Europa
Gli abusi sessuali contro i bambini sono il peggior crimine immaginabile. Le vittime sono colpite nel periodo più vulnerabile della loro vita e le conseguenze psicologiche di questi reati – perpetrati da singoli individui come da organizzazioni criminali – durano per sempre.
Contro le reti pedofile – che hanno trovato in Internet nuovo terreno fertile – urge una maggiore collaborazione tra le forze dell’ordine, l’industria e le associazioni a tutela dell’infanzia e con questo obiettivo in mente è nato in Gran Bretagna il Child Exploitation and Online Protection Centre (CEOP) che spera di sferrare una massiccia offensiva contro chi si avvantaggia dell’anonimato e della libertà della Rete per tentare – molto spesso purtroppo riuscendoci – di adescare e abusare sessualmente di bambini anche nei primissimi anni di età.
Grazie a un team composto da agenti di polizia, tecnici informatici e assistenti all’infanzia, il CEOP si dedicherà non solo all’educazione dei minori a un uso più sicuro della rete e a portare aiuto ai bambini caduti nelle maglie degli adescatori, ma tenterà anche di massimizzare la cooperazione tra le forze dell’ordine del maggior numero possibile di paesi.
Il centro, che sarà attivo 24 ore su 24, potrà contare su un budget di 5 milioni di sterline – garantito, tra gli altri, da aziende come Microsoft, AOL e VISA – e si occuperà di rintracciare i pedofili e le vittime per garantire aiuto a queste ultime e la galera ai primi.
Ceo del centro sarà Jim Gamble, già Direttore Generale Aggiunto della Squadra Nazionale Crimine e Presidente della Virtual Global Taskforce (VGT), un’alleanza internazionale di forze dell’ordine (comprende il Centro Australiano Crimini ad Alta Tecnologia, Squadra Nazionale Crimine per l’Inghilterra e il Galles, la Polizia Reale a Cavallo Canadese, il Dipartimento di Sicurezza Nazionale degli USA e l’Interpol) che portano avanti a stretto contatto iniziative di prevenzione e riduzione del crimine al fine di scoraggiare e impedire che singoli commettano abuso sui minori on-line.
Il CEOP è “una risposta diretta all’esplosione dell’abuso sui bambini” ha spiegato Gamble, sottolineando che forse troppo spesso si fa fatica a “comprendere che dietro ogni immagine online c’è un bambino, nel mondo reale, vittima di un abuso e che dietro ogni chat c’è la possibilità che un bambino stia parlando con un pedofilo”.
“Questa è la realtà”, ha aggiunto Gamble e, “senza nulla togliere a Internet – un posto pieno di opportunità per imparare e divertirsi” – quello che il CEOP vuole dimostrare è che “la consapevolezza di questi rischi ridurrà al minimo i pericoli”.
Tra gli strumenti messi a disposizione delle piccole vittime, ci sarà anche un sito di assistenza che al quale inviare segnalazioni di minacce e abusi o – come suggerisce Gamble – “un taglia e incolla le frasi del pedofilo”.
Grazie al supporto delle web company potranno poi essere monitorati i movimenti economici che confluiscono nella compravendita di immagini pedopornografiche ed essere sviluppati strumenti dissuasivi più efficaci contro coloro che utilizzano la rete e i sistemi di pagamento legali per acquistare immagini di abusi su minori.
Il boom della distribuzione di immagini pedopornografiche sul web non conosce sosta mentre sempre più bambini utilizzano la rete e ammettono di aver incontrato offline qualcuno conosciuto sul Web.
Secondo le statistiche fornite dal centro, sono otto milioni i minorenni britannici che hanno accesso a internet, due milioni dei quali hanno il computer nella loro camera da letto.
Uno su 12 ha conosciuto persone dopo aver chattato in internet, mentre il 31% degli utenti tra i 9 e i 19 anni ha ricevuto messaggi di natura sessuale non richiesti.
Negli obiettivi del centro, anche quello di creare un database con le immagini segnaletiche dei pedofili sfuggiti alle maglie della giustizia (circa il 3% delle 30mila persone attualmente registrate come responsabili di abusi sessuali), mentre dall’Italia Antonio Marziale presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori chiama in causa l’ONU perché prenda posizione contro la celebrazione – per l’ottavo anno consecutivo – della giornata dell’orgoglio pedofilo, denominata ‘boyloveday international‘, fissata per il prossimo 26 giugno.
“Facendo leva sull’articolo 19 della Dichiarazione Internazionale sui Diritti dell’Uomo, sull’articolo 11 della Carta Costituzionale Europea e sulla Costituzione degli Stati Uniti d’America, che nell’insieme sanciscono la libertà degli individui, la comunità pedofila rivendica la libera espressione sessuale dei bambini, anche di quelli di pochissimi mesi d’età – sottolinea Marziale – che rappresentano massicciamente l’ultima frontiera della depravazione pedopornografica e sulla pelle dei quali si muove un mercato miliardario di euro e dollari”.
Orrore nell’orrore, Marziale denuncia come una miriade di siti web abbiano avviato la vendita di felpe, magliette, borse, slip, boxer, orsetti di peluche, tazzine ed orologi da muro recanti lo spregevole logo del ‘boyloveday’, “il tutto rigorosamente marchiato Made in USA”.
Per Marziale è inaudito che organismi come l’ONU non conferiscano alla lotta contro la pedofilia priorità assoluta e allo stesso tempo indulgano ai paesi membri di ospitare siti Internet ad altissimo contenuto criminale.
Da qui la proposta che il presidente dell’Osservatorio rivolge ai membri italiani all’ONU: “Siano i rappresentanti italiani presso il Palazzo di Vetro i promotori di una risoluzione internazionale che persegua il crimine pedofilo sin dalla radice apologetica e non permetta a delinquenti tanto spietati di infierire sessualmente su bambini inermi e indifesi e di deriderli oltretutto con una vergognosa quanto indecente e deprecabile giornata dell’orgoglio”.