Unione Europea
Misure dure per difendere
Con il benestare della Corte di Giustizia, l’Esecutivo si sta muovendo verso una nuova strategia, questa volta molto più completa e approfondita che punta a rafforzare la cooperazione tra Paesi membri, anche nella scelta di nuove tecnologie antipirateria.
Martin Selmayr, portavoce di Viviane Reding Commissario Ue alla Società dell’Informazione e Media, ha sottolineato l’importanza di un intervento a livello comunitario: “In gioco non c’è solo la fiducia dei consumatori nelle nuove tecnologie, la stabilità e l’efficienza delle reti, ma anche la possibilità di contenere i danni economici subiti da pubbliche amministrazioni, Imprese e famiglie”.
Fino a questo momento l’Esecutivo non poteva intervenire direttamente nella lotta alla pirateria informatica, ma adesso, grazie a una sentenza della Corte di Giustizia, potrà farlo. I giudici hanno infatti riconosciuto che, vista la dimensione del problema, l’intervento rientra nell’ambito del Mercato interno, contrariamente a quanto avveniva fino a poco tempo fa.
Secondo i dati forniti dalla Commissione, nella Ue circa l’89% delle aziende e delle amministrazioni è in rete, mentre più del 25% dei nuclei famigliari è connesso alla banda larga. Ciò nonostante la sicurezza informatica rappresenta solo una percentuale compresa tra il 5% e il 13% di tutta la spesa per le tecnologie dell’informazione. “Sintomo di una debolezza preoccupante”, ha concluso l’Esecutivo.
E quali saranno i primi interventi?
Innanzitutto sensibilizzare gli utenti, come fa sapere la Commissione in una nota. In cooperazione con i Paesi membri, i rappresentanti delle Tlc, le associazioni dei consumatori e l’Agenzia Enisa (European Network and Information Security Agency) si procederà con l’analisi sistematica degli “incidenti” più ricorrenti e ciò servirà a individuare le migliori soluzioni finora adottate e le buone pratiche in materia.
La Commissione sottolinea che “Al settore pubblico spetterà un ruolo di primo piano nel sensibilizzare all’importanza della sicurezza, mentre il privato sarà messo al banco di prova per quello che riguarda le terapie”.
Selmayr ha poi precisato che l’azione comunitaria si giocherà “non tanto sul piano legislativo quanto su quello tecnologico”.
La strategia, al momento, non prevede infatti sanzioni penali contro i pirati, piuttosto l’avvio di un’ampia concertazione che aprirà la strada allo sviluppo di tecnologie, sempre più affidabili e a prova di hacker. La Ue conta anche di rafforzare la cooperazione con i Paesi terzi dai quali, come nel caso degli Stati Uniti, proviene maggiormente lo spam, di procedere alla revisione delle regole europee sulle Tlc e introdurre il crimine informatico nel suo Libro verde per la protezione critica delle infrastrutture.
Il portavoce ha quindi concluso facendo sapere: “La voce di Bruxelles si farà sentire anche nell’ambito dei forum internazionali e non è esclusa la messa a punto di un sistema di allerta comunitaria, nell’ambito dell’Enisa, per segnalare le minacce informatiche”.