Europa
Mentre in Europa si punta con sempre maggiore insistenza sull’importanza della società dell’informazione come volano di sviluppo economico e di occupazione, dall’ultima indagine Eurostat risulta che in Italia, il 59% della popolazione non ha alcuna conoscenza informatica di base. Percentuale ben al di sopra della media europea, che si attesta al 37% della popolazione.
Peggio di noi, solo la Grecia (65%), mentre si collocano in una posizione migliore -seppur con percentuali di analfabetismo superiori al 50% – l’Ungheria (57%), Cipro e il Portogallo (54%) e la Lituania (53%).
Percentuali nettamente migliori si registrano invece nei Paesi nordici – Danimarca e Svezia in testa con, rispettivamente il 10% e l’11% della popolazione – il Lussemburgo (20%), la Germania (21%) e il Regno Unito (25%).
Nel complesso, nei 25 Paesi della Ue, il 37% delle persone dai 16 ai 74 anni non ha alcuna conoscenza dell’informatica, con una percentuale leggermente più alta nella popolazione femminile (39%) rispetto a quella maschile (34%).
Il rapporto rivela inoltre importanti discrepanze tra gli Stati membri e tra i diversi segmenti della popolazione in termini di età e di livello d’istruzione.
Le conoscenze informatiche risultano davvero scarse nelle fasce di popolazione più anziana : in media, nei 25 Paesi della Ue, il 65% delle persone di età compresa tra i 55 e i 74 anni non ha alcuna conoscenza informatica. Una percentuale che varia però dal 27% della Danimarca al 93% della Grecia.
Tra i più giovani – di età compresa tra i 25 e i 54 anni – la percentuale di ‘ignoranza’ informatica totale scende al 29%, mentre il 17% rivela un ‘basso’ livello di competenza (contro una media del 15%), il 29% un livello ‘medio’ (contro il 26% della popolazione totale) e il 25% un livello di conoscenza ‘elevato’ (contro il 22% della popolazione totale).
In Danimarca e Lussemburgo, il 45% delle persone appartenenti a questa fascia d’età dichiarano di possedere conoscenze informatiche elevate, contro il 10% della Grecia e l’11% della Lettonia e della Polonia.
Percentuali di competenza più elevate si riscontrano per fortuna tra i ragazzi di età compresa tra i 16 e i 24 anni, tra i quali solo il 10% non è capace di usare un Pc, neanche le sue funzioni basilari, con punte del 34% in Ungheria, del 32% in Grecia e del 28% in Italia.
D’altro canto, il 40% dei ragazzi possiede un livello di preparazione informatica elevato e le percentuali più alte si riscontrano in Slovenia (67%), Lussemburgo (64%) e in Danimarca (59%).
In tutti gli Stati membri, le tecnologie informatiche sono maggiormente utilizzate da coloro che possiedono un alto livello di istruzione, anche se il gap ha diverse origini: insufficienza di infrastrutture adeguate; pochi incentivi all’uso delle tecnologie ICT, mancanza della preparazione necessaria per prendere parte alla società dell’informazione.
In media, nei 25 Paesi Ue, soltanto l’11% delle persone con un elevato livello d’istruzione non ha conoscenze informatiche di base, con percentuali che passano dal 2% della Svezia al 24% dell’Estonia, mentre il 41% degli appartenenti a questa fascia dichiara di possedere un elevato livello di preparazione.
In generale, la percentuale di disoccupati che non possiede alcuna conoscenza informatica è più elevata rispetto alla media della popolazione, tranne in Grecia dove la percentuale di disoccupati senza ‘skill’ informatico è del 56%, contro una media del 65%, a Cipro (42% contro 54%), in Germania (16% contro 21%) e in Svezia (10% contro 11%).
In tutti gli Stati membri, i navigatori più assidui sono gli studenti con una media di alfabetismo del 4% e picchi del 19% in Ungheria, seguita dall’Italia col 14%.
In questo gruppo, il 41% dichiara di avere una preparazione media e il 43% elevata.
La industry italiana dell’ICT incontra il Ministro Paolo Gentiloni
Isimm e Key4biz promuovono per il pomeriggio del 4 luglio 2006 un incontro tra gli operatori più rappresentativi delle tlc, dei media e di internet ed il Ministro Gentiloni.
Sarà un’importante iniziativa di community in occasione della quale si porranno a confronto le criticità delle aziende e le priorità dell’azione di governo.