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Gli operatori tlc europei chiedono alle Autorità europee di indicare un chiaro percorso verso la deregolamentazione del settore ma, secondo il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni non è questo il momento di intervenire in tal senso.
“Non è questo il momento di una vacanza della regolamentazione”, ha spiegato il ministro, sottolineando come le regole siano innanzitutto una forma di tutela verso gli utenti finali dei servizi di telecomunicazione.
Essenzialmente da confermare, per il ministro Gentiloni, il quadro normativo europeo di settore anche se è in corso una sua revisione, che dovrebbe essere presentata entro la fine di giugno.
Gli operatori, in particolare, chiedono alla Ue di intervenire sui 18 mercati rilevanti in cui è diviso il settore, per ridurre la lista dei mercati potenzialmente soggetti a un set di regole ex-ante a un piccolo numero di mercati all’ingrosso in cui la regolamentazione sia effettivamente giustificata.
Su questo punto, il Commissario Ue ai media e alla società dell’informazione Viviane Reding sembra essere sostanzialmente d’accordo e presenterà entro al massimo la fine di luglio un documento di consultazione con le sue proposte.
La sfida della convergenza, consentendo l’ingresso nel settore di molti nuovi player provenienti da industrie prima completamente indipendenti e meno regolamentate, è una nuova realtà per molti versi stimolante, ma ha creato una situazione in cui gli operatori tradizionali sentono minacciata la loro sopravvivenza, o forse soprattutto la loro supremazia.
Di fronte a questo scenario, gli operatori tradizionali, ha spiegato il presidente dell’ETNO Michael Bartholomew, si trovano a “dover affrontare maggiori pressioni e difficoltà, mentre le regole ex-ante rappresentano un ostacolo supplementare agli investimenti e alla competitività in un mercato sempre più globale”.
Le richieste degli operatori, ha spiegato Gentiloni, sono del tutto “legittime, comprensibili e rispettabili”, così come rispettabili sono le opinioni di molti operatori non dominanti che non la pensano allo stesso modo.
Pur non escludendo un’attenuazione del fardello normativo per alcuni settori particolarmente innovativi, Gentiloni ritiene tuttavia positivo l’ambiente competitivo raggiunto grazie proprio alla regolamentazione in vigore.
Il ministro ha citato ad esempio il settore della telefonia mobile, nel quale la regolamentazione ha favorito la creazione di una concorrenza ‘sana’ tra 3-4 operatori, a vantaggio dell’utenza finale che ha potuto godere della riduzione delle tariffe.
Per Gentiloni in sostanza, “il quadro regolamentare acquisito sul settore delle telecomunicazioni è sostanzialmente positivo. Sulla richiesta di forte deregolamentazione da parte di alcuni operatori e di alcuni governi, l’Italia considera più giusto confermare l’attuale framework a parte per alcuni settori più innovativi”.
Ieri, intanto, nel corso del Telecommunications Council la Commissione ha presentato ufficialmente la relazione annuale sui progressi compiuti dagli Stati membri nell’ambito dell’iniziativa i2010, lanciata il 1° giugno 2005 per stimolare la crescita produttiva, la competitività e l’occupazione nell’economia digitale.
Da quanto è emerso dalla relazione, malgrado la crescita registrata nel 2005 e il tasso del 2% circa previsto per il 2006, la crescita annuale del PIL dell’Unione europea resta ben al di sotto del 2,7% registrato dagli Stati Uniti tra il 2000 e il 2005.
Con un tasso di crescita costantemente superiore alla media, tuttavia, le tecnologie ICT sono ancora il settore più innovativo e a maggiore intensità di ricerca dell’Unione europea avendo rappresentato il 25% dello sforzo di ricerca totale e il 5,6% del PIL nel periodo 2000-2003.
L’ICT è inoltre all’origine di almeno il 45% degli incrementi di produttività realizzati dall’Unione nel periodo 2000-2004.
I progressi compiuti dalle politiche europee per l’economia digitale – ha affermato Viviane Reding – “non sono ancora sufficienti”.
Gli investimenti, ha continuato il Commissario Reding, sono trainati dalla competizione, che però non può maturare dove vi sia una insufficiente implementazione delle regole comunitarie.
“Quando applicato in maniera corretta e completa, il framework europeo è abbastanza flessibile per adeguarsi anche ai nuovi mercati e permette ai regolatori nazionali di tener conto della necessità di investimenti di rischio che generino un adeguato ritorno economico, stabilendo obblighi di accesso pro-competitivi”.
Per questo motivo, la Reding ha dunque lanciato un accorato appello a tutti i leader europei, invitandoli a “dare il massimo impulso alla realizzazione dei programmi nazionali di riforma di questo settore e a non rifuggire dalla concorrenza transfrontaliera nel campo delle telecomunicazioni”.
Solo investendo di più nell’ICT e favorendo la concorrenza transfrontaliera “sarà possibile garantire che l’enorme potenziale del settore sia usato per migliorare la nostra capacità di concorrenza in tutti i settori dell’economia”.