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Il Tg3 diventa mobile e parte con un servizio sperimentale: un telegiornale in pillole pensato per rispondere alle esigenze di aggiornamenti rapidi, fruibili sugli schermi dei telefonini 3G, in orari in generale non coperti dall’informazione televisiva classica. Il nuovo servizio informativo mobile si chiama Tg3 Break ed è curato da Fabio Cortese, con il coordinamento tecnico di Rodolfo Funaro.
Il mini telegiornale per telefonini e Web prevede due edizioni (alle 16 e alle 21) della durata di 4 minuti che offrono una sintesi completa dei fatti più importanti della giornata, si aggiunge la rassegna stampa delle 10.
Tg3 Break è disponibile, pochi minuti dopo la messa in onda per “mobile”, anche su Internet nel mediaportale di Rai.it
Il servizio sul canale mobile è realizzato da RaiNet e distribuito da H3G in tecnologia Umts. Dalla Grafica in linea con quella del Tg3, il mini tg assomiglia un po’ a una videochiamata caratterizzata da ritmo e montaggio veloce e incalzante.
Artefici del mini Tg per piattaforme tecnologiche, Antonio Di Bella, direttore del Tg3, e Alberto Contri, amministratore delegato di RaiNet, la società multimediale della Tv pubblica.
In occasione della presentazione del Tg3 Break si è parlato a lungo delle incertezze ai vertici dell’azienda, che in qualche modo frenano lo sviluppo verso tutte le piattaforme trasmissive e ne rallentano i progetti verso i New Media. Da un lato questa iniziativa, “partita dal basso“, come ha raccontato Contri, nata da incontri e colloqui nei corridoi di viale Mazzini, una proposta rivolta a tutti e tre i direttori dei Tg e, dall’altro, una società che si dibatte in problemi irrisolti, primo fra tutti quello del direttore generale con Alfredo Meocci in aspettativa.
“Si parla troppo di totonomine – ha detto Di Bella – e si pensa sempre meno al prodotto. Senza pretendere mezzi e risorse particolari ho risposto all’appello di Contri e ho realizzato un prodotto nuovo, agile e veloce nel campo dell’informazione“. Il direttore ha citato l’esempio americano dove la tecnologia e l’innovazione sono ormai incardinate nei circuiti informativi, imprescindibili per stare sul mercato, per essere davvero concorrenziali.
“L’informazione veloce è la parola chiave di un futuro già presente. Ci siamo dedicati all’innovazione – ha concluso il direttore del Tg3 – è una scommessa sulla quale ci misureremo da qui a settembre“.
Sulla stessa lunghezza d’onda Nino Rizzo Nervo, consigliere d’amministrazione Rai, che ha parlato di un punto di debolezza dell’azienda, in ritardo sulle strategie per le nuove tecnologie, dal digitale ai telefonini: “Un problema che il Cda dovrà affrontare quando si respirerà un’aria di certezza nell’assetto al vertice“.
“Spero – ha proseguito – che la politica inizi a vedere la Rai come un’azienda esattamente come si fa in Inghilterra dove la BBC ha delineato i suoi piani per il futuro. La Tv del futuro non è quella che vediamo ora”.
Il consigliere Rizzo Nervo ha aggiunto: “La Rai non può fare scelte diverse dalla BBC e quindi deve ristabilire con urgenza il vertice dell’azienda. Sembrano cose elementari ma evidentemente non lo sono”.
“Sfide che il servizio pubblico deve accettare piazzandosi su tutte le piattaforme, altrimenti – ha avvertito Rizzo Nervo – si troverà costretta a inseguire gli avvenimenti”.
Parole di elogio per Di Bella e la redazione del Tg3 sono arrivate da Alberto Contri: “Il costante presidio delle attività multipiattaforma che svolgiamo a RaiNet – ha continuato – ci ha portato a suggerire ai direttori dei Tg la creazione di breaking news di pochi minuti adatte a essere seguite tramite le nuove tecnologie. La più rapida risposta è giunta dal Tg3, che ha realizzato la filiera produttiva per la produzione di Tg3 Break, che sarà disponibile sia tramite i vettori di telefonia mobile che sul portale Rai.it. Ci auguriamo che quanto prima anche gli altri Tg seguano l’esempio, offrendo così alla Rai una nutrita batteria di edizioni breaking news da rendere disponibile per gli utenti ogni mezz’ora”.
Ogni telefonino atto a ricevere queste trasmissioni dovrà pagare una tassa, ovviamente se il proprietario non faccia già parte di un nucleo famigliare che già paga (la norma stabilisce, infatti, che basta un solo pagamento per ogni famiglia, indipendentemente dal numero di apparecchi posseduti dai diversi componenti del medesimo nucleo famigliare). Vincenzo Donvito, presidente Aduc, a tal proposito ha dichiarato: “Per quanto ci riguarda continueremo nella nostra battaglia per l’abolizione di questa tassa, con iniziative anche a livello parlamentare, e a partire dalla nostra petizione che si può firmare in Internet. Ma gradiremmo che i nostri governanti facciano chiarezza su questo aspetto che mette in discussione non pochi aspetti dell’applicazione delle nuove tecnologie all’informazione, nonché la libertà della stessa informazione”.