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Instant Messaging mobile: gli operatori pronti a offrire il servizio, ma saranno pronti a dividere la torta?

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I sistemi di instant messaging spopolano sul web e stanno per fare il loro debutto anche sui telefonini, per buona pace di quanti non riescono a fare a meno di staccarsi dalla propria lista contatti anche quando sono lontani dal Pc.

 

Un nuovo studio Visiongain avverte tuttavia gli operatori di prestare la massima attenzione ai costi del servizio, che se fissati in maniera inadeguata rischiano di cannibalizzare i profitti legati agli sms, attualmente i più remunerativi dell’universo mobile.

 

I servizi mobili di instant messaging (MIM) devono essere adattati con scrupolosità al portfolio degli operatori che devono adottare le appropriate strategie di prezzo per evitare eventuali sbilanciamenti a favore di un’applicazione piuttosto che un’altra.

I profitti legati ai messaggi di testo subiranno inevitabilmente le ripercussioni del lancio di nuovi servizi, ma con il giusto posizionamento dei MIM e di tutti i servizi complementari – specialmente se legati a tutte le applicazioni offerte dalla community online – gli operatori potranno sperare di dare una notevole spinta all’Arpu.

 

Giocando bene le loro carte, in termini di prezzi e marketing, le società mobili potranno sfruttare al massimo il potenziale e l’appeal di questi servizi che, solo in Europa, dovrebbero generare entro il 2009 profitti per 1,5 miliardi di dollari.

 

A spingere gli operatori mobili verso i servizi di instant messaging è soprattutto la percezione dei benefici legati all’aumento dell’Arpu, alla differenziazione dei servizi e alla fidelizzazione dei clienti.

 

L’annuncio fatto lo scorso febbraio da 15 operatori mobili – tra cui Vodafone, Orange e T-Mobile – che pensano di lanciare servizi MIM interoperabili non fa che confermare quanto le società di settore credano nelle capacità di questi servizi di generare profitti.

 

Secondo ABI Research, i servizi basati sulle nuove architetture IMS genereranno entro il 2011 profitti per 39,4 miliardi di euro, a fronte di investimenti nelle infrastrutture per oltre 8 miliardi di euro.

 

“Gli operatori mobili avranno la possibilità di diversificare l’offerta introducendo servizi come il push-to-talk, i giochi interattivi, la navigazione internet e l’instant messaging”, ha spiegato l’analista Ian Cox.

 

La sfida maggiore resta però quella dell’identificazione del giusto modello di business, soprattutto dal momento che l’estensione di molti di questi servizi alla telefonia mobile implica l’ingresso nel settore di giganti del web come Yahoo!, Microsoft, AOL, Google e ICQ, che stanno tutti tentando di ritagliarsi una posizione dominante avendo già a disposizione l’esperienza maturata sul web.

 

“Il braccio di ferro tra gli operatori mobili e i fornitori di servizi IM sta diventando sempre più complesso” ha spiegato l’analista Visiongain Prachi Nema.

 

La scelta ideale sarebbe quella di un modello cooperativo in cui gli operatori, grazie alla forza di marchi web già ampiamente noti, potranno offrire un servizio affidabile e, allo stesso tempo, arrivare a una base utenti molto più vasta di quella che potrebbero raggiungere con un servizio proprietario.

“L’interoperabilità è la chiave di tutto”, ha concluso Prachi, notando come sia ormai terminata l’epoca del ‘walled garden’ e come sul lungo periodo gli operatori dovranno rendersi conto che la strada da percorrere è quella della collaborazione e della condivisione, a rischio di ingoiare – all’inizio – qualche boccone amaro.

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