Europa
La Ue accusa gli operatori di fare cartello per tenere ingiustificatamente alti i costi del roaming?
Come tutta risposta, dopo diverse iniziative individuali, 6 tra i maggiori operatori mobili europei – T-Mobile, Orange, Telecom Italia, Telenor, TeliaSonera e Wind – hanno deciso congiuntamente di dimezzare i costi all’ingrosso del servizio, che consente di utilizzare il telefonino col proprio numero quando ci si trova all’estero.
Il taglio a monte dovrebbe permettere una sostanziale riduzione dei prezzi praticati agli oltre 200 milioni di utenti dei sei operatori.
Da ottobre 2006 i costi medi praticati l’un l’altro dagli operatori che hanno sottoscritto l’accordo dovrebbero dunque scendere a 0,45 euro al minuto e 0,36 euro al minuto dallo stesso mese del prossimo anno.
Gli operatori, per convincere il Commissario Ue Viviane Reding della bontà delle loro intenzioni hanno anche fatto sapere che gli effetti al dettaglio delle riduzioni delle tariffe all’ingrosso saranno verificati da un ente indipendente che ogni sei mesi pubblicherà un indice per segnalare il livello dei prezzi del roaming in Europa, adottando di fatto i suggerimenti dell’ERG – il gruppo di regolatori che assiste la Commissione nel processo di applicazione delle direttive comunitarie in fatto di comunicazioni elettroniche.
Il gruppo di società si impegnerà inoltre ad applicare questo tetto anche alle tariffe offerte ad altri operatori – europei e non – ed estenderà a tutte le società operanti nello Spazio Economico Europeo l’invito a firmare il ‘codice di condotta’.
Le prime risposte si dovrebbero avere già entro ottobre di quest’anno.
“Il vantaggio di questa proposta, paragonata a quella della Commissione europea è quello di fornire ampie possibilità di competizione sui prezzi e i servizi sia al dettaglio che all’ingrosso”, ha fatto sapere T-Mobile in un comunicato.
“Abbiamo sempre espresso l’interesse a ridurre i costi di roaming e abbiamo preso questa decisione per il beneficio dei nostri utenti. Siamo dunque felici di essere parte di questa ampia rete di operatori che hanno deciso volontariamente di ridurre i prezzi in maniera significativa”, ha dichiarato il Ceo Rene Oberman.
Più volte la GSMA, che riunisce 680 operatori Gsm di tutto il mondo, ha protestato contro la proposta di regolamentazione del settore, sottolineando che dovrebbero essere le forze competitive a determinare i prezzi del servizio, non una regolazione comunitaria definita senza mezzi termini “impraticabile e irragionevole” e che potrebbe in ultima analisi penalizzare e non avvantaggiare gli utenti finali.
La Commissione vorrebbe in pratica applicare il principio della tariffa domestica, in base al quale un utente che viaggia in un altro paese dell’UE verrebbe a pagare lo stesso prezzo che paga di solito nel proprio paese di residenza: pagherebbe o una tariffa locale quando effettua una telefonata locale, indipendentemente da dove si trovi nell’UE (ad esempio per chiamare un taxi a Madrid) o una normale tariffa internazionale per le chiamate effettuate verso un altro paese dell’ UE, indipendentemente da dove si trovi nel territorio comunitario (ad esempio per chiamare casa quando è in vacanza).
La decisione presa oggi, ha concluso Oberman, “rende evidente che le forze di mercato nel campo della telefonia mobile funzionano e non c’è alcun bisogno di intervento regolatorio”.
Gli operatori, è da dire, hanno aspettato l’ultimo secondo, visto che negli ultimi anni la Commissione ha avvertito a più riprese che qualora i prezzi non fossero diminuiti sarebbe stato necessario adottare un regolamento a livello comunitario.
Resta da vedere se quest’iniziativa basterà al Commissario Reding, che ha fatto della riduzione delle tariffe di roaming una questione di principio in nome della tutela dei consumatori, per spingerla a rivedere – se non ad archiviare come vorrebbero gli operatori – la proposta di regolamentazione che dovrebbe essere presentata entro luglio.