Mondo
Continua la visita del Presidente cinese Hu Jintao negli Stati Uniti che, dopo la cena col fondatore di Microsoft Bill Gates, ha visto oggi alla Casa Bianca il presidente George W. Bush.
Diversi membri del Congresso Usa hanno sollecitato Bush a chiedere più solertemente l’impegno della Cina a rispettare i diritti umani e la libertà di religione. Sicuramente la questione è delicata e Bush ha dalla sua diversi argomentazioni, a partire dal deficit di oltre 200 miliardi di dollari negli scambi commerciali tra i due Paesi: mentre i prodotti cinesi inondano il mercato, specie quello dell’elettronica, i prodotti statunitensi non riescono a penetrare le frontiere del gigante asiatico.
“Colpa dello yuan tenuto artificialmente basso per aumentare la competitività delle esportazioni cinesi – accusano gli Usa – è una manipolazione che costa milioni di posti di lavoro agli americani”.
Un tema molto delicato è anche quello della pirateria cinese. Un numero incalcolabile di Cd, Dvd, software copiati (senza pagare i diritti di autore) alimenta l’enorme mercato della Cina con totale disprezzo delle leggi che proteggono la proprietà intellettuale. Tra le vittime principali dei pirati cinesi c’è infatti proprio la Microsoft di Bill Gates.
Il presidente dovrà rispondere di tante cose, in particolar modo del fatto che fino a oggi gli impegni delle Autorità cinesi di applicare le leggi e fermare l’attività dei contraffattori. I produttori di software considerano la Cina uno dei mercati più promettenti al mondo, ma lamentano l’assenza di controlli sulla pirateria: il 90% dei computer cinesi funziona con programmi e sistemi operativi privi di licenza.
Forse questa è stata una delle ragioni per cui Hu ha incontrato Bill Gates e partecipato a una cena con oltre un centinaio di imprenditori e businessman della Silicon Valley.
Nel corso della cena, Hu ha promesso un rinnovato impegno del suo Paese nella lotta contro la pirateria intellettuale.
Il presidente ha detto a Gates di “ammirare i traguardi raggiunti da Microsoft. Perchè lei, signor Gates è un amico della Cina, io sono un amico di Microsoft. Del resto ogni giorno uso il vostro sistema operativo e spero che i nostri rapporti di collaborazione cresceranno in futuro“. Il fondatore del gruppo di Redmond, dal canto suo, ha colto la palla al balzo e su questo punto ha ottenuto rassicurazioni.
“Dimostreremo seriamente il nostro impegno nel futuro su questo fronte”, ha detto il presidente della Cina.
In preparazione del viaggio di Hu, qualche settimana fa il governo di Pechino ha ordinato a tutti i produttori nazionali di computer di installare copie legittime di sistemi operativi durante la fase di assemblaggio. A quell’ordine del governo è seguita la decisione dei tre principali produttori cinesi di computer – Founder Technology Group, TCL Group, e Tsinghua Tongfang – di preinstallare Windows sulle loro macchine comprando licenze dal colosso di Redmond per circa 420 milioni di dollari nell’arco dei prossimi tre anni. E a febbraio la Lenovo, il primo produttore cinese di computer che ha rilevato le attività nel comparto della IBM, ha annunciato che solo quest’anno comprerà prodotti Microsoft per circa 150 milioni di dollari.
Bill Gates ha provato a stregare il suo ospite con un’immagine del futuro. “Siamo solo al principio di quello che è possibile fare con la tecnologia“, gli ha detto prima di introdurlo nella “Casa del futuro” di Microsoft. Il tour ha previsto una carrellata di prodotti e tecnologie sperimentali che potrebbero in futuro essere utilizzati da tutti.
L’arrivo di Hu è stato salutato da manifestazioni di sostegno e anche da qualche protesta, nei pressi dell’hotel di Seattle dove alloggiava. Ad organizzare la dimostrazione i seguaci del Falun Gong, un culto messo al bando dal governo cinese. Anche nei pressi del campus di Microsoft, Hu ha trovato un picchetto, gli attivisti in difesa della libertà di espressione sventolavano striscioni in lingua inglese e cinese con la scritta “Stop alla censura su Internet” e “Rilasciate tutti i prigionieri politici”. Dimostrazioni di protesta sono state organizzate anche nei pressi della Casa Bianca.
Intanto Microsoft prosegue la propria avanzata sui mercati hi-tech del mondo e fa sapere che la prossima tappa sarà l’Anatolia. I clienti potenziali su cui si punterà maggiormente in Turchia sono i giovani e le piccole e medie Imprese.
In particolare Microsoft spera di incrementare la distribuzione, collaborando con compagnie locali.
La Turchia è uno dei mercati dove si concentreranno principalmente le attenzioni della società nei prossimi anni. Per questo motivo sono allo studio prodotti indicati per consumatori con un budget ridotto o al primo acquisto di un prodotto informatico. Con ogni probabilità si tratterà di computer con soli 256 megabyte di memoria e tre programmi in dotazione. L’obiettivo di Microsoft è di venderne due milioni in due anni.
Pare inoltre, stando a quanto riportato dal Bucharest Daily News, che il gruppo americano voglia aprire in Romania un centro ricerca e sviluppo e una sezione dedicata all’assistenza ai clienti Microsoft.
Secondo le fonti del quotidiano romeno, Microsoft avrebbe chiesto informazioni sul costo del lavoro in Romania e sul grado di specializzazione del personale che si occupa di Information Technology. Nei prossimi mesi la società di Bill Gates renderà noti i piani che prevedono in linea generale un ingrandimento della rete nel centro-est Europa.
Giusto alcuni giorni fa,
Un piano ambizioso e che sembra paradossale se si pensa che la maggior parte della popolazione agricola non ha acqua corrente e in alcuni casi neppure l’elettricità. Questi chioschi, connessi ad Internet a banda larga e personalizzati con un “portale” dedicato all’agricoltura, sarebbero gestiti in proprio dai titolari. In pratica sarebbero degli Internet café ma servizi esclusivi dedicati alle esigenze del mondo rurale.
Dopo aver lanciato l’iniziativa lo scorso febbraio, Microsoft ha annunciato di aver già impiantato 1.000 chioschi online con contenuto locale e adattato ai bisogni delle aree rurali.
L’azienda di Bill Gates, che prevede una massiccia espansione della sua presenza in India, non è l’unica a voler portare internet nelle campagne. Da alcuni anni il governo indiano, insieme a organizzazioni non governative e ad alcune società high-tech, è impegnato a colmare il digital divide tra le metropoli e le aree rurali. Attraverso la diffusione delle nuove tecnologie informatiche, a prezzi popolari e in lingua locale, il governo indiano pensa di combattere analfabetismo e povertà.