Unione Europea
La proposta di Orange, filiale mobile di France Télécom, di ridurre del 25% le tariffe di roaming all’interno della Ue non ha raccolto il favore del Commissario europeo per i media e la società dell’informazione Viviane Reding che ha fatto sapere, attraverso il suo portavoce, che è ormai troppo tardi per affidare la questione a iniziative dei singoli operatori.
La Commissione andrà dunque avanti come previsto e, dopo la chiusura del periodo di consultazione pubblica il prossimo 12 maggio, presenterà a luglio la sua proposta.
È quanto emerso nel corso dell’audizione “Il roaming e le sue implicazioni economiche” che ha riunito a Bruxelles i rappresentati dell’industria delle telecomunicazioni e vari esperti del settore.
Nel corso degli ultimi anni la Commissione ha avvertito a più riprese il settore che qualora i prezzi non fossero diminuiti sarebbe stato necessario adottare un regolamento a livello comunitario (cfr. IP/04/1458, IP/05/901, MEMO/05/247 e il discorso del 2001 dell’ex commissario Monti – SPEECH/01/375.
Fin dal 1998, inoltre, l’International Telecommunication Users Group (INTUG) ha più volte sottolineato il costo eccessivo del roaming, definendo il sistema attuato in Europa un vero e proprio ‘cartello’ rispetto a quelli messi in atto nel resto del mondo.
Le regole comunitarie sul roaming – ha spiegato l’INTUG – sono ferme agli anni ’90 e non sono mai state adattate al complesso mercato europeo, consentendo alle società telefoniche di sfruttare posizioni dominanti.
“Gli operatori – ha sottolineato il portavoce del Commissario Reding, Martin Selmayr – hanno avuto abbastanza tempo per ridurre le tariffe come richiesto per molti anni dalla Commissione”, ma nonostante tutti gli appelli la situazione è rimasta sostanzialmente invariata.
Per molti operatori bisognerebbe regolamentare i prezzi all’ingrosso e istituire un sistema di controllo che garantisca che i tagli a monte si ripercuotano sui prezzi al dettaglio. Per Dietrich Beese, managing director di O2 Group in Germania, sono gli operatori stranieri a fissare i prezzi e, dunque, a far lievitare le tariffe mentre i margini degli operatori domestici sono molto bassi visti i costi implicati dalla fornitura del servizio.
Da marzo 2002, tuttavia, sono stati fatti dei passi avanti, grazie a una serie di accordi tra gli operatori e all’introduzione di nuove Sim card, che hanno permesso la selezione automatica dell’operatore ‘preferito’ in un paese straniero e la riduzione – seppur minima – degli ostacoli alla mobilità all’interno della Ue.
Gli operatori preferirebbero dunque continuare sulla strada degli accordi industriali bilaterali o anche multilaterali, piuttosto che un intervento diretto della Commissione.
Intervento non per nulla semplice, dal momento che – ha spiegato ancora Selmayr – “regolare direttamente i prezzi potrebbe portare a effetti collaterali e non terrebbe conto delle enormi differenze di prezzo all’interno dell’Ue”.
Secondo i dati rilevabili dal sito web della Commissione – disponibile in inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo e polacco – per una telefonata di 4 minuti la tariffe di roaming variano da 0,20 euro per un consumatore finlandese che telefona a casa dalla Svezia a 13,05 euro per una telefonata di un consumatore maltese che chiama dalla Lettonia.
I dati forniti indicano inoltre chiaramente che in Europa il prezzo per una chiamata standard è generalmente rimasto allo stesso elevato livello del settembre
Il COMREG (Commission for Communications Regulation) ha inoltre sempre criticato la mancanza di trasparenza delle tariffe che ha spesso costretto gli utenti a limitarsi, dall’estero, a inviare solo sms, ad affittare un telefonino o ad acquistare una seconda Sim card.
La Commissione europea vorrebbe dunque applicare il principio della tariffa domestica, in base al quale un utente che viaggia in un altro paese dell’UE verrebbe a pagare lo stesso prezzo che paga di solito nel proprio paese di residenza: pagherebbe o una tariffa locale quando effettua una telefonata locale, indipendentemente da dove si trovi nell’UE (ad esempio per chiamare un taxi a Madrid) o una normale tariffa internazionale per le chiamate effettuate verso un altro paese dell’ UE, indipendentemente da dove si trovi nel territorio comunitario (ad esempio per chiamare casa quando è in vacanza).
La proposta è stata tuttavia criticata da Paul Champsaur – dell’Authority francese per le tlc – secondo cui il principio della tariffa domestica “creerebbe un mercato parallelo di carte Sim perchè si importerebbero quelle dei paesi dove le chiamate locali sono più economiche”.
L’ultima fase di consultazioni si concluderà il 12 maggio e il nuovo regolamento potrebbe entrare in vigore dalla prossima estate.
“Invito tutte le parti interessate a partecipare attivamente all’ultima fase della consultazione pubblica su questo importante atto legislativo comunitario”, ha affermato Viviane Reding. “La riduzione delle tariffe di roaming riveste un’importanza fondamentale per la competitività dell’Europa. L’utilizzo del telefono cellulare all’estero deve smettere di essere un pretesto per l’imposizione di tariffe eccessive e deve diventare, invece, un utile servizio a chi viaggia per lavoro e per vacanza in uno qualsiasi dei 25 Stati membri dell’UE.”