Italia
Televisione e telefonino fattori abilitanti di un cambiamento che sta per esplodere: cadono le barriere che hanno fin qui tradizionalmente separato media e contenuti da un lato e reti di telecomunicazioni dall’altro, mentre emerge sempre più forte l’esigenza di instaurare nuove dinamiche di relazione tra gli attori del mondo dei media e delle tlc e verso i clienti.
Uno scenario complesso e variegato quello che rappresentanti delle istituzioni di settore, operatori di telecomunicazioni e rappresentanti dei media hanno analizzato a Portofino il 3 giugno nell’ambito dell’VIII evento Ericsson Italia – Networked Media – verso un nuovo ecosistema della comunicazione – dedicato, appunto, alla valutazione delle prospettive offerte dalle nuove tecnologie per la produzione, la distribuzione ed il consumo dei contenuti digitali, ma che è stato anche occasione di confronto su molti temi caldi che agitano il mercato: dall’apertura agli operatori mobili virtuali al caro bolletta.
Parole d’ordine di questa fusione d’intenti sono ‘personalizzazione’ e ‘mobilità’, ma le sfide che le industrie coinvolte dovranno affrontare per concretizzare la loro visione di futuro convergente sono davvero tante.
Innanzitutto, i contenuti: perno su cui si sta tentando di costruire un nuovo mondo, o per riprendere il tema dell’evento, un nuovo ecosistema in cui la fruizione di materiali audio, video o testi sia effettivamente alla portata di tutti.
Ma non solo: secondo i dati forniti dalla società Analysis il mercato dei Networked Media crescerà mediamente del 35% all’anno per raggiungere un valore di poco superiore ai 100 miliardi di euro nel 2011.
Si tratta ovviamente di dati che lasceranno il tempo che trovano se – di fronte alle nuove opportunità offerte da tecnologie come il Dvb-h o l’IPTV – non verranno rivisti gli attuali modelli di business sia nel settore delle tlc che dei media.
Quello che serve più di tutto – ha sottolineato infatti l’amministratore delegato di Ericsson, Cesare Avenia – è una “collaborazione intelligente” tra le telcos e le media company, ma anche un “quadro normativo equilibrato” e un sistema politico che non sottovaluti “l’impatto di questo nuovo sviluppo sulla crescita occupazionale” e che favorisca le iniziative di Ricerca e Sviluppo.
Alla luce di queste considerazioni, l’incontro di Portofino è stato anche occasione di confronto sui molti temi ‘caldi’ che hanno agitato il mondo delle telecomunicazioni nelle ultime settimane.
Tra questi, sta sollevando molta apprensione tra gli operatori la ventilata apertura del mercato agli operatori mobili virtuali o la possibile distribuzione di nuove frequenze, come richiesto in maniera sempre più pressante da diverse società, tra cui BT Albacom e Tele2 AB.
A questa eventualità si è fortemente opposta 3 Italia che, in quanto pioniere dell’Umts in Italia, chiede il rispetto delle regole stabilite al momento dell’assegnazione delle licenze per la terza generazione.
L’amministratore delegato della società, Vincenzo Novari, non ha lasciato spazio a dubbi circa la sua posizione e ha sottolineato come sia necessario garantire i diritti acquisiti a carissimo prezzo da 3 e dagli altri operatori che hanno partecipato all’asta e hanno sborsato in totale 25 mila miliardi di vecchie lire.
“Quando abbiamo comprato le licenze Umts non abbiamo comprato delle frequenze ma un pacchetto con alcune cose garantite. Ora non vorrei che queste garanzie venissero cambiate”, ha affermato Novari, rivolgendo un “invito alla serietà”, perché “quando si parla di tanti soldi come quelli pagati per le frequenze non sono permessi pressappochismi”.
Quanto alla possibilità di distribuire nuove frequenze, anche qui le telcos si aspettano serietà e rispetto delle regole: “Quando abbiamo comprato l’Umts abbiamo pagato tanto anche perchè si parlava di una scarsità di risorse nelle frequenze – ha concluso Novari- Ora se tale scarsità è venuta meno c’è bisogno di un’attenta analisi e riflessione a tutela dei diritti acquisiti”.
Dello stesso tenore il commento del direttore business di Wind Francesco De Leo, secondo cui il percorso stabilito al momento dell’acquisto delle licenze – che esclude l’ingresso di Mvno fino al 2011 – “deve essere rispettato” e quello del direttore generale di Vodafone Italia, Paolo Bertoluzzo, per il quale la questione “deve essere lasciata ad accordi commerciali tra società”.
Riuscire a valutare compiutamente l’opportunità di fare una partnership con un operatore fisso per creare l’operatore virtuale è estremamente complesso dal punto di vista tecnico ed economico e l’ingresso dei Mvno – ha spiegato Bertoluzzo – ha due diverse chiavi di lettura: una relativa all’imposizione regolatoria di apertura all’operatore virtuale, l’altra alla convenienza commerciale per gli operatori.
“Per quanto riguarda il primo aspetto – ha puntualizzato Bertoluzzo – credo che le autorità regolamentari si siano già pronunciate sul fatto che il mercato del mobile in Italia è già altamente competitivo, senza posizioni dominanti e che quindi non c’è un obbligo di operatore virtuale. Non credo quindi che siano necessarie nuove norme su questo aspetto”.
“La seconda questione – ha proseguito – è che deve risultare fondamentale la convenienza commerciale per gli attuali operatori di telefonia mobile ad aprire al ‘virtuale’. Se ci saranno offerte convenienti noi siamo aperti a valutare qualsiasi progetto industriale che consenta alla nostra azienda di portare a casa valore dalla partnership con un operatore virtuale”.
Possibilista in questo senso è invece il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò, secondo cui “non c’è nessuna preclusione da parte dell’Autorità verso richieste di apertura del mercato ad operatori virtuali, che saranno anzi valutate con benevolenza proprio per favorire la concorrenza sul mercato”.
Si tratta, insomma, di un argomento che non mancherà di far discutere anche in futuro, ma a tenere banco a Portofino anche molti temi legati a problemi che riguardano molto da vicino le tasche dei consumatori: oltre al taglio delle tariffe di terminazione per le chiamate da telefono fisso a cellulare, si è discusso anche di ricariche telefoniche e dell’anomala situazione del mercato italiano: uno dei primi al mondo per numero di utenti, ma anche il più tartassato da aggravi e balzelli inesistenti negli altri Paesi.
Secondo le previsioni dell’Agcom, entro il 2008 la bolletta telefonica degli italiani, “si ridurrà di 2 miliardi di euro” comprendendo sia la telefonia fissa che quella mobile.
“Si tratta di interventi di riduzione già deliberati – ha spiegato Calabrò – che avranno il loro effetto in questo periodo”, ma sul fuoco c’è anche dell’altro: Antitrust e Agcom firmeranno infatti mercoledì un protocollo d’intesa per l’indagine sui costi fissi di ricarica delle schede dei telefonini.
L’indagine dovrebbe durare un paio di mesi e, speriamo, porrà fine a una situazione tipicamente italiana, di cui si sta occupando anche la Commissione europea che pochi giorni fa ha scritto all’Antitrust italiana dopo aver ricevuto una petizione lanciata da uno studente di Ischia che ha raccolto circa 300 mila firme per chiedere l’abolizione dei costi di ricarica: balzello da molti ritenuto a torto una tassa governativa che va dai due ai cinque euro e non ha eguali in nessun altro Paese europeo.
L’Agcom, ha fatto sapere Calabrò, ha già deliberato l’avvio dell’indagine, mentre l’Antitrust lo farà mercoledì: una congiunzione d’intenti con la quale si ribadisce la volontà di non “lasciare spazi ad eventuali abusi”.
“Si tratta di una questione molto delicata – ha sottolineato Calabrò – che nel recente passato è stata oggetto di operazioni speculative, cessate grazie all’intervento della nostra Polizia postale, che ha stroncato pratiche illecite legate alle ricariche”.
Sull’argomento ricariche è intervenuto anche Paolo Bertoluzzo che, pur non ravvisando alcun ‘problema reale’ si dice “a disposizione delle Autorità”.
Secondo Bertoluzzo, “i costi delle chiamate cellulari in Italia sono crollate negli ultimi 6-12 mesi”, mentre il nostro Paese “è altamente competitivo nei confronti di altri paesi europei, come Francia e Gran Bretagna, mentre rispetto alla Germania siamo addirittura a livelli più bassi del 50%”.
Il cliente italiano gode inoltre di “una libertà di scelta tra più operatori, con una forte concorrenza nel settore”.
Viene però da chiedere a che serve la libertà di scelta se poi in realtà la scelta non esiste visto che i costi di ricarica sono uguali per tutti gli operatori.
Calabrò ha affrontato infine anche il tema della convergenza fisso-mobile: una grande opportunità per gli operatori a patto che non sia un’ulteriore scusa per soffocare la concorrenza: a questo scopo l’Agcom ha avviato un’indagine conoscitiva per verificare la replicabilità delle offerte lanciate da Telecom Italia da parte di tutti gli operatori.
“Bisogna evitare – ha detto Calabrò – che la convergenza soffochi il mercato perchè la concorrenza è il polmone che permette a un settore come questo di progredire”.
“Chi lancia quest’offerta – ha concluso – è l’incumbent del fisso e va bene che lo faccia, ma non deve tagliare l’erba sotto i piedi agli altri”.