Stati Uniti
Inizia col licenziamento di mille manager, il cammino di Intel verso il risanamento, nell’ambito di un vasto programma annunciato lo scorso aprile dal Ceo Paul Otellini con l’intento di “ristrutturare, riprogettare e ridimensionare” il gruppo, in una sorta di ‘rivalutazione strategica’ che non lascerà “nulla di intentato” e punterà principalmente agli asset in perdita per creare un’azienda “più asciutta, agile ed efficiente”.
Il taglio corrisponde all’1% dell’attuale forza lavoro e risponde all’esigenza del gruppo di voler risparmiare – al momento – la base dipendenti e di indirizzare il nuovo percorso della società verso nuovi business in grado di generare profitto.
Tra questi, Intel intende muoversi nei settori della digital home e della sanità, dopo aver ceduto nelle scorse settimane il business delle comunicazioni e dei processori applicativi a Marvell Technology Group per 600 milioni di dollari.
Mossa che dovrebbe consentire di salvaguardare la posizione della grande maggioranza dei 1.400 dipendenti della divisione, ma che non esclude ulteriori interventi di riduzione della forza lavoro che potrebbero essere annunciati già la prossima settimana, in occasione della presentazione dei risultati del secondo trimestre.
“Attueremo altre riduzioni selettive – ha spiegato Otellini – appena avremo completato le analisi e le decisioni sugli investimenti, le spese e le strutture organizzative”.
La riduzione del ‘parco’ manager – che negli ultimi 5 anni è cresciuto molto più velocemente della base dipendenti – dovrebbe comunque portare significativi miglioramenti per quanto riguarda i costi e i processi decisionali del gruppo.
Si tratta di un passo molto importante, ha spiegato ancora Otellini, poiché “risolve un problema chiave rilevato nell’analisi di efficienza della società: troppi strati di management rendono infatti il processo decisionale lento e inefficiente”.
Il gruppo non ha tuttavia quantificato i costi e i vantaggi dei tagli: anche questi probabilmente saranno resi noti la prossima settimana.
Gli osservatori attendono tra le mosse imminenti, la vendita del business dei processori di rete e la riorganizzazione della divisione memorie Flash con la separazione della produzione dalla manifattura, come anticipato a maggio.
Gli impegni nella ristrutturazione e nel riposizionamento del gruppo arrivano dopo due anni molto difficili per la società, leader del settore dei microprocessori, che nel 2004 ha dovuto rimandare più volte o cancellare una serie di prodotti e nel 2005 ha perso quota rispetto alla rivale Advanced Micro Devices.
Intel ha chiuso il primo trimestre 2006 con un fatturato pari a 8,9 miliardi di dollari, un risultato operativo di 1,7 miliardi di dollari, utili netti di 1,3 miliardi di dollari e utili per azione pari a 23 centesimi.
La riduzione dei tassi di crescita dei PC ha tuttavia portato a una più lenta riduzione nel livello di inventario dei chip presso i clienti, con un impatto sul fatturato della prima metà di quest’anno, che secondo Otellini sarà inferiore del 3 per cento circa rispetto ai 38,8 miliardi di dollari dell’anno precedente, e soggetto a una vasta gamma di variabili potenziali.
Secondo le valutazioni degli analisti, per tornare ai vecchi livelli di profitto, il colosso californiano – che a fine marzo aveva 103 mila dipendenti – dovrebbe licenziare circa il 10% del suo staff, ossia circa 10 mila persone.
Intel, del resto, non è nuovo a simili iniziative: già nel 1998, dopo aver effettuato diverse acquisizioni all’epoca del boom delle dot-com, aveva ridotto l’organico attraverso una serie di abbandoni volontari e licenziamenti.
“Abbiamo fatto estremamente bene nel corso degli ultimi 25 anni, ma dobbiamo adeguarci all’andamento dell’industria. La competizione si intensificherà e la battaglia sui prezzi sarà aggressiva”, ha concluso Otellini, sottolineando come l’obiettivo e il destino del gruppo sia quello di rinnovarsi “ora che ci sono i mezzi e il tempo per farlo, per assicurarci di mantenere la leadership del mercato”.
Se Intel piange, comunque, AMD non ride: sebbene il gruppo continui a guadagnare quote di mercato a scapito della rivale, la scorsa settimana la compagnia ha annunciato profitti per 1,21 miliardi di dollari, decisamente meno di quanto atteso dagli analisti (1,3 miliardi) e in calo del 9% rispetto al primo trimestre.
Anche in questo caso, però, per saperne di più si dovrà attendere la presentazione dei dati di bilancio, prevista per il prossimo 20 luglio.