Unione Europea
La Commissione europea presenterà il prossimo 28 giugno la Comunicazione relativa alla revisione dell’intero quadro normativo sulle comunicazioni elettroniche che per la prima volta potrebbe includere nei mercati soggetti a regolamentazione preventiva (ex ante) anche quello dei servizi di terminazione su rete mobile e dunque anche i servizi Sms.
Non ci sarà tuttavia, ha chiarito Bruxelles, alcun intervento diretto sui prezzi dei messaggi di testo, come alcuni avevano inteso in un primo momento.
Secondo le valutazioni della Commissione, i servizi di testo via cellulare “devono essere considerati come parte di un’unica terminazione di mercato per operatore”, dal momento che “le carenze del mercato per i servizi SMS sono le stesse riscontrate nei servizi voce”.
“Includere gi sms nella definizione del mercato delle chiamate vocali non condurrebbe direttamente a una regolamentazione ma permetterebbe semplicemente ai regolatori nazionali di intervenire nel caso in cui si riscontrasse una posizione dominante sul mercato”, spiega una fonte vicina al dossier.
In base a quanto anticipato nei giorni scorsi dal Commissario Ue ai media e alla società dell’informazione Viviane Reding, il numero di mercati soggetti a interventi preventivi da parte delle Autorità Nazionali di Regolamentazione – nel caso in cui il player in posizione dominante attui comportamenti abusivi al fine di escludere i rivali dal mercato – passerà da 18 a 11.
“Includere gli sms rende, sul piano giuridico, meno probabile una regolamentazione del mercato poiché la definizione del mercato diventerà più ampia e sarà dunque più difficile verificare una situazione di posizione dominante”, ha aggiunto la fonte.
Alcuni mesi fa aveva fatto molto discutere l’ipotesi – avanzata dal francese Alain Lamassoure, membro del partito popolare europeo – di imporre una tassa sugli sms e sulle email.
Lamassoure ha proposto una tassazione di circa 1,5 centesimi su ogni sms e di 0.00001 centesimi su ogni email inviata tra nazioni differenti. O meglio: la tassa verrebbe applicata a ogni invio, ma i proventi dei messaggini e della posta inviata nella propria nazione andrebbero nelle casse del governo nazionale, mentre quelli diretti all’estero andrebbero a rimpinguare le casse dell’Unione.
La proposta ha scatenato forti polemiche nel cyberspazio e non solo, poiché la tassa – seppure definita ‘un’inezia’ da Lamassoure – andrebbe a colpire le tasche dei più giovani, i fan più entusiasti dei messaggini dal telefonino.
Solo in Italia, lo scorso anno sono stati inviati ben 34,5 miliardi di messaggi: più di 94,5 milioni al giorno per 365 giorni.
Considerando il loro costo minimo, cioè 15 centesimi l’uno e depurandoli dell’Iva, si ottiene un incasso annuo superiore ai 4,3 miliardi di euro, pari a circa il 60-80% dell’ARPU degli operatori.
Crescono intanto, le iniziative che gravitano intorno ai messaggi di testo: a Milano, ad esempio, dal prossimo 26 giugno si potrà pagare il parcheggio sulle strisce blu inviando un sms con il proprio telefono cellulare, senza bisogno di tagliandi cartacei o elettronici, nell’ambito della sperimentazione del nuovo sistema di pagamento messo a punto dall’ATM.
Un mercato che, dunque, fa gola a molti: dai legislatori che, tassandoli, sperano di rimpinguare le casse dell’Unione europea ai virus writer, che prendono di mira con sempre più insistenza il cellulare per diffondere codici maligni o spam.
L’ultimo in ordine di tempo è l’sms di ringraziamento per l’iscrizione a un presunto servizio di dating online che, al modico prezzo di due dollari al giorno automaticamente addebitati fino a cancellazione dell’iscrizione, combina incontri sentimentali sul sito web indicato, ovviamente fittizio.
Il timore che la nuova regolamentazione europea sulle comunicazioni elettroniche possa imporre un tetto sui prezzi degli sms ha avuto anche ripercussioni sulle Borse, dove le azioni dei grandi operatori – da Deutsche Telecom a France Télécom e Vodafone – hanno tutte ceduto terreno.
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