Italia
Vale 36 miliardi di euro l’industria italiana dei servizi di telecomunicazione, che anche nel 2005 – in controtendenza con l’economia nazionale – ha continuato a svolgere il proprio ruolo propulsivo, con una crescita in valore del 4,3% rispetto all’anno precedente.
È quanto emerge dalla relazione annuale del Garante delle telecomunicazioni presentata al Parlamento dal presidente dell’Agcom Corrado Calabrò, che ha sottolineato il ruolo decisivo del comparto non solo in Italia, ma in tutto il mondo, dove le tlc continuano a crescere, facendo segnare nel 2005, un incremento del 4,7% a 900 miliardi di euro.
Molti i temi toccati nella relazione del Garante, che ha analizzato gli scenari attuali e futuri di un settore in cui l’Italia vanta primati in positivo, ma anche in negativo.
In particolare, il Presidente Calabrò ha definito ‘inaccettabili’ i ritardi nella diffusione della tecnologia radio di accesso a banda larga WiMax, dovuti essenzialmente al continuo differimento nella messa a disposizione della relativa banda di frequenza da parte dell’attuale detentore, il ministero della Difesa.
“Auspichiamo che il Governo, assecondando l’impegno del Ministro Gentiloni, sblocchi finalmente questa situazione, consentendo l’assegnazione delle frequenze”, ha spiegato Calabrò, sottolineando come sia necessario, in linea con l’orientamento comunitario, “un ripensamento profondo della politica di ripartizione dello spettro fra gli utilizzatori” che preveda una vera liberalizzazione dell’uso delle frequenze.
Approccio che, tra l’altro, “comporterebbe un apprezzabile introito per lo Stato”.
Buoni, per l’Agcom, i risultati raggiunti sul versante della regolamentazione delle tlc, che ha portato a una netta discesa dei prezzi della telefonia, scesi nel 2005 dello 0,6%, a fronte di un aumento dell’inflazione dell’1,9%.
Risultato che fa dell’Italia un Paese d’eccellenza nella promozione di servizi a innovativo contenuto tecnologico.
“Complessivamente – ha spiegato il garante – nel periodo dal 1998 al 2005, i prezzi finali dei servizi di telefonia sono diminuiti del 15%, a fronte di un aumento medio dell’indice generale dei prezzi al consumo del 17%, e di una crescita del 15% dei prezzi del complesso dei servizi di pubblica utilità”.
Gli sforzi portati avanti nel nostro Paese sono stati riconosciuti come validi anche dalla Ue, che nel suo ultimo Rapporto sullo stato delle comunicazioni elettroniche in Europa, “sottolinea il ruolo leader dell’Italia nella telefonia mobile e nell’unbundling, ed evidenzia l’importanza delle misure pro-competitive adottate dall’Autorità che hanno, tra l’altro, consentito la riduzione dei prezzi di terminazione mobile e uno sviluppo della banda larga superiore a quello della media degli altri Paesi europei”.
In particolare, il settore mobile ha prodotto un fatturato pari a 19,6 miliardi di euro, con una crescita del 7,8%: l’Italia, con 10 milioni di linee attive, è al primo posto in Europa per diffusione dei servizi di telefonia mobile di terza generazione (UMTS) ed è stato anche il primo Paese a lanciare la Tv mobile con tecnologia DVB-H.
Il presidente Calabrò ha toccato anche un tema molto dibattuto negli ultimi mesi: quello dell’ingresso sul mercato mobile degli operatori virtuali come mezzo per produrre un’ulteriore abbattimento dei prezzi al consumo.
“È questo un processo che deve essere guidato dal mercato, ma, anche in seguito a quanto indicato dalla Commissione europea sul finire del 2005, l’Autorità sta monitorando lo stato degli accordi raggiunti per verificare se i quattro gestori mobili siano effettivamente intenzionati a porre in essere comportamenti virtuosi e concludenti”, ha spiegato Calabrò, puntualizzando che se nei prossimi mesi non si verificheranno sostanziali progressi “l’Autorità non potrà non prendere in considerazione misure regolamentari, ancorché queste siano una extrema ratio in un mercato competitivo come quello mobile”.
Calabrò ha inoltre sottolineato che, per effetto delle riduzioni di prezzo nelle tariffe telefoniche disposte in quest’ultimo anno dall’Autorità, i consumatori risparmieranno circa 2 miliardi di euro nel prossimo triennio.
Sempre grazie agli interventi dell’Agcom sui mercati all’ingrosso, “l’Italia è il secondo paese in Europa per linee passate dal controllo dell’operatore storico ai concorrenti, con 1,6 milioni di linee, e con una tariffa di accesso ch’è la più bassa in Europa e ch’è destinata a ridursi ulteriormente nel prossimo anno”.
Da segnalare anche la spinta concorrenziale apportata dal sistema di portabilità del numero, utilizzato da oltre 8 milioni di utenti. Numeri che confermano il primato dell’Italia anche in questo settore.
Per quanto riguarda la diffusione di internet, pur partendo da una posizione svantaggiata, l’Italia ha saputo recuperare il ritardo accumulato negli anni e registra ora livelli d’uso molto alti, con 28 milioni di utenti e un tasso di crescita della banda larga (187% in due anni), significativamente superiore a quello dell’Europa a quindici: oggi il numero di linee si è attestato complessivamente sui 7 milioni, facendo dell’Italia il quarto Paese europeo.
La diffusione dell’ADSL – sottolinea però il Garante – “raggiunge l’80% della popolazione, ma con gravi squilibri territoriali. I prezzi di accesso, per effetto degli interventi dell’Autorità, sono scesi mediamente in sei mesi del 50%; ma possono diminuire ancora”.
Come sottolinea anche il Governo nel Documento di programmazione economico finanziaria, la diffusione a livello di massa delle nuove tecnologie digitali è un fattore indispensabile per la modernizzazione del Paese.
A questo fine – ha aggiunto Calabrò – “L’Autorità utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per lo sviluppo concorrenziale di questo mercato”.
Sul tema dei doveri di trasparenza e non discriminazione nelle attività connesse al ruolo di Telecom Italia nei mercati wholesale e retail, secondo Calabrò, “occorre fare un passo avanti sulla strada della separazione tra servizi regolati e non regolati, agendo sulla funzione di governance e di controllo indipendente”.
L’Agcom – ha sottolineato ancora Calabrò – prima in Europa, già nel 2002, con la delibera sulla parità di trattamento, ha stabilito regole che sono state di riferimento per altri Paesi.
Allo stato attuale, tenendo conto delle evoluzioni del mercato verso la convergenze di reti e servizi, bisogna tuttavia adeguare tale disciplina alla nuova realtà, per garantire la piena e effettiva parità di trattamento tra tutti gli operatori del mercato.
Per questo si chiede all’incumbent di “dare la sua disponibilità in tal senso. La maggiore trasparenza che ne risulterà varrà sicuramente a togliere asprezza al contenzioso ingeneratosi, hic et inde, tra l’operatore dominante e gli operatori alternativi”.
Per fare in modo che il nostro Paese non sia solo ‘consumatore’ di telecomunicazioni ma anche attore protagonista di una filiera produttiva fatta di tecnologia, prodotti e servizi, occorre – ha concluso il presidente Agcom – attuare “politiche di localizzazione ed incentivi agli investimenti”, dal momento che “l’Italia stenta ancora ad appropriarsi, con un grande disegno di politica industriale, di tanta innovazione”.
Pienamente d’accordo sulle linee di principio della relazione del Garante, il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, secondo cui “l’Autorità parla di regole che vanno in direzione dell’aumento della concorrenza e del pluralismo e dimostra, dati alla mano, che queste regole, nel caso in cui sono state applicate, hanno favorito il consumatore finale, l’utente, il cittadino. E questa è la grande sintonia con la linea del Governo”.
Sul tema della separazione tra servizi regolati e non regolati, non si sono fatte attendere le reazioni degli operatori, in primis del gruppo guidato da Marco Tronchetti Provera, secondo cui “L’Autorità non ha chiesto la separazione societaria, ma di continuare il cammino virtuoso intrapreso con la delibera 152″ , quella cioè che indica le misure atte a garantire la piena applicazione del principio di parità di trattamento interna ed esterna da parte degli operatori aventi notevole forza di mercato nella telefonia fissa.
Telecom, ha aggiunto Tronchetti Provera, “continuerà a seguire questo percorso con grande impegno perché le garanzie sostanziali che già hanno i concorrenti diventino anche formali”, anche se, ha sottolineato, l’Italia è il Paese che “più ha fatto in tema di unbundling”.
Per quanto riguarda invece l’apertura del mercato agli operatori virtuali, Tronchetti ha spiegato che “sicuramente verranno raggiunti accordi commerciali”.
Per l’amministratore delegato di Vodafone Italia, Pietro Guindani, la parità concorrenziale è un elemento “urgente, prioritario, per permettere agli operatori mobili di seguire gli indirizzi dell’Autorità anche nella direzione di aprire agli operatori virtuali”.
Prima di tutto, però, bisogna riequilibrare il contesto competitivo all’indomani della fusione Telecom-Tim.
Guindani si dice pienamente d’accordo con il presidente Calabrò sul tema della regolamentazione: “non è il momento di vacanze – ha spiegato – c’è una continua evoluzione del mercato e quindi deve proseguire la positiva rincorsa tra regolamentazione ed evoluzione del mercato, trainato dallo sviluppo delle tecnologie”.
Positivo, infine, il giudizio dell’ad di Vodafone Italia in merito alla volontà del Garante di mettere mano alla disciplina relativa alla trasparenza e alla non discriminazione nelle attività connesse al ruolo di Telecom Italia alla luce di due fatti nuovi: “l’integrazione tra fisso e mobile e l’avvento delle reti di nuova generazione”.
Corrado Sciolla, amministratore delegato di BT Albacom, ha espresso grande soddisfazione per il richiamo al Governo sul WiMax e per la raccomandazione di trasparenza rivolta a Telecom Italia, pur deplorando la mancata presa di posizione del garante sui servizi integrati fisso-mobile.
“Su questo argomento ribadisco la volontà di BT Albacom di portare quanto prima in Italia i servizi integrati fisso-mobile che BT ha già attivato in Inghilterra” sul mercato aziendale, ha dichiarato Sciolla, sottolineando la volontà della società di “partecipare alle aste per le frequenze disponibili, che mi auguro siano bandite il più presto possibile”.
L’Associazione italiana Internet Provider (AIIP) evidenzia invece alcune lacune della relazione Agcom, in particolare per quanto riguarda “il sostanziale ritardo dell’Autorità nel porre argini ad un mercato, come quello Internet che, seppur in crescita, registra un continuo processo di concentrazione a favore del monopolista e a scapito di tutti gli altri operatori”.
Per l’AIIP – che apprezza la volontà dell’Agcom di porre argini allo strapotere di Telecom Italia – bisognerebbe tuttavia riuscire a “far rispettare sempre e comunque le regole, spesso disattese, a volte perfino dalla stessa Autorità che le ha emanate”.
Desta preoccupazione, infine, il fatto che il Garante non si sia pronunciato su argomenti caldi come la Network Neutrality, il VoIP o la regolamentazione dell’IPTV, per il cui futuro – sottolinea l’AIIP – “dovranno essere attuati provvedimenti, anche perché suscettibili di introdurre nuovi mercati ed aprire ulteriormente alla concorrenza i mercati esistenti”.
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Presentazione sull’attività svolta e sui programmi di lavoro dell’Agcom – Corrado Calabrò, Presidente Agcom