Sms: rispunta a Bruxelles l’ipotesi di una tassa su messaggini ed email

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


SMS

Sugli sms se ne sono dette di tutti i colori: l’accusa principale è quella secondo cui i messaggi di testo stanno deteriorando il linguaggio dei giovani, che ormai scrivono e parlano utilizzando una sorta di codice cifrato, simbolico e sintetico, ma c’è anche chi teme l’insorgenza di nuove patologie alle mani – “repetitive strain injury”, ovvero traumi da sforzo ripetitivo – in relazione ad un uso smodato del telefonino.

 

In alcuni paesi europei, addirittura, sono stati aperto centri per curare la dipendenza dai messaggini, dal momento che molti ragazzi sembra non ne possano più fare a meno.

 

I numeri relativi al business a essi legato, però, fanno venire l’acquolina in bocca a tanti: in media, gli sms rappresentano il 60-80% dell’ARPU dati in 20 paesi europei e ne vengono inviati oltre 200 miliardi ogni mese.

 

Perché, dunque, non tassarli – insieme alle email – per finanziare le attività dell’Unione europea?

La proposta – già boicottata in passato nel nostro paese – arriva stavolta dal francese Alain Lamassoure, membro del partito popolare europeo.

Lamassoure propone una tassazione di circa 1,5 centesimi su ogni sms e di 0.00001 centesimi su ogni email inviata tra nazioni differenti. O meglio: la tassa verrebbe applicata a ogni invio, ma i proventi dei messaggini e della posta inviata nella propria nazione andrebbero nelle casse del governo nazionale, mentre quelli diretti all’estero andrebbero a rimpinguare le casse dell’Unione.

 

“Un’inezia”. Così Lamassoure ha definito il contributo richiesto agli utenti, ma l’inezia potrebbe generare immensi guadagni proprio perché – è cosa nota – gli europei – e non solo loro – impazziscono per gli sms.

 

Il bilancio europeo è finanziato per lo più da tre risorse principali: i contributi diretti degli Stati membri in funzione del loro prodotto interno lordo (PIL), il prelievo sull’IVA e i dazi doganali riscossi alle frontiere esterne dell’Unione.

 

Attualmente, in base a quanto stabilito nel controverso bilancio 2007-2013, ogni paese membro dovrà versare nelle casse dell’Unione all’1,045% del proprio PIL, pari una cifra complessiva di 862,3 miliardi di euro.

 

A dicembre, però, i leader europei hanno deciso che il bilancio sarà riesaminato a metà percorso, nel 2008-2009.

 

Provate a fare qualche calcolo. Sicuramente, i parlamentari europei, alle prese con un budget la cui approvazione è stata raggiunta dopo due anni di battaglie e di discussioni e ben quattro riunioni plenarie, i loro calcoli li hanno fatti, proponendo di tassare, oltre a sms e email anche i biglietti aerei e, in ultima analisi, le ‘povere’ compagnie petrolifere.

 

Secondo le società specializzate nel monitoraggio delle reti mobili, una simile tassa sugli sms potrebbe generare profitti per 5 miliardi di euro. Più difficile il computo delle email: non contando lo spam, nella Ue nel circolano ogni giorno dai 4 ai 5 miliardi. Il contributo proposto da Lamassoure genererebbe introiti per circa 20 milioni di euro all’anno.

 

Tuttavia, se fosse calcolato anche lo spam, il numero di email sarebbe 10 volte superiore. La Ue però, non ne potrà trarre beneficio poiché è praticamente impossibile che la tassa venga applicata agli astuti spammer ben nascosti dall’anonimato della rete, che anche stavolta la faranno franca e a pagare, come al solito, saranno i cittadini e soprattutto i più giovani, i veri fautori del boom dei messaggi di testo.

 

Insomma, gli sms, demonizzati a più riprese da chi teme per le capacità linguistiche dei ragazzi o da chi paventa pericolosi influssi sulle loro capacità di socializzazione, tornano sempre utili quando si tratta di trovare un modo semplice di riempire le casse nazionali o comunitarie.

 

Forse allora aveva ragione l’ex ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri quando – commentando la proposta del sottosegretario al Tesoro Gianluigi Magri, che ha avanzato l’idea di una sovrattassa di 2 centesimi di euro sugli sms per coprire una parte degli sgravi Irap – suggeriva piuttosto una tassa sugli ‘spropositi’ dei politici.

 

Speriamo che anche a Bruxelles – dove tanto si sta cercando di fare per calmierare i costi della telefonia mobile – la proposta di Lamassoure riceva la stessa accoglienza.

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