Diritti Tv: OK alla legge delega. Il calcio driver delle piattaforme emergenti

di Raffaella Natale |

Nuove norme per incoraggiare la competizione su TDT, Umts, DVB-H e cavo

Italia


Giovanna Melandri

Approvato oggi dal Consiglio dei ministri un disegno di legge delega che prevede il ritorno alla contrattazione collettiva a partire dal primo luglio 2007 sui diritti televisivi del calcio.

Il testo è stato illustrato nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi, nella quale i Ministri dello Sport, Giovanna Melandri, e delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, hanno illustrato i vari punti del provvedimento, sottolineando come il precedente sistema che dava alle singole squadre di calcio l’esclusività di gestire i diritti Tv abbia “avuto ripercussioni negative sull’intero sistema calcio“.

  

In particolare, la delega vieta di acquistare diritti televisivi per piattaforme “per le quali l’operatore della comunicazione non è in possesso del prescritto titolo abilitativo e il divieto di sub-licenziare i diritti acquisiti“.

No all’acquisizione di diritti multipiattaforma, cioè per piattaforme che l’acquirente non gestisce direttamente; no anche alla sub-licenza di diritti acquisiti a operatori attivi sulla stessa piattaforma.

Lo schema di provvedimento, prevede anche l’adozione di strumenti particolari per incoraggiare la competizione sulle piattaforme emergenti, cioè il digitale terrestre, l’Umts, il DVB-H e il cavo.

  

Il calcio può essere il volano fondamentale della diffusione delle nuove tecnologie nel mondo della Tv, per questo nella legge delega “cerchiamo di articolare alcuni principi per far sì che il calcio promuova le nuove piattaforme tecnologiche“, ha sottolineato il Ministro delle Comunicazioni.

“Il divieto di acquisizione di diritti multipiattaforma quando l’acquirente non esercisce direttamente la trasmissione“, poi consequenziale “il divieto delle sub-licenze” e infine la messa in campo di una serie di strumenti “per incoraggiare la competizione nelle piattaforme tecnologiche emergenti come il digitale o la Tv via cavo” col fine di “attenuare il più possibile le forme di esclusiva, riducendole”.

  

“I quattrini delle televisioni – ha detto Gentiloni – sono fondamentali per il calcio, così come il calcio per le Tv. Il peso dei diritti Tv è molto aumentato sia in termini di ricavi per le squadre di calcio“, sia in termini di bilancio delle emittenti.

“Basta pensare che per i Mondiali di Francia del 1998 la Rai ha pagato 17,5 milioni di euro, mentre per quelli del 2010 ne paga 175, cioè dieci volte tanto“.

Quanto alla scelta della legge delega, “è stata fatta – ha detto Gentiloni – perché c’è parecchio interesse da parte del Parlamento in questa direzione e poi perché questo tipo di provvedimento contiene soltanto i principi fondamentali e consente all’ordinamento sportivo, nella sua autonomia, di esprimersi con comportamenti virtuosi”.

Il Ministro ha anche sottolineato “il grande rilievo al ruolo dell’Autorità Antitrust e per le Garanzie nelle comunicazioni che, nelle rispettive sfere di competenza, assicureranno l’attuazione dei principi contenuti nella legge delega”.

  

Si introducono inoltre nuovi criteri per la distribuzione delle risorse derivanti dai diritti Tv fra le società di calcio: in particolare, viene inserito il concetto di mutualità, in base al quale, ha spiegato la Melandri, “metà delle risorse vengono distribuite in parti uguali fra le squadre, la quota restante viene divisa in base al bacino d’utenza e ai risultati conseguiti”.

“C’è poi una quota residua – ha detto – per fini di mutualità generale”.

Il Ministro ha precisato che uno dei fili conduttori della legge delega raccoglie l’invito giunto da più parti, e cioè “la necessita di riequilibrare fra le squadre le risorse derivanti dai diritti”.

La legge delega è sembrata lo strumento di intervento più adatto in quanto prevede un “intervento tempestivo, dando sei mesi per predisporre i decreti attuativi“, ma allo stesso tempo “rispetta le prerogative del Parlamento. Lavoreremo per costruire un ampio consenso sulla delega“, ha aggiunto Melandri, ricordando che già diversi progetti sul tema sono giunti al riguardo dall’opposizione.

  

La legge delega nel giro di sei mesi farà tornare il calcio all’antico, seguendo i modelli inglese, tedesco, francese “ma soprattutto quello della Champions League” ha detto il Ministro dello Sport Giovanna Melandri.

“A differenza di altri Paesi – ha osservato – la disciplina attribuiva ai singoli club la titolarità dei diritti televisivi. Questo ha avuto ripercussioni negative sulla capacità del sistema calcio. Adesso si torna a una negoziazione collettiva. Ci si torna con lo scopo di trovare un nuovo equilibrio e per restituire maggiore competitività al sistema calcistico”.

Il principio di fondo è semplice: “I nuovi criteri per la redistribuzione dei diritti – ha spiegato la Melandri – almeno metà dovrà essere divisa in parti uguali, e le restanti risorse dovranno essere attribuite alla Lega perché a sua volta le redistribuisca in base ai criteri di bacino d’utenza e risultati sportivi. Inoltre ci sarà una quota da destinare a fini di mutualità generale per il sistema sportivo”.

  

“La legge delega è un provvedimento importante affinché il Governo inizi a fare la sua parte nella riscrittura delle norme che regolano il settore calcio“, che ha “una rilevanza economica, sociale ed è lo sport più amato dagli italiani“, ha sottolineato ancora la Melandri, mettendo in evidenza come il ritorno alla è stato deciso il ritorno alla “contrattazione collettiva al fine di trovare un equilibrio e restituire maggiore competitività al sistema calcistico“.

  

Lo scopo della legge delega sui diritti televisivi varata oggi dal Consiglio dei Ministri è quello di “garantire l’equilibrio competitivo dei soggetti partecipanti alle competizioni sportive“.

  

L’obiettivo è quello di “realizzare un sistema efficace e coerente di misure idonee a stabilire e a garantire la trasparenza e l’efficienza del mercato dei diritti di trasmissione comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi, dei campionati di calcio e delle altre competizioni calcistiche professionistiche organizzate a livello nazionale”.

  

Per essere più precisi, gli aspetti più importanti contenuti nella legge delega riguardano:

  • La titolarità di diritti televisivi sarà in capo sia alla società di calcio che “all’organizzazione della competizione sportiva” che come ha spiegato la Melandri significa la Lega Calcio. Si tratta di una co-titolarità che quindi dovrebbe titolare il patrimonio delle società sportive, specialmente quelle quotate in Borsa. Alle squadre di calcio, invece rimarrà il diritto esclusivo sulle immagini di archivio;

  • E’ introdotta la commercializzazione “centralizzata” dei diritti televisivi del calcio;

  • Sono previste delle procedure di assegnazione dei diritti per ciascuna piattaforma. In sostanza la Lega dovrà fare delegare per assegnare i diritti sulla Tv digitale, un’altra per assegnare i diritti sul satellite, per quelli su Internet e un’altra ancora per la Tv sui telefonini. Nessun operatore televisivo potrà partecipare a una gara per l’assegnazione dei diritti su una piattaforma che non esercita. La previsione riguarda a esempio il caso di Mediaset che nel passato ha acquistato i diritti del calcio anche per il satellite pur non disponendo di una propria piattaforma;

  • Le risorse che il mondo del calcio incasserà dalla vendita dei diritti televisivi saranno suddivise in questo modo: il 50% andrà in modo eguale a tutte le squadre di calcio, mentre un altro 50% sarà suddiviso in base al bacino d’utenza e ai risultati sportivi conseguiti

  • La legge delega prevedrà una funzione “di vigilanza e controllo” su questa nuova disciplina da parte dell’Antitrust e dell’Autorità per le comunicazioni;

  • In sede di legge delega sarà anche risolto il problema della definizione dei contratti in essere da parte di alcune televisioni che hanno una durata che supera quella del luglio 2007. In particolare Mediaset ha contratti che hanno una scadenza nel 2009. Il ministro Gentiloni ha spiegato che “non tutti questi contratti potranno proseguire, specialmente per quanto riguarda le opzioni previste fino alla loro scadenza. Cercheremo anche attraverso un’intesa con le parti, e senza violare i diritti acquisiti di trovare delle soluzioni per far partire la nuova normativa a luglio 2007 come previsto. In casi simili all’estero ci sono stati esempi di adeguamenti spontanei da parte delle società di calcio“. 

In Spagna, per esempio, Barcellona e Real Madrid hanno deciso autonomamente di versare anno per anno i ricavi ottenuti con la vendita dei diritti nel ‘monte’ complessivo, che è stato poi ripartito in base ai criteri previsti dai soggetti organizzatori delle competizioni.

  

Non forzeremo le regole europee, né la realtà del mercato dove esistono singoli attori, ma vogliamo evitare concentrazioni verticali dei diritti Tv per il calcio, in cui un singolo attore acquista direttamente i diritti per tutte le piattaforme, esercitandoli direttamente o meno, e magari li compra fino al 2015″ . Così il Ministro delle Comunicazioni descrive le finalità della legge delega sui diritti televisive del calcio.

  

E’ bene che si ritorni alla contrattazione collettiva dei diritti Tv del calcio”. E’ il parere di Pietro Folena (Prc), presidente della Commissione Cultura della Camera, sulla delega approvata oggi dal Consiglio dei ministri.

“Mi pare che il Governo recepisca un orientamento diffuso – aggiunge – Tutti siamo consapevoli che la cessione individuale dei diritti del calcio ha portato a uno squilibrio inedito tra grandi squadre e piccole società: uno dei fattori che ha concorso a creare le condizioni che hanno favorito i fenomeni di degenerazione che conosciamo”.

“Ritornare alla contrattazione collettiva è quindi un passo importante. La delega permette di studiare strade condivise e praticabili per gestire una fase di transizione non semplice, visto che molte squadre hanno stipulato contratti a lungo termine”.

“Mi auguro – conclude Folena – che su questa materia vi sia una larga condivisione tra le forze politiche”.

   

Sergio Bellucci, Responsabile dipartimento comunicazione e innovazione del Prc, ha dichiarato: “Dopo gli ultimi avvenimenti e visto lo scippo di Mediaset alla Rai dello scorso anno dei diritti sul calcio, servirebbe davvero più coraggio. Gli eventi collettivi, come le partite di calcio, devono essere disponibili per le nuove piattaforme digitali (..) Le licenze Creative Commons danno spazio e ruolo all’utilizzo e alla riappropriazione collettiva di un evento che continua ad essere vissuto come comunitario e sociale. Chiunque voglia cimentarsi, può utilizzare le immagini del calcio, che appartengono ai tifosi tanto quanto alle società, ma senza fini di lucro (…) Si può quindi unire la sperimentazione digitale con adeguate e innovative forme giuridiche contribuendo ad eliminare lo strapotere dei gruppi finanziari e dei ‘signorotti del calcio’ da quello che rimane lo sport più bello del mondo”.

 

Dalle aziende, in merito all’approvazione della legge delega, arriva il commento di  Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb, che ha dichiarato con soddisfazione: “Il DDl sui diritti del calcio varato oggi da Consiglio dei ministri, rappresenta una tappa importante nel riordino di questa materia. Abbiamo apprezzato l’attenzione riservata alle tecnologie emergenti, come l’IPTV, e ci auguriamo che il ricorso ad una speciale disciplina incoraggi lo sviluppo di queste tecnologie all’avanguardia, anche attraverso la previsione di divieti di esclusiva al fine di non creare distorsioni in mercati non ancora maturi”. 
“Non possiamo che condividere
– ha concluso Stefano Parisi – l’obiettivo del provvedimento di garantire la competizione delle singole piattaforme e la diffusione delle nuove: a tal fine occorrerà prevedere obblighi di non discriminazione tra i soggetti che utilizzano le medesime tecnologie”.

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