Europa
La proposta del Commissario Ue ai media e alla società dell’informazione Viviane Reding di regolamentare le tariffe del roaming internazionale sta causando non poco malcontento non solo in seno all’industria, ma anche all’interno dello stesso esecutivo.
La Commissione è infatti nella fase finale della preparazione di una nuova regolamentazione del settore che ha lo scopo di fare del mercato interno europeo un vero e proprio mercato domestico, partendo dalla convinzione che i confini tra uno Stato e l’altro non debbano essere pretesto per praticare prezzi esorbitanti.
Secondo quanto riporta il Financial Times, Peter Mandelson (Commissario Ue per il commercio) e Günter Verheugen (responsabile per l’impresa e l’industria) hanno fatto quadrato contro la decisione della Reding, sostenendo che un eccesso di regolazione potrebbe danneggiare la competitività e la capacità di innovazione degli operatori mobili europei.
La proposta di regolamentazione sarà presentata il prossimo 19 luglio, ma la sua approvazione, a quanto pare, non sarà una passeggiata dal momento che Mandelson e Verheugen avrebbero diversi sostenitori pronti a far valere le loro ragioni.
Per la Reding – che non ha mostrato cedimenti di fronte alle feroci critiche nè alle iniziative dell’industria volte a scongiurare il pericolo di una nuova regolamentazione – “La Commissione non può permettere che le tariffe di roaming restino ingiustificatamente alte rispetto a quelle pagate nel proprio Paese”.
L’obiettivo della temeraria Reding è quello di promuovere lo sviluppo di un “mercato unico europeo” per i servizi di roaming, livellando le tariffe praticate all’estero a quelle pagate nel proprio Paese.
“Il metodo per raggiungerlo – ha dichiarato il Commissario – non è quello di fissare astrattamente un prezzo ideale a livello europeo, quanto quello di assimilare le tariffe del roaming internazionale a quelle nazionali con caratteristiche simili”.
Il mercato del roaming vale all’incirca 8,5 miliardi di euro, per un servizio utilizzato da circa 147 milioni di utenti.
Un taglio ai costi potrebbe dare impulso all’utilizzo del servizio, soprattutto in vista delle prossime vacanze estive, quando milioni di persone si muoveranno attraverso l’Europa.
L’industria aveva chiesto alla Reding di regolamentare soltanto le tariffe all’ingrosso, ossia quelle che gli operatori si praticano l’un l’altro, ma per la Reding questo non è sufficiente poiché “a causa della complessità e della non trasparenza del mercato, i normali meccanismi non bastano”: ci sarà dunque anche un intervento al dettaglio, per garantire che i rimedi applicati a monte si riflettano anche a livello consumer.
Questa misura – riporta ancora il Financial Times – è osteggiata anche dalle Autorità nazionali di regolazione, che la definiscono “impraticabile”, mentre per la Gsma che si è più volte scagliata contro la possibilità di un intervento regolatorio a livello europeo, l’imposizione di un price cap – cosa che non esiste, ad esempio nel settore aereo dove i prezzi non sono standardizzati – “ridurrebbe la competizione e l’innovazione, danneggiando un’industria che investe circa 15 miliardi di euro all’anno in nuove reti, prodotti e servizi”.
Secondo fonti vicine al Commissario Verheugen, anche le associazioni dei consumatori e gli Stati membri non hanno molto gradito l’approccio della Reding.
L’opposizione, infatti, non è sulla sostanza ma sul metodo: la richiesta è quella di trovare il giusto equilibrio tra la protezione dei consumatori e l’interesse dell’industria europea.
C’è da scommettere tuttavia che la Reding non si farà intimidire dalle minacce degli operatori – che sostengono che la riduzione dei costi del roaming provocherà aumenti sulle tariffe domestiche – né ingannare dalle loro proposte di riduzione volontaria dei prezzi dal momento che gli operatori che hanno fatto ricorso a queste misure faranno partire i tagli, guarda caso, dal prossimo autunno se non addirittura dal prossimo anno.
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