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Ancora guai giudiziari per Apple: trascinata in tribunale dagli azionisti per l’affaire stock option

Stati Uniti


Sembrano non dover finire mai i guai per Apple. Dopo il contenzioso per violazione di brevetto che la vede contrapposta alla taiwanese Creative Technology  e sul quale l’International Trade Commission (ITC), la commissione statunitense per il commercio internazionale, ha avviato un’indagine per appurare se l’iPod di Apple viola effettivamente un brevetto di Creative, ora deve rispondere alle accuse dei propri azionisti che hanno intentato una causa presso la Corte Superiore dello Stato della California per la Contea di Santa Clara contro gli attuali top manager e gli ex dirigenti.

 

Gli azionisti accusano i top manager di aver manipolato l’assegnazione delle stock option, una particolare forma di remunerazione che permette di acquistare entro una certa data azioni della società per cui si lavora ad un prezzo prefissato. La causa verte sui diritti attribuiti ai manager fra il 1997 e il 2001.

 

La scorsa settimana, Apple si è autodenunciata alla Securities and Exchange Commission (SEC), la commissione di sorveglianza della Borsa americana, e ha delegato ad un comitato esterno di esperti il compito di investigare sull’accaduto dopo aver riscontrato nel corso di un’indagine interna irregolarità nei piani di assegnazione delle stock option ai propri dirigenti. “Apple è una compagnia trasparente. Vogliamo risolvere i problemi quanto prima e per questo ho piena fiducia nel lavoro della commissione“, ha dichiarato fondatore di Apple, Steve Jobs, in seguito all’autodenuncia della società alla SEC. piena fiducia nel lavoro della commissione.

 

Fra i top manager denunciati per le stock option figurava inizialmente anche il Steve Jobs, i cui diritti di assegnazione sono stati poi cancellati nel 2003. Steve Jobs era indagato per l’assegnazione di una stock option assegnatagli nel gennaio del 2000. Jobs, tuttavia, non ha esercitato la stock option e quindi non ne ha tratto nessun profitto. La linea difensiva di Steve Jobs si è basata, secondo una nota interna, “sull’inconsapevolezza all’illecito e sull’assoluta estraneità a quei possibili passaggi illegali che hanno portato all’assegnazione della stock option“.

 

Gli altri manager di Apple coinvolti nella vicenda, su invito della stessa società, hanno dichiarato che “non commenteranno ulteriormente l’episodio fino a quando una commissione indipendente non avrà preso in esame la materia e l’inchiesta non sarà terminata“.

 

Apple non è l’unica società high-tech della Silicon Valley accusata di irregolarità nell’assegnazione delle stock option. Nei mesi scorsi, infatti, irregolarità simili sono state riscontrate in altre 21 aziende high-tech, tra queste Juniper Networks, McAfee, Openware, Trident Microsystems. Queste società  sono accusate di aver retrodatato le stock option allo scopo di sottrarre impropriamente le spese dei compensi degli impiegati e quindi non pagare tutte le tasse dovute. (a.go.)

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