Riforma Auditel: demolita la Casa di vetro per costruire un edificio fondato su pluralismo, trasparenza e credibilità

di di Roberta Gisotti (Portavoce del 'Tavolo permanente sulla questione Auditel') |

Italia


Roberta Gisotti

Lieto fine per la favola dell’Auditel: sarà demolita la Casa di vetro per costruire un nuovo edificio fondato sul pluralismo, la trasparenza e la credibilità scientifica in grado di ospitare un sistema di rilevamento degli ascolti televisivi degno di un Paese democratico, nell’interesse dell’intera popolazione italiana, piuttosto che a servizio di un’oligarchia di poteri forti, che ha blindato per quasi 20 anni il duopolio Rai-Mediaset a tutto frutto dei grandi potentati della Pubblicità che si sono impossessati della Televisione, il più grande mezzo di comunicazione di massa, capace di veicolare tendenze al consumo, stili di vita, ma anche ideologie politiche ed orientamenti culturali e religiosi.

 

Un provvedimento dunque ‘storico’ per la Televisione in Italia, che cambierà l’assetto societario dell’Auditel, affinerà e diversificherà le tecniche del rilevamento, e potrà anche regolare diversamente la diffusione e l’utilizzo dei dati, cosi come mi è stato detto durante l’audizione che ho avuto lunedì, 15 maggio 2006, nella sede romana dell’AgCom, alla vigilia dell’approvazione, il 16 maggio, a Napoli del documento da parte della Commissione servizi e prodotti. Presenti all’incontro Roberto Viola , segretario generale, Laura Aria, responsabile della Direzione audiovisivi dell’Autorità, che ha condotto lo studio preparatorio all’Atto di indirizzo, e continuerà a seguire lo sviluppo della riforma dell’Auditel.  

 

“E’ solo l’inizio di un percorso che porterà a una rivoluzione nell’approccio anche culturale su questa materia e molto si potrà ancora aggiungere, correggere e migliorare” strada facendo, è stato osservato. “Una questione – ha spiegato Laura Aria – che il presidente Calabrò ha preso seriamente a cuore fin dall’inizio del suo mandato e che è giunta a compimento dopo aver consultato 70 soggetti tra emittenti nazionali, associazioni di tv locali, società di rilevamento, associazioni di consumatori, Fieg e Fnsi”.

 

In quella sede ho depositato un documento con alcune proposte integrative sulla base di uno studio comparato condotto sui sistemi di rilevamento di Paesi, assimilabili all’Italia nello sviluppo del settore televisivo: quali Gran Bretagna, Francia, Spagna, Germania, Stati Uniti, cercando di ottimizzare i diversi modelli. Proposte che potranno essere accolte per un rilevamento in ultima istanza a servizio degli utenti-cittadini e degli utenti-consumatori che in forma di canone e in forma di acquisti sovvenzionano l’intero sistema televisivo pubblico e privato, e sono depositari di diritti e come cittadini e come consumatori.

 

La prima proposta è che ogni associato Auditel possa disporre in futuro di un unico voto nel nuovo Consiglio d’amministrazione e partecipare al bilancio annuale dei costi in base alle entrate pubblicitarie. Ho osservato inoltre che sarebbe bene affidare con gara d’appalto a più soggetti esterni: a) la ricerca di base, b) la gestione del campione, c) il rilevamento e l’elaborazione dei dati d’ascolto. Ed è estremamente rilevante – come già indicato nell’Atto di indirizzo – che tutti gli estremi della ricerca debbano essere depositati presso l’AgCom, che li renderà pubblici sul proprio Sito Internet, specificando l’indirizzo dove sarà possibile reperire l’intera documentazione. Infrangendo cosi il muro che finora ha occultato perfino alle massime autorità dello Stato, come lo stesso Parlamento, di verificare l’intera ricerca Auditel.

 

Tra le ipotesi aggiuntive è anche di creare un rilevamento ad hoc per l’emittenza locale, poiché oggi le 5 mila famiglia del campione Auditel sono presenti solo in 1700 Comuni su un totale di oltre 8 mila.

 

Si è parlato inoltre di una possibile assoluta novità nel rilevamento Auditel: misurare oltre la quantità la qualità dell’ascolto, magari con l’inserimento di più tasti nel telecomando del meter per registrare il gradimento e anche il dissenso degli spettatori ed anche di elaborare rapporti periodici su questi dati.

Riguardo il campione – ho indicato – un turn over di 6 mesi/1 anno, anziché la media attuale di 5 anni, con punte decennali. E poi ancore si è parlato di poter alzare da 31 secondi ad 1 minuto il tempo minimo di permanenza per essere registrati tra il pubblico di un programma e così anche di fornire l’ascolto quantificato dell’intero programma, piuttosto che il minuto per minuto, e di fare una misurazione a parte degli spot pubblicitari all’interno dei programmi.

Infine ad evitare la sovraesposizione mediatica del rilevamento ho suggerito di rendere noto il dato d’ascolto solo agli associati Auditel per farne l’uso che ritengono opportuno, come avviene in altri Paesi, anziché pubblicarlo quotidianamente a mezzo stampa, incentivando la ‘guerra’ dell’audience a tutto danno – come si è dimostrato finora – della qualità televisiva.

 

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