Italia
Partecipando alla presentazione del libro di Enrico Manca abbiamo avvertito quel senso di comunità di settore che ci piace sempre evocare. A confrontarsi, moderati da Alberto Abruzzese, i vertici della Tv italiana (Fedele Confalonieri e Claudio Petruccioli), Paolo Gentiloni (che tutti accreditano come prossimo ministro delle Comunicazioni), accademici (Enrico Menduni, Vincenzo Zeno Zencovich, Paolo Mancini), infine la bravissima Monica Maggioni a rappresentare la categoria dei giornalisti. E in platea una densa rappresentanza di coloro che hanno fatto la tv negli ultimi tre decenni. Più che riportare un resoconto degli interventi, ci pare più significativo riportarvi l’atmosfera informale della serata, che ha trasformato l’evento in una manifestazione di amicizia e di stima verso uno dei protagonisti della Tv.
Vi proponiamo, più significativamente, di seguito l’introduzione di Enrico Manca al libro e a fondo pagina il file audio scaricabile in Mp3 assieme alla recensione del volume già pubblicata su key4biz. (r.b.)
Le conversazioni raccolte in questo libro sono l’espressione di una mia personale esigenza di tentare una riflessione sulle profonde trasformazioni sociali e politiche che si sono succedute negli ultimi anni.
Importanti fenomeni, come la fine dell’equilibrio internazionale bipolare, l’emersione di soggettività globali che scavalcano gli ordini sociali elaborati durante “il secolo breve”, mi hanno stimolato a provare a disegnare un quadro interpretativo, a partire, proprio, da alcuni frammenti che compongono il complesso mosaico degli eventi sociali.
Con una scelta precisa della chiave di lettura: i media.
Sin dall’inizio della mia esperienza lavorativa, la comunicazione e l’informazione hanno ricoperto un ruolo centrale, al pari del mio lavoro politico. L’attività politica è, infatti, sempre stata intrecciata a quella giornalistica: nella carta stampata prima, poi nella radiotelevisione, e successivamente nell’attività parlamentare, con un impegno specifico attorno ai temi dell’informazione, e ancora con la presidenza della Rai, e più di recente con la creazione dell’Isimm, Istituto per lo studio dell’innovazione nei media e per la multimedialità.
Queste attività mi hanno permesso di ben comprendere come, in misura sempre maggiore, le pagine dei giornali, gli schermi cinematografici e televisivi poi, Internet e i media digitali senza fili ora abbiano costituito e costituiscano le piattaforme espressive ove si esprime e in parte si forgia l’intera società.
In altri termini, i media, sin dalla loro origine, hanno assunto la funzione di trasmettere i codici culturali, porre in luce o scorrere degli avvenimenti e il fluire della vita quotidiana, ma anche mediare i conflitti. Veicolano, in sintesi, per dirla con il sociologo Edgar Morin, lo “spirito del tempo”. E’ dunque sempre più necessario imparare a leggere e analizzare i mezzi di comunicazione e a decodificare la mediazione che esercitano nella rappresentazione della realtà.
Mi auguro che questo testo possa rappresentare un contributo in questa direzione, aiutandoci a comprendere come, nel prossimo futuro, le sfide politiche che ci attendono non possono essere comprese appieno senza tenere in conto il nostro “essere con i media”.
Frammenti di uno specchio è un libro che, nel modo in cui è stato pensato, concepito, nutrito e steso, riflette pienamente la logica connettiva della società in rete, non essendo il frutto di un lavoro solitario, bensì scaturendo “naturalmente” da una serie di ricerche, di seminari, di brainstorming o di semplici e tuttavia impegnativi confronti che nel corso degli ultimi anni si sono svolti “attorno” all’Istituto per lo studio dell’innovazione nei media e per la multimedialità, a cui abbiamo dato vita nel 1992.
Se siamo riusciti, come ci auguriamo, a isolare alcuni nodi nevralgici dello scenario politico-mediatico postmoderno, a offrire qualche chiave di interpretazione o semplicemente a porre dubbi e questioni pertinenti, dobbiamo quindi ringraziare tutte le reti di esponenti del mondo delle università, delle imprese, della politica e delle istituzioni, nonché le tante persone, con le quali abbiamo interagito nel corso di questo volgere di millennio.
Il mio è quindi un ringraziamento collettivo, tuttavia sento un particolare dovere di gratitudine per Alberto Abruzzese, che ha fornito con la sua prefazione un significativo valore aggiunto al nostro lavoro, per Massimo Fichera, che ha riletto, seguito e spesso ispirato il montaggio dei frammenti, per Vincenzo Susca, che ha con intelligenza e attenzione curato il testo.
Nello scrivere queste ultime righe, un pensiero attraversa la mia mente. E’ per Ilaria (dieci anni), Irene e Filippo (cinque anni ciascuno): la speranza che crescano con la curiosità e il coraggio dell’innovazione, anche perché possano specchiarsi in un mondo migliore.
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Per la recensione ‘Frammenti di uno specchio. I media e le politiche della postmodernità’, clicca qui
Enrico Manca