Unione Europea
La carta d’identità elettronica a quasi tutti gli italiani entro 5 anni. E’ questa una delle priorità del Ministero per le Riforme e l’Innovazione nella Pubblica amministrazione.
“Spero che prima della fine della legislatura il progetto per la carta di identità elettronica copra l’80% dei cittadini“, ha commentato Luigi Nicolais.
A margine del Consiglio europeo dei Ministri delle Tlc, parlando con la stampa, il Ministro ha spiegato che la nuova carta di identità elettronica può diventare carta sanitaria “e comprendere anche il certificato elettorale, per esempio, e molti altri dati (…) Se riusciamo a ridurre i costi e a semplificare i processi l’iniziativa partirà entro fine anno“.
“Il progetto della carta d’identità elettronica c’è ma è troppo caro“, ha aggiunto il Ministro osservando: “Si tratta di una carta che ha una grande capacità di contenere dati. Già ci stiamo incontrando con il Ministro Giuliano Amato su questo tema”.
Come ha spiegato il Ministro, sul progetto si sta già lavorando per verificare la possibilità di includere più servizi, ma è un progetto che ha bisogno di tempo per essere realizzato.
Tra le altre priorità indicate da Nicolais c’è l’interoperabilità tecnologica fra le banche dati dello Stato e la formazione del personale della pubblica amministrazione. “L’obiettivo – ha precisato – è di cambiare il rapporto con i cittadini”.
A Lussemburgo i Ministri discuteranno anche di eGovernment, e si confronteranno sui necessari interventi per snellire i farraginosi iter burocratici e avvicinare i cittadini alla pubblica amministrazione.
“E’ una delle prime volte che l’Ue dà una valenza importante all’eGovernment, e questo è un tema che a livello nazionale sentiamo molto forte“, aveva commentato Nicolais.
Tecnologia a misura d’uomo per rendere interoperabile la Pubblica amministrazione, e un contratto di servizio con cittadini e Imprese, sono i punti cardinali dell’Innovazione nella PA a cui mira il nuovo Ministero.
Per adeguare la macchina informatica pubblica alle necessità del Paese e per ridurre il digital divide, c’è bisogno di un sistema di interoperabilità tecnologico che permetta di mettere insieme tutte le banche dati dello Stato.
“Il problema è quello di far lavorare insieme tecnologia e organizzazione del lavoro”, ha precisato Nicolais. “Non a caso una delle novità di questo governo è proprio questo Ministero che ha voluto superare questa divisione tra organizzazione del lavoro e tecnologie”.
In questo processo, secondo il Ministro, il ruolo del Dipartimento dell’Innovazione tecnologica (DIT) è essenziale.
“Ma è un ruolo duplice: deve rivolgersi al governo centrale e contemporaneamente dare regole chiare e indirizzi ai governi periferici. Abbiamo bisogno di utilizzare un doppio approccio, il cosiddetto ‘top-down’, con regole chiare e obiettivi molto condivisi e dall’altro lato dobbiamo far diventare attori dello sviluppo tutti, dalle Regioni agli Enti locali”.
Numerose le iniziative in cantiere. “Abbiamo messo su un nostro gruppo di lavoro interno – ha detto il ministro – per sviluppare un programma che indichi gli obiettivi da condividere con gli altri attori dello sviluppo e con tutte le altre pubbliche amministrazioni. Il nostro punto di partenza è la Legge Bassanini. Vogliamo riprenderla con un approccio tecnologico più avanzato“.
“Il programma che ci avviamo a preparare si muove su due livelli. Il primo sarà visibile rapidamente. Il secondo, più strategico e ambizioso prevede tempi lunghi“.
Lanciata nel 2001, ma con la fase operativa di sostituzione del documento cartaceo iniziata a partire dallo scorso gennaio, la carta d’identità elettronica non è ancora decollata. Riguardo ai fattori che hanno rallentato il progetto, l’attribuzione degli appalti per la realizzazione delle carte.
Oggi oltre 4.000 enti della pubblica amministrazione sono online e per modernizzare questo sistema è stato speso un miliardo e mezzo di euro. Per quanto attiene in generale le smart card, come la “carta nazionale dei servizi”, per esempio, con 9,3 milioni di esemplari diffusi, l’Italia “è al primo posto in Europa” mentre la firma digitale è stata adottata da 2 milioni di cittadini.