Presi nella rete: preoccupa sempre di più la dipendenza patologica da internet

di Alessandra Talarico |

Mondo


Dipendenza da Internet

Sin dai primi anni ’80, i computer e internet sono entrati a far parte della nostra vita quotidiana e lavorativa.

I computer sono ormai utilizzati per qualsiasi attività: organizzare dati, inviare email, cercare informazioni sul web. Ogni giorno, da  9 a 15 milioni di persone si connettono a internet e ogni 3 mesi il livello d’uso aumenta del 25%.

 

Internet, dunque, guadagna uno spazio sempre più ampio nella vita delle persone ma, secondo gli ultimi studi, questo nuovo mezzo di comunicazione ha insite in sé caratteristiche in grado di generare dipendenza in chi lo usa, o meglio, in chi ne abusa.

 

La dipendenza da internet, come quella dalle droghe o dall’alcol, crea tutta una serie di disordini soprattutto di natura sessuale, a cui gli psichiatri si riferiscono con diverse sigle – IAD (Internet addiction disorder) o PIU (pathologic Internet use).

Questi disturbi, dalla infedeltà virtuale al quello che viene definito comportamento sessuale online compulsivo fino alla dipendenza dalle relazioni cibernetiche, in molti casi diventano disturbi ossessivi e richiedono pertanto adeguate cure psichiatriche.

 

Gli internet-dipendenti, ha spiegato la dottoressa Diane Wieland , “sono incapaci di controllare l’uso di internet”, un comportamento che sfocia in sintomi quali isolamento sociale, conflitti familiari, divorzio, abbandono degli studi, perdita del lavoro e debiti.

 

L’espressione ‘internet addiction’ è entrata da poco nel lessico degli psichiatri e molti ricercatori ne contestano la validità. Esiste tuttavia già una vasta bibliografia sull’argomento, a partire dai testi del dottor Ivan Goldberg che per primo coniò il termine Internet addiction disorder per riferirisi all’uso compulsivo del web.

 

Proprio a causa della relativa giovinezza del fenomeno è difficile allo stato attuale stimare quanti siano nel mondo i web-dipendenti: in base alle rilevazioni della dottoressa Kimberly Young, la percentuale di utenti affetti da IAD potrebbe aggirarsi intorno al 5-10%, come avviene per la maggior parte delle altre dipendenze.

 

La dipendenza, inoltre, è vissuta in maniera diversa da uomini e donne: i primi sono interessati dalla ricerca di notizie, dai giochi, dal sesso virtuale. Cercano potere, status e supremazia, gravitando tra eccesso di informazione, giochi interattivi aggressivi e chat room esplicitamente pornografiche.

Di contro, le donne usano il web per lo più per trovare sostegno, amici, relazioni sentimentali.

 

La maggior parte degli individui che ha manifestato dipendenza da internet (54%) ha alle spalle una storia di depressione; il 34% aveva manifestato in precedenza disordini ansiosi e il 52% dipendenza da alcol o droga.

Rispetto alle altre dipendenze, tuttavia, molte delle persone affette da IAD tendono a negare questa patologia perché non ritengono possibile essere dipendenti da una macchina.

La dottoressa Young ha notato in molte di queste persona la sindrome detta “ancora un altro minuto”: la tipica risposta data quando viene chiesto di disconnettersi e che spesso è causa di seri conflitti familiari, come quando a un alcolista viene chiesto di smettere di bere e questo risponde “ancora un altro drink”.

 

Internet, spiegano ancora i ricercatori, ha cambiato il modo di cercare e sviluppare le relazioni intime, che vengono caratterizzate dalla mancanza di contatto e attrazione fisica, elementi essenziali per avviare una relazione. Di contro, tuttavia, chi sceglie le relazioni online ha modo di presentarsi all’altro come meglio crede, alterando fattori come l’età e le caratteristiche fisiche in modo da sembrare più attraente.

Queste relazioni sfociano spesso in approcci sessuali cibernetici, agevolati da webcam: tutto questo altro non è che sintomo di dipendenza, solitudine e mancanza di fiducia in sé stessi, nonché di incapacità di affrontare contatti faccia a faccia.

 

Tra i segnali più evidenti della dipendenza da internet, la Young nota uno scarso interesse per la propria salute, per l’igiene e l’alimentazione; mancanza di sonno; diminuzione dell’attività fisica e della socializzazione, e la tendenza a negare il problema e a mentire.

 

Le persone che sospettano di essere, o di avere accanto una persona internet dipendente – conclude la Wieland – possono fare il test contenuto nel libro “Caught in the Net–How to Recognize the Signs of Internet Addiction and a Winning Strategy for Recovery” (Preso nella rete – come riconoscere i segni della dipendenza da internet e la strategia vincente per guarire).

 

Tra le terapie indicate per combattere la dipendenza, terapie cognitive e comportamentali spesso accompagnate da psicoterapia e antidepressivi. Nel caso di cyberinfedeltà, gli studiosi consigliano anche la terapia di coppia e i gruppi di supporto familiare.

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