Mercato Tv: nuovo scontro su Legge Gasparri e SIC. Per Giulietti (Vigilanza), ‘Ha concentrato le risorse, impedendo una effettiva liberalizzazione’

di Raffaella Natale |

Italia


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“Chiedo che l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni calcoli il SIC (Sistema integrato delle comunicazioni). E’ da troppo tempo che non viene calcolato”. A parlare è il Ministro uscente delle comunicazioni, Mario Landolfi, che fa riferimento anche al destino della legge Gasparri e alle controverse valutazioni del paniere che indica il valore del Sistema integrato delle comunicazioni.

Landolfi ha spiegato che “il SIC può essere calcolato, lo ha già fatto la Fondazione Bordoni. E’ troppo tempo che non viene fatto e questo rappresenta una fonte di polemica. Si calcola il PIL, si può calcolare anche il SIC”.

Secondo Landolfi, infine, il centrosinistra “non riuscirà a modificare” la Gasparri, che ha riformato il sistema radiotelevisivo.

 

Proprio in riferimento alla Legge Gasparri, dal centrosinistra, Giuseppe Giulietti (Ds), membro della Commissione di Vigilanza Rai e portavoce dell’associazione Articolo  21, ha commentato: “Appare incomprensibile la testardaggine con la quale il centrodestra continua a ritenere immodificabile  la Legge Gasparri che, come è noto, non è stata contrastata solo dal centrosinistra, ma anche da tutte le principali associazioni di impresa e sindacali proprio perchè ha consolidato la concentrazione delle risorse, impedendo una effettiva liberalizzazione e creando ulteriori problemi nel settore dell’audiovisivo, dell’editoria, del cinema e di tutte le attività collegate alla produzione”.

 

“Tale legge, inoltre – ha ricordato Giulietti – ha ricevuto critiche non secondarie dalle stesse Autorità di garanzia. Tali rilievi dovranno essere alla base delle nuove proposte del centrosinistra, senza dimenticare che indicazioni di modifica sono arrivate anche da esponenti del centrodestra”.

Quanto al calcolo del SIC, auspicato dal ministro delle Comunicazioni Landolfi, “è del tutto evidente – ha continuato Giulietti – che  la medesima Autorità di garanzia si è trovata di fronte a contraddizioni non facilmente risolvibili e che dovranno essere affrontate nell’inevitabile provvedimento di riforma. Non si tratta di fare un dispetto a Berlusconi ma più opportunamente di rispondere all’esigenza del complesso dei soggetti che operano nel sistema industriale che ha già pagato un prezzo troppo alto alla conservazione dell’esistente – ha concluso – e alla perversa logica del conflitto di interessi“.

 

L’Agcom ha avviato un’indagine su un “significativo campione” di Imprese del settore per raccogliere dati, relativi a 2004 e 2005, utili per definire, come chiesto dal Testo unico per la radiotelevisione (Decreto legislativo 177 del 31 luglio 2005), l’ammontare del paniere di riferimento per il tetto antitrust, fissato al 20% del SIC.

Sono stati predisposti formulari ad hoc, incentrati su un’analisi dettagliata dei ricavi, diversi per le aziende del settore editoriale e per quelle del settore radiotelevisivo. Un terzo formulario è destinato alle principali concessionarie di pubblicità, alle quali l’Autorità ha ritenuto opportuno chiedere informazioni supplementari per un’ulteriore verifica dell’analisi dei dati già raccolti.

 

Lo scorso gennaio il ministero delle Comunicazioni aveva stimato un valore per il SIC di 23,9 miliardi, dal quale per i gruppi industriali del settore deriverebbe un tetto antitrust per la raccolta di risorse a 4,78 miliardi, ma la stima ufficiale deve essere definita dall’Autorità.

In quell’occasione era, infatti, intervenuta per chiarire che il Testo unico per la radiotelevisione affida proprio all’Agcom il compito di vigilare sull’andamento e sulla evoluzione dei mercati relativi al Sistema integrato delle comunicazioni. Ricordando che l’Authority da tempo aveva proceduto a effettuare una stima del SIC, facendo riferimento alla medesima tabella frutto di una collaborazione tra  la Fondazione Ugo Bordoni e  la stessa Autorità.

 

Il dossier “Un’Italia moderna – Risultati dell’azione di governo“, presentato a gennaio dal Ministro Mario Landolfi, traccia i risultati dell’azione di Governo, con un quadro, aggiornato, di stime e dati su valore e crescita delle diverse tecnologie. Il SIC “Stabilisce un limite anticoncentrazione nel settore dei media il cui calcolo, per quanto complesso, è assolutamente possibile e fattibile”, si legge nel documento. E’ una replica alle critiche di difficile applicazione dei criteri previsti dalla legge.

 

Ma questo sistema così come tutta le Legge Gasparri non convince il centrosinistra e nel corso della campagna elettorale è stato più volte ribadito che è troppo a favore di Silvio Berlusconi, facendo sapere che sarà sostituita da un nuovo quadro normativo. E davanti a un mercato in pieno cambiamento, dove si corre veloce verso rivoluzionarie forme di broadcasting, dal digitale terrestre su Tv e telefonino, all’alta definizione, alla televisione su IP, è lecito chiedersi cosa succederà sul mercato radioTv.

 

Paolo Gentiloni, presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza, è più volte intervenuto sulla Legge Gasparri, lamentandone le incongruenze e asserendo che, “rispetto a quanto fatto in cinque anni di centro destra, bisogna ricominciare da capo”.

E Gentiloni ripartirebbe dalla ridefinizione del servizio pubblico, con una parziale privatizzazione, a un maggiore pluralismo sul mercato televisivo italiano. Oltre a prevedere un allungamento dei tempi dello switch-off.

 

La legge Gasparri non è da rifare o da abolire, dato che “non c’è più, si è dissolta da sola”.

“I suoi tre pilastri principali sono già crollati – ha spiegato Gentiloni – Il SIC, di cui non è mai stata calcolata la quota limite, la quotazione in borsa della Rai, con una privatizzazione alla gattopardo, è stata messa da parte e non è mai avvenuto il passaggio delle frequenze Tv sul digitale terrestre”.

 

Dunque occorre una nuova legge di sistema, che dia “più libertà e più concorrenza, perché le posizioni dominanti non aiutano né l’economia né il pluralismo”.  

 

A giudizio di Gentiloni “il sistema audiovisivo ha bisogno di una ventata di concorrenza. Bisogna ridurre le posizioni dominanti e dare più spazio alle Tv locali”. Quanto ai punti da cui partirà  la nuova Legge delle comunicazioni targata Unione, l’esponente della Margherita ha elencato tre direttive: “Una legge sul conflitto d’interessi semplice e chiara, con la separazione degli interessi familiari dalla politica, un’azione dell’Antitrust sulla limitazione della raccolta pubblicitaria, che schiaccia soprattutto le emittenti locali, dei limiti alle frequenze, anche in vista dell’avvento della Tv mobile, e il principio della neutralità tecnologica, senza cioè favorire un supporto piuttosto che un altro“.  

   

Il centrosinistra intende modificare anche il sistema delle Authority. “Io non credo in un unico modello per tutte le Autorità – ha detto Gentiloni – né a una Commissione apposita e a norme comuni per le nomine dei vertici. Le disposizioni comuni per le Authority devono essere generalissime”.

Quanto alla sede dell’Autorità, ha precisato: “Non si tornerà indietro, la sede dell’Authority resterà a Napoli. Bisogna completare lo spostamento, solo alcuni uffici rimarranno a Roma”.

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