Stati Uniti
Secondo l’ultimo rapporto dell’osservatorio britannico Internet Watch Foundation (IWF), gli Stati Uniti e la Russia sono i Paesi dove si commette il maggior numero di abusi contro i minori ma anche quelli dove la pedopornografia on-line risulta più diffusa.
Più del 50% del materiale pedopornografico circolante nel mondo proviene dunque dagli Stati Uniti, dove però il governo ha deciso di dare un nuovo giro di vite con una nuova legge, il Child Protection and Safety Act.
Il testo di 163 pagine rappresenta la più estesa revisione dal 1995 delle leggi federali sulla pornografia infantile, la catalogazione dei pedofili e lo sfruttamento dei minori in tutte le sue forme e, se diventerà legge, implicherà – per chiunque gestisca un sito in grado di confondere i minori con scritte allusive o fuorvianti – una pena fino a 20 anni di prigione.
Ad esempio, se un sito utilizza termini innocenti come ‘Barbie’ o ‘Furby’ ma invece ospita materiale pornografico, il proprietario potrà essere soggetto a un procedimento penale.
Il testo di legge – autorizzato dal presidente Bush la scorsa settimana – è stato approvato dal Senato e dovrebbe passare anche l’esame della camera dei Rappresentanti la prossima settimana.
Per Bush, la nuova legge darà alle forze dell’ordine “gli strumenti necessari per rintracciare chi sfrutta i bambini in qualsiasi modo”.
In particolare, il Child Protection and Safety Act punirà anche la vendita su internet o la distribuzione delle cosiddette ‘droghe da stupro’ con fino anche 20 anni di carcere. La lista di queste droghe include l’acido idrossibutirrico (conosciuto anche come ecstasi liquido), la ketamina, il Rohypnol.
Chiunque cadrà per qualche ragione nelle maglie di questa legge non avrà più alcun diritto alla privacy elettronica: le forze dell’ordine potranno avere accesso senza alcuna autorizzazione al suo computer e a qualsiasi altro dispositivo elettronico e il soggetto dovrà sottoporsi forzatamente al test del DNA.
In base alla legge, infine, verrà creato un registro dei criminali, gestito dall’FBI, che conterrà ‘informazioni rilevanti’ per ogni indagato.
Alcuni dettagli non sono ancora del tutto chiari: come il fatto se il webmaster di un sito incriminato sia anch’esso considerato responsabile dei contenuti di un sito. Ad esempio, il sito Kontraband.com che contiene, tra le altre cose, immagini di sesso simulato tra Ken e Barbie potrebbe correre dei rischi in base all’eventuale interpretazione del testo di legge da parte dell’accusa e del giudice.
Una frase chiave nella legislazione implica che il carcere è garantito solo se un webmaster ha ‘l’intenzione di ingannare’ un visitatore casuale.
In Italia, intanto, il ministro delle Politiche per la famiglia Rosy Bindi ha illustrato alla commissione Affari sociali i risultati conseguiti dal nostro Paese nella lotta a pedofilia e pedopornografia, riconosciuti anche dalla Ue nel corso della prima riunione del Comitato di esperti sulla protezione dei bambini dallo sfruttamento sessuale e dagli abusi istituito presso il Consiglio d’Europa.
Con la legge 38/2006 l’Italia ha costituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per le pari opportunità – l’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile con il compito di acquisire e monitorare i dati e le informazioni relativi alle attività, svolte da tutte le pubbliche amministrazioni, per la prevenzione e la repressione della pedofilia, nonché un Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia su internet, con il compito “di raccogliere tutte le segnalazioni, provenienti anche dagli organi di polizia stranieri e da soggetti pubblici e privati impegnati nella lotta alla pornografia minorile, riguardanti siti che diffondono materiale concernente l’utilizzo sessuale dei minori avvalendosi della rete internet e di altre reti di comunicazione, nonché i gestori e gli eventuali beneficiari dei relativi pagamenti”.
Sempre in base a questa legge, gli Isp sono obbligati a segnalare al Centro, qualora ne vengano a conoscenza, le imprese o i soggetti che, a qualunque titolo, diffondono, distribuiscono o fanno commercio, anche in via telematica, di materiale pedopornografico, nonché a comunicare ogni informazione relativa ai contratti con tali imprese o soggetti.
I fornitori sono inoltre obbligati a utilizzare gli strumenti di filtraggio e le relative soluzioni tecnologiche conformi ai requisiti individuati con decreto del Ministro delle comunicazioni.
La violazione di queste disposizioni sarà punibile con una sanzione amministrativa pecuniaria da 50.000 a 250.000 euro.
Il vertice europeo – ha ricordato la Bindi – ha sancito la validità delle iniziative italiane nella lotta alla pedopornografia con l’approvazione della proposta di inserire nel documento finale, redatto dal comitato di esperti, l’impegno alla costituzione di una banca dati europea, al riconoscimento della responsabilità giuridica dei provider e alla definizione del diritto della vittima alla compensazione per i danni subiti.
Riconoscendo il fatto che i bambini sono sempre più esposti all’invasività dei mezzi di comunicazione di massa, dalla tv a internet ai cellulari, il ministro ha infine annunciato il rifinanziamento del Fondo nazionale infanzia e adolescenza, previsto dalla legge 285 del 1997.