalle piazzole comunali, anche attraverso un Accordo con ANCI) e auspicabilmente assicurare una omogenea certificazione di tutte le aziende di recupero dei RAEE”.
“Pertanto”, conclude Bosso, “le aziende di recupero esprimono forte contrarietà alle iniziative unilaterali assunte da alcuni consorzi che hanno indetto gare per l’affidamento dei servizi in assenza delle condizioni operative reali e con il rischio di dover cambiare in corsa le regole, una volta che il quadro normativo ed organizzativo sarà definito”.
Per valutare gli aspetti ambientali e operativi del sistema normativo definito con il decreto legislativo 151/2005 e per migliorare il livello di collaborazione con enti ed istituzioni di riferimento,
Secondo i dati del Gruppo di Ricerca, la spazzatura hi-tech forma una montagna da 800 mila tonnellate l’anno, 14 chili pro-capite, tra elettrodomestici, computer, telefoni, fax, apparecchi radio, tv, videoregistratori, tubi al neon e persino trenini elettrici e videogiochi.
La strada da fare, dunque, in vista della scadenza di dicembre è ancora lunga e le questioni in sospeso sono ancora molte e riguardano ad esempio, lo smaltimento dei rifiuti tossici, le tasse da pagare ai comuni per la raccolta, il finanziamento delle attività di ricerca e sviluppo. Tutti problemi che, per la nostra salute e quella dell’ambiente in cui viviamo, speriamo verranno risolti al più presto.