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In attesa che il Tribunale di prima istanza della Ue si pronunci sul caso antitrust, verdetto imprevedibile come dicono in tanti, il gigante americano dei software, Microsoft, si muove verso nuove e interessanti realtà.
Questa l’ipotesi del Wall Street Journal, che parla della possibilità per il gruppo di Bill Gates di rafforzarsi sul mercato della pubblicità online. Nei prossimi giorni la società incontrerà a Seattle centinaia di advertiser a cui verrà presentato il programma adCenter. Si tratta di un servizio di paid search che consente di legare le inserzioni pubblicitarie testuali in maniera pertinente al contenuto delle ricerche sull’engine. Secondo il Wall Street Journal, adCenter si differenzia dai servizi rivali, in particolare da Google adSense, perchè offre agli inserzionisti anche i dati aggregati relativi agli utenti di Msn che effettuano le ricerche. Il che dovrebbe favorire gli inserzionisti relativamente al tipo di termini su cui convogliare il messaggio pubblicitario e aiuterebbe inoltre Msn nel fissare le tariffe.
L’idea è anche quella di rilanciare la qualità delle promozioni stesse offrendo un innovativo sistema per profilare l’utenza riuscendo a pubblicare promozioni contestuali adeguate in spazi mirati. Senza utilizzare dati sensibili (Microsoft ha precisato con grande evidenza tale aspetto) il gruppo ha intenzione di gestire il proprio network in modo da garantire la massima qualità promozionale e, di conseguenza, il massimo click-rate.
L’obiettivo centrale di Microsoft è anche quello di ridimensionare il ruolo di Google su questo potente mercato e in questo senso starebbe decidendo di unirsi a Yahoo per partire alla conquista del Web.
Stando a quanto riporta il quotidiano americano, la società di Bill Gates starebbe pensando a costruire una solida partnership tanto da entrare nel capitale del primo portale al mondo. In altri termini, lo schema da seguire è grosso modo quello che Google ha realizzato con Aol, la divisione Internet di Time Warner, con l’annunciata acquisizione del 5% al prezzo di 1 miliardo di dollari. Proprio in giornata Aol, a conferma della piena operatività dell’accordo, ha reso noto un incremento del 26% dei ricavi pubblicitari a parziale bilanciamento del calo degli abbonati.
Gli incontri tra Microsoft e Yahoo, sempre secondo il quotidiano finanziario, si sono di sicuro registrati – ma con un nulla di fatto – lo scorso anno e avrebbero avuto come obiettivo principale il confronto su come operare di comune intesa nella raccolta pubblicitaria.
Ora gli sforzi di Microsoft per la diversificazione delle fonti di reddito e attività, con una maggiore presenza nella pubblicità online, potrebbe dare nuovo slancio alle trattative, come sollecitato da parte del management, per sviluppare utili sinergie tra Msn e Yahoo in funzione anti-Google, i cui ricavi sono generati dagli introiti dell’advertising per oltre il 90%.
Microsoft, intenzionata a crescere nel pubblicità online già dal 2004, ha deciso di aumentare gli investimenti nel comparto, e secondo Rick Sherlund, analista di Lehman Brothers, l’iniziativa voluta con decisione dall’amministratore delegato Steve Ballmer comporterà nel prossimo esercizio, quello che parte il primo luglio, a un incremento dei costi del 18%, a 22,3 miliardi.
Dalle pagine del New York Times, Google si è detta “preoccupata” per la nuova versione del navigatore Internet Explorer (IE) di Microsoft che, secondo i vertici della società, impedirebbe una concorrenza leale tra i due gruppi nella ricerca online.
Pronta la replica di Microsoft, che in un comunicato ha spiegato la non fondatezza delle accuse di Google, assicurando che la nuova versione di Explorer, IE7, consente all’utente di “scegliere il motore di ricerca che si intende utilizzare”, liberamente tra Google, Yahoo, o Msn.
Google rimprovera a IE 7 di contenere una funzione che reindirizza automaticamente l’utente su Msn, mettendo “Microsoft in posizione di raccogliere ingiustamente traffico web e entrate pubblicitarie” che altrimenti andrebbero agli altri player. Proprio riguardo al rispetto della concorrenza sul mercato della web searching, Google ha fatto presente la propria preoccupazione al Dipartimento di Giustizia Usa, ma anche alla Commissione europea, non ottenendo al moneto nessuna risposta.