Unione Europea
Non si placano le polemiche seguite alla proposta della Commissione europea di regolamentare il roaming internazionale per calmierare le tariffe di un servizio ritenuto ingiustificatamente troppo caro, nonostante negli ultimi giorni molti operatori abbiano deciso ‘volontariamente’ di tagliare i costi.
L’applicazione del provvedimento ventilato dal Commissario Viviane Reding, ha spiegato la GSM Association , comporterà un aumento delle tariffe domestiche, senza il quale l’industria andrebbe a perdere ricavi per 4,3 miliardi di euro e profitti per 2,3 miliardi. Alcuni operatori potrebbero assistere a un crollo dei profitti fino al 20%.
Come conseguenza, gli operatori sarebbero costretti a tagliare gli investimenti nei nuovi servizi mobili e non potrebbero più garantire il servizio di roaming in alcune regioni turistiche.
Più volte la GSMA, che riunisce 680 operatori Gsm di tutto il mondo, ha protestato contro la proposta di regolamentazione del settore, sottolineando che dovrebbero essere le forze competitive a determinare i prezzi del servizio, non una regolazione comunitaria “basata su una visione antiquata e incompleta del mercato roaming e dell’intera industria mobile”.
La proposta, rincara l’associazione, è “impraticabile e irragionevole” e potrebbe in ultima analisi penalizzare e non avvantaggiare gli utenti finali.
Senza contare che nelle ultime settimane diversi operatori mobili europei, tra cui Vodafone, Orange e T-Mobile, hanno deciso di tagliare le tariffe. Decisione, spiega la GSMA, “che va a vantaggio di oltre 94 milioni di roamers e ha un impatto diretto su due terzi delle chiamate in roaming”.
Un ulteriore ordinamento potrebbe intralciare il framework già adottato in Europa che permette ai regolatori nazionali di intervenire se necessario e aumentare l’incertezza, mettendo a rischio gli investimenti nelle reti e nello sviluppo di nuovi servizi e, quindi, la competitività dell’Europa.
L’implementazione del principio della ‘tariffa domestica’ potrebbe inoltre creare una situazione in cui gli operatori saranno costretti a offrire un servizio sottocosto, andando a “destabilizzare un mercato sano e competitivo”.
Per recuperare le perdite legate alla riduzione coatta delle tariffe di roaming, la GSMA prevede che gli operatori dovranno aumentare le tariffe domestiche di almeno il 7%, con la conseguenza che solo una piccola porzione di utenti – soprattutto i viaggiatori ‘business’ – beneficerà dei tagli, a svantaggio di quelli che viaggiano meno frequentemente.
“La proposta draconiana della Commissione europea richia di limitare l’accesso al roaming, vanificando le significative riduzioni delle tariffe raggiunte nel corso degli anni”, ha dichiarato il Ceo della GSMA Rob Conway.
“Le tariffe di roaming stanno scendendo rapidamente. La competizione, non la regolamentazione, è la strada giusta per ottenere tariffe al dettaglio più basse”, ha concluso Conway.
Ieri, anche l‘ERG – il gruppo di regolatori che assiste la Commissione nel processo di applicazione delle direttive comunitarie in fatto di comunicazioni elettroniche – ha espresso alcune riserve sui meccanismi regolatori proposti dalla Ue, caldeggiando una regolazione dei prezzi all’ingrosso più che di quelli al dettaglio.
“Le tariffe di roaming sono troppo alte e non rappresentano attualmente un comportamento leale tra clienti e operatori”, ha spiegato il presidente dell’ERG, Kip Meek.
“Condividiamo il desiderio della Commissione di continuare a ridurre i prezzi, ma crediamo altresì che questo sia possibile attraverso una regolazione all’ingrosso, tenendo comunque in riserva una regolamentazione per i prezzi al dettaglio”, ha aggiunto Meek.
L’applicazione del principio ‘Home Pricing’ non produrrebbe riduzioni significative nei prezzi al dettaglio: per l’ERG, invece, bisogna intervenire sui prezzi all’ingrosso, imponendo un tetto massimo sulle tariffe che gli operatori si praticano a vicenda per l’uso delle reti. Questo tetto potrebbe essere fissato a circa 0,30 centesimi di euro, rispetto agli attuali 0,75 centesimi.
Bisognerebbe infine fissare e mantenere un indice aggiornato delle tariffe del roaming internazionale per dimostrare chiaramente se le riduzioni all’ingrosso abbiano o meno avuto l’effetto di ridurre i costi per i consumatori e consentire alle Autorità di regolazione nazionale la flessibilità per imporre dei tetti dove necessario.
Resta da vedere se il Commissario Reding, che ha fatto della riduzione delle tariffe di roaming una questione di principio in nome della tutela dei consumatori, accoglierà questi suggerimenti e sarà pronta a rivedere – se non ad archiviare come vorrebbero gli operatori – la proposta di regolamentazione.