Privacy sempre più a rischio: l’FBI abusa delle leggi antiterrorismo?

di Alessandra Talarico |

Stati Uniti


Patriot Act

Col pretesto della lotta al terrorismo, il governo americano ha ottenuto lo scorso anno informazioni dettagliate su più di 3.500 cittadini statunitensi, grazie ai dati forniti da banche, service provider e altre società senza bisogno del consenso dei giudici, come previsto dal Patriot Act.

 

Il Patriot Act (acronimo per “Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism) è stato approvato con urgenza subito dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 e autorizza il governo ad arrestare i sospetti anche in assenza di reato, a fermarli a tempo indefinito, a perquisirne le case senza mandato, a ispezionare i loro conti in banca, le loro biblioteche, la loro posta elettronica.

 

In base ai dati contenuti in un rapporto presentato dal Dipartimento di Giustizia, il governo ha richiesto informazioni riservate – attraverso le cosiddette National Security Letters (NSL) – su oltre 9.200 persone.

Si tratta della prima volta che viene effettuato il computo delle richieste NSL, che esclude, tra l’altro, le richieste emesse per ottenere notizie limitate su una persona, come i dati anagrafici e l’indirizzo.

Secondo alcune fonti citate dal Washington Post, quest’ultima potrebbe rappresentare la categoria più ampia di NSL e l’FBI si rifiuta di fornire cifre precise.

 

Sempre secondo quanto riportato dal quotidiano lo scorso novembre, l’FBI invierebbe più di 30 mila NSL all’anno. Il Bureau ha subito accusato il Post di fornire cifre inesatte, ma in effetti ha continuato a rifiutarsi di fornire i dati corretti.

 

Il rapporto del Dipartimento di Giustizia mette anche in evidenza un continuo aumento di perquisizioni e operazioni segrete – in base al Foreign Intelligence Surveillance Act, o FISA. Nel 2005 sarebbero state autorizzate oltre 2 mila ricerche e sorveglianze clandestine, in aumento del 18% rispetto all’anno precedente.

Nel giro di 5 anni, il numero di queste operazioni sarebbe più che raddoppiato, ma si tratta della prima volta che il Dipartimento di Giustizia decide di fornire i dati ufficiali sulle attività antiterrorismo, che non hanno mancato di suscitare le critiche dei difensori dei diritti civili.

 

Queste pratiche sarebbero infatti intrusive e prive di ogni controllo da parte delle autorità competenti: in base al Patriot Act, ad esempio, i provider Internet o le compagnie telefoniche sono obbligate a consegnare i dati personali degli utenti (inclusi numeri di telefono ed indirizzi email dei corrispondenti) anche in mancanza di mandati giudiziari, qualora l’FBI lo richieda. E ciò senza dover informare neppure il diretto interessato a fatto avvenuto.

 

Le forze dell’ordine, inoltre, sono autorizzate a installare i cosiddetti pen register e dispositivi “trap and trace” (liste delle telefonate effettuate da un dato numero telefonico e dispositivi che tracciano le chiamate in entrata).

 

Anche prima dell’entrata in vigore del Patriot Act, l’FBI poteva servirsi delle NSL per ottenere, senza l’autorizzazione di un magistrato, informazioni sensibili dagli internet providers e da altri, ma poteva usarle solo nei confronti dei sospettati di terrorismo o di spionaggio, non per chiunque.

 

“Ecco perché in passato non hanno voluto dirci quante NSL sono state utilizzate. L’idea che questo potere sia nelle mani di così tanti funzionari dell’FBI senza alcun controllo è inquietante”, ha dichiarato Caroline Fredrickson dell’American Civil Liberties Union.

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