Italia
Grande attesa da parte di operatori ed esperti del settore per capire come intenderà muoversi il nuovo Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. E lui è pronto a raccogliere la sfida. Tante le cose da fare: la riforma della Tv pubblica, il piano di passaggio alla Tv digitale terrestre, le nuove regole per la convergenza, pensiamo all’avvio della Tv Mobile su DVB-H (digital Video Broadcast-Handheld) sulla quale nei mesi scorsi il Ministero ha avviato e concluso una consultazione, la sperimentazione WiMax …
Sicuramente due gli appuntamenti imminenti, lo switch-off del segnale analogico per le due regioni pilota Sardegna e Val d’Aosta, previsto per fine luglio. Il secondo riguarda la trattativa internazionale sulle frequenze Tv, che si svolgerà a giorni a Ginevra in sede ITU (International Telecommunication Union). L’Italia rischia di vedersi dimezzate le frequenze assegnate per le sue emittenti, con pericolose ricadute per lo sviluppo della Tv digitale, come ha sottolineato con preoccupazione Claudio Petruccioli, presidente Rai.
Ma c’è anche incorso la discussione con i ministri Ue sulla nuova direttiva “Tv without Frontiers”.
Un’altra questione che Gentiloni dovrà affrontare è quella del calcio. Ieri il senatore Graziano Mazzarello (Ds) ha consegnato nelle mani del Ministro delle Comunicazioni e del Ministro allo Sport la proposta di legge per tornare alla contrattazione collettiva dei diritti televisivi del calcio.
E Gentiloni sarà anche chiamato ad attuare in tempi rapidi il Decreto interministeriale per la realizzazione nelle scuole di una campagna sull’uso corretto della Tv.
E proprio per rimanere nell’ambito della Tv, Gentiloni sarà chiamato a un compito spinoso per quanto riguarda la Rai. Ha già fatto sapere che lavorerà alacremente per la creazione di “due società distinte”.
Il nuovo Ministro pensa già a una Rai dedicata al servizio pubblico, finanziata direttamente dal canone e dalla commercializzazione di prodotti e diritti.
La Rai di servizio pubblico, con il passaggio al digitale terrestre, avrà “nuove reti tematiche, darà un forte impulso al satellitare free, punterà sulle Teche e sul centro ricerche di Torino, sul sistema di sedi regionali, sulla radio e sui new media in generale”.
L’altra Rai, quella di tipo commerciale, farebbe invece perno sulle attuali frequenze di Rai2. Gentiloni sottolinea che “…nel giro di alcuni anni si potrebbe arrivare alla privatizzazione di una rete generalista e della struttura di distribuzione e diffusione“. In modo da “…separare in Rai come in Mediaset, le funzioni di operatore di rete da quelle di fornitore di contenuti”.
Il ministro intende ispirarsi a un modello di Tv pubblica “all’inglese o alla francese”, e questo anche per quanto riguarda la governance, “…un criterio di nomina del vertice ispirato a quello in vigore ad esempio nelle Autorità di garanzia e non ispirato allo spoil-system”.
“Pochi e qualificati consiglieri d’amministrazione – continua Gentiloni – senza bandierine politiche, un presidente che continui ad avere l’avvallo dei due terzi della Commissione di Vigilanza (come previsto dalla Legge dalla Gasparri), un mandato per il Cda che non coincida con la legislatura, e un direttore generale vero capo dell’azienda”.
Il nuovo Ministro ci tiene a sottolineare che la ripresa dell’economia italiana potrà essere guidata anche dall’audiovisivo e dalle telecomunicazioni.
“Perché ciò avvenga – ha spiegato Gentiloni – il compito del governo è quello di togliere alcuni freni che, in questi anni, hanno limitato il mercato consentendo l’aggravarsi di posizioni dominanti. Questi freni di fatto rischiano di non farci cogliere la grande opportunità che nell’audiovisivo, come nelle tlc, viene dall’ondata di Innovazione in atto”.
E poi, riprendendo un po’ le dichiarazioni di questi giorni, che lamentavano l’opposizione di Gentiloni al digitale terrestre, il neo-Ministro ha risposto: “Se qualcuno immagina una azione di governo anti-Innovazione, o addirittura rivolta al passato, si sbaglia di grosso. Ma perché le potenzialità siano colte – ha detto ancora il ministro – servono le scelte antitrust, quelle di liberalizzazione e di pluralismo già individuate nel programma”.
Nei mesi scorsi, Gentiloni parlava anche della necessità di una legge semplice e chiara sul conflitto d’interessi, l’abolizione del SIC (Sistema Integrato delle Comunicazioni). Ma anche un nuovo sistema di sanzioni per l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e un no netto alla Legge Gasparri, che a suo avviso ha già fallito, con l’intenzione di spostare l’attenzione dalla sola Tv alla filiera del digitale in tutte le sue declinazioni.
Come presidente della Commissione di Vigilanza Rai uscente – incarico mantenuto dal 12 ottobre 2005 al 27 aprile 2006 – Gentiloni ha governato una fase difficilissima per il servizio pubblico radiotelevisivo, quella dell’ultima campagna elettorale. Innovatore nello spirito – ricordiamo il successo del suo Blog – tra le sue invenzioni nell’ultimo incarico, quella del ‘question time’, tra vertici Rai e parlamentari per risposte in tempi brevi ai tempi più scottanti. E’ stato sempre lui a introdurre per la prima volta, nella bozza di regolamento della Vigilanza per le elezioni in Tv, regole ferree per i faccia a faccia.
Molto vicino a Francesco Rutelli, la storia politica di Paolo Gentiloni è legata strettamente a quella della Margherita, di cui è stato tra i fondatori e membro dell’esecutivo. Con Rutelli sindaco di Roma ha ricoperto la carica di assessore al Turismo, con il delicato compito di gestire il Giubileo. Ma è nato giornalista e la sua passione è da sempre per la comunicazione, di cui è responsabile per il suo partito.
In Parlamento, come deputato, siede dal 2001 e ha fatto parte della Commissione Trasporti e Comunicazioni – da dove ha seguito e si è opposto con durezza alla nascita della legge Gasparri – e della Vigilanza Rai, come capogruppo della Margherita e poi appunto come presidente. Ora il compito di gestire materia in Italia esplosiva, come quella televisiva in tutte le sue declinazioni. Gentiloni dovrà gestire e vigilare sulla convergenza e avviare in modo decisivo la svolta verso le comunicazioni digitali, in modo che l’Italia non si trovi in ritardo, rispetto agli altri Paesi europei, all’appuntamento con il futuro. Che dire allora? Buon lavoro Ministro Gentiloni.