Mercati IT: Italia, grande importatore di tecnologie e servizi informatici, con un deficit in innovazione. Gli interventi di Lucarelli, Comastri e Vigevano

di Stefania Pagliara |

Ennio Lucarelli (AITech-Assinform): “Tendenza gravissima alla marginalità nella sfida mondiale, che deve essere assolutamente, e al più presto, corretta e invertita”

Italia


ICT

“Aziende italiane dell’IT: meno del 9% svolge attività all’estero; solo il 24% ricorre all’aggiornamento del know-how in tempo reale i mercati esteri più sviluppati; circa il 41% collabora con aziende straniere per attività di sviluppo congiunto”. E’ questa la fotografia scattata dallo Studio realizzato da AITech-Assinform sull’internazionalizzazione dell’Information Technology italiana, presentato questa mattina all’Unione Industriali di Roma.

  

L’Analisi evidenzia le notevoli difficoltà da parte del nostro Paese a partecipare al processo internazionale di produzione e di divulgazione dell’innovazione tecnologica. 

All’incontro sono intervenuti, fra gli altri, Luigi Abete presidente dell’Uir, Milos Budin sottosegretario al Commercio Internazionale, Ennio Lucarelli presidente di AITech-Assinform e Marco Comastri, vicepresidente di AITech-Assinform con delega all’internazionalizzazione.

  

Lo Studio parte dal presupposto che, per un settore innovativo come l’IT, l’internazionalizzazione non sia un optional, ma un requisito essenziale non solo per crescere esso stesso, ma per incidere in modo concreto sullo sviluppo e la competitività del Paese. Oggi, infatti, le difficoltà internazionali dell’informatica italiana si riflettono in modo negativo sulle performance dell’intera economia nazionale,  perché fanno dell’Italia un grande importatore di tecnologie e servizi informatici, con un deficit in innovazione espresso dal rosso costante della bilancia dei pagamenti del settore, giunto nel 2005 a -718 miliardi di euro, con un peggioramento del 38% rispetto all’anno precedente.

  

“Ciò significa – ha sottolineato Ennio Lucarelli – che il nostro Paese rinuncia a elaborare le soluzioni tecnologiche per la propria modernizzazione, affidandosi per lo più a soluzioni standardizzate realizzate all’estero, che non sempre si rivelano idonee a risolvere i nostri problemi. Questo è una tendenza gravissima alla marginalità nella sfida mondiale delle idee, del sapere e della creatività, che deve essere assolutamente, e al più presto, corretta e invertita”. “L’Information Technology  ha informato – è oggi il motore del nuovo ciclo di espansione dell’economia internazionale e anche in Italia il rilancio dell’informatica e l’internazionalizzazione del settore devono costituire un nodo cruciale della politica e degli investimenti per lo sviluppo”. 

  

Lo Studio mette in luce come esistono oggi possibilità concrete di salire sui treni dell’innovazione  ancora in corsa.

“L’IT italiana – ha concluso Lucarelli – ha tutte le carte in regola per eccellere nel software applicativo e nei servizi informatici, offrendo nuovi prodotti e soluzioni alla domanda d’innovazione che emerge dal Paese in tutti i campi, da proporre anche sul mercato internazionale”.

  

Marco Comastri, nell’illustrare lo Studio, ha indicato “nel supporto innovativo all’espansione internazionale dei marchi del Made in Italy, che con la loro forza d’immagine di qualità rappresentano una chiave privilegiata di apertura ai mercati esteri, una via per la costruzione di una industria globale dell’IT italiano“, proponendo al Governo il varo di un programma sinergico su questo tema.

  

Comastri sottolinea ancora una volta la bassa presenza di aziende italiane IT all’estero: “Sono meno del 9% delle aziende IT italiane quelle che svolgono attività commerciale all’estero, direttamente o in compartecipazione con aziende italiane di altri segmenti commerciali o con aziende locali e solo il 24%, quelle che fanno  scouting tecnologico all’estero in mercati più sviluppati. La percentuale sale nel settore Ricerca e Sviluppo, infatti circa il 41% delle aziende italiane IT collabora con aziende straniere per attività di sviluppo congiunto”.

  

Da questi dati, secondo Comastri emerge che “…le aziende italiane IT sono ‘in pantofole’ si focalizzano solo sul loro mercato di riferimento legato soprattutto alla loro zona di residenza”.

Quali requisiti le aziende italiane IT dovrebbero, quindi, possedere per espandersi nel contesto internazionale?

Sicuramente  – spiega il vicepresidente di AITech-Assinform – un Management moderno, con mentalità e cultura internazionali, che sappia lavorare in contesti globali, capace di rapportarsi con culture anche profondamente diverse dalla propria, superando ostacoli quali gap linguistici e logistici, che oggi grazie alla tecnologia non dovrebbero essere più tali”.

Aggiungendo: “Occorre avere poi una visione di lungo periodo per strutturare l’azienda e i processi organizzativi anche in base all’area geografica in cui si intende operare. Un importante volano e opportunità per l’industria italiana IT è rappresentato dall’espansione del Made in Italy. I nostri brand, ampiamente conosciuti all’estero, hanno infatti tra i loro obiettivi anche il consolidamento. Per raggiungere questo obiettivo devono investire in produttività, migliorare i processi e in questa fase possono intervenire le aziende IT”.

  

Per favorire il processo di internazionalizzazione nel breve e medio termine, Aitech-Assinform consiglia di “investire in formazione per essere competitivi sui mercati globali, anche mediante un piano di formazione tecnica e manageriale sul territorio. Creare poi un sistema di alleanze e collaborazioni di tipo finanziario, tecnologico, di distribuzione tra le aziende su scala internazionale, individuando anche delle partnership nell’area del Made in Italy”.

Servirebbe poi, dice ancora Comastri, “Un osservatorio per l’analisi dei mercati esteri e le opportunità per l’IT italiana, che metta a disposizione degli imprenditori le informazioni necessarie e un Ufficio per le relazioni con istituzioni e associazioni straniere. Occorre quindi creare un’infrastruttura di servizi a supporto delle aziende interessate”.

Per concludere, “…non ci può essere un rilancio dell’economia informatica italiana se non si punta sull’internazionalizzazione e per fare questo non si può prescindere dalla concertazione di intenti e di programmi con le istituzioni pubbliche e con le grandi realtà private e i brand del Made in Italy”.        

  

Paolo Vigevano, Direttore relazioni istituzionali di AlmavivA, ha ricordato che “Un problema da sollevare è la questione dell”allineamento’ del settore pubblico e privato”.

“Stiamo assistendo  – ha detto Vigevano – a fenomeni di cambiamento continui e repentini, ma il nostro sistema non riesce a tenere il passo. In generale ho notato che in molti Paesi c’è a livello politico l’incapacità di seguire l’andamento del cambiamento attraverso gli strumenti tradizionali, come gli strumenti legislativi”.

Vigevano ha spiegato, “…per favorire il processo dell’internazionalizzazione occorre lavorare insieme per fare Sistema. Pubblico e privato devono agire di concerto con obiettivi comuni e programmi di azioni condivise”.

“E’ necessaria – ha concluso Vigevano – un’attività di coordinamento tra pubblico e privato, tracciare delle linee guida e poi agire di conseguenza”.

  

Progetto di internazionalizzazione delle aziende italiane del settore IT
Marco Comastri – vicepresidente AITech-Assinform
Roma – 13 luglio 2006

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