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Tlc, parola d’ordine: deregulation. L’industria chiede alla Ue un segnale forte per incoraggiare investimenti e concorrenza

Unione Europea


Completare la transizione verso un settore guidato dalle forze di mercato e creare le basi di una competitività incentrata sulle infrastrutture alternative. Queste le richieste principali avanzate dai Ceo dei 30 maggiori operatori telecom europei ai Commissari Ue Viviane Reding, responsabile per i media e la società dell’informazione e Neelie Kroes per la concorrenza.

 

In vista della revisione del quadro regolamentare comunitario per i servizi di e-Communications – che non entrerà in vigore prima del 2010 – l’industria delle telecomunicazioni chiede alla Ue un ‘segnale forte’ per incrementare gli investimenti nell’ICT e massimizzare i benefici per i consumatori nel contesto di un settore sempre più globale, competitivo e convergente.

 

La revisione del framework regolamentare, secondo le telecom, è un’opportunità unica per affrontare un mercato in continua evoluzione e per permettere di competere in un settore in cui l’Europa ha dimostrato di saper essere leader.

 

Fattore essenziale per il raggiungimento di questi obiettivi, dicono gli operatori, è che la Commissione indichi un chiaro percorso verso la deregolamentazione del settore intervenendo, in particolare, sui 18 mercati rilevanti in cui è diviso il settore: la lista dei mercati potenzialmente soggetti a un set di regole ex-ante dovrebbe essere ridotta a un piccolo numero di mercati all’ingrosso in cui la regolamentazione sia effettivamente giustificata.

A questo proposito, è già comunque giunto il parere favorevole del Commissario Reding, che lavora alacremente da diversi mesi alla riforma della regolamentazione del settore.

 

La crescente convergenza tra piattaforme e servizi permette ai consumatori di scegliere tra offerte molteplici ma ha anche consentito l’ingresso nel settore di  nuovi player provenienti da industrie prima completamente indipendenti e meno regolamentate.

Di fronte a questa nuova realtà, stimolante certo, ma anche per certi versi problematica, gli operatori tradizionali, ha spiegato il presidente dell’ETNO Michael Bartholomew, si trovano a “dover affrontare maggiori pressioni e difficoltà, mentre le regole ex-ante rappresentano un ostacolo supplementare agli investimenti e alla competitività in un mercato sempre più globale”.

 

Ora che i mercati sono più che mai aperti, la Ue deve quindi cercare di incentivare e non scoraggiare gli investimenti nei nuovi media con regole che mal si adattano a uno scenario in continuo movimento, ad esempio estendendo le regole proprie del mercato audiovisivo ai nuovi servizi on-demand.

 

“Imporre sistematicamente obblighi di accesso alle reti potrebbe non incoraggiare gli investimenti nelle infrastrutture alternative e rivelarsi, quindi, in contraddizione con gli obiettivi delle politiche europee in fatto di concorrenza”, sottolinea ancora Bartholomew.

 

A fine giugno, il Commissario Reding presenterà un documento di consultazione ed entro la fine dell’anno la Commissione europea presenterà le sue proposte per la revisione della legislazione del settore, mentre resta aperto il confronto sulle esorbitanti tariffe di roaming.

 

Dopo diversi avvertimenti agli operatori, la Commissione ha fatto sapere che entro la fine dell’estate verrà adottata una nuova normativa comunitaria per ridurre le tariffe del 40%-60%. Non sono bastate le misure volontarie intraprese da diverse società, che forse hanno deciso di soddisfare le richieste di lealtà e trasparenza della Reding troppo, troppo tardi.

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