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Andrà sul Web la più completa raccolta mondiale di arte rupestre, con centinaia di migliaia di reperti di 50 mila anni di storia dell’umanità.
I primi test per la pubblicazione online dell’immenso archivio sono previsti entro la fine di questo anno, per il 2007 saranno disponibili i primi materiali, mentre ci vorranno almeno tre anni per rendere disponibile agli utenti Internet. un patrimonio di oltre 300 mila tra fotografie, diapositive o calchi.
Ad annunciare la notizia, che fa felici gli appassionati, è il Centro Camuno di Studi Preistorici (CCSP), l’Istituto di ricerca in provincia Brescia, diretto dal paletnologo Emmanuel Anati, l’unico istituto di ricerca, in Europa, specializzato nello studio dell’arte preistorica e tribale che operi a livello mondiale. Anati, paletnologo di fama internazionale, in 40 anni di ricerche in tutto il mondo ha sviluppato un’enorme banca dati sulle manifestazioni creative delle popolazioni preistoriche e tribali.
Proprio al Camuno la Consulta internazionale sull’arte rupestre, con la partecipazione di studiosi di 25 nazioni e dei rappresentanti delle organizzazioni internazionali Unesco, Icomos, Icom e Iccrom, ha affidato nel 1981 il ruolo di coordinatore mondiale per le ricerche e l’inventario dell’arte rupestre. Il progetto, dunque, punta davvero in alto: mettere a disposizione dell’umanità il più grande archivio mondiale sul proprio passato remoto.
Emmanuel Anati ha spiegato che “La principale testimonianza della storia dell’uomo prima della scrittura è costituita dalle immagini lasciate nel corso degli ultimi 50 mila anni dalle comunità che si sono diffuse su tutto il globo”.
Si tratta di “milioni di immagini raffigurate sulle rocce, nelle caverne, dove i nostri antenati – continua Anati – hanno lasciato vestigia grafiche delle loro memorie, miti e vicende. Incisioni e pitture rupestri che si stanno deteriorando e vanno scomparendo. Questo immenso patrimonio artistico deve essere documentato in modo che la sua memoria non si perda“.
Per Anati, infine, “scoprire significa riscoprire, perché molto è già stato scoperto, moltissimo è già in memoria, ma ancor più è già stato dimenticato“.
Da qui è nata l’esigenza di creare una database mondiale che assicuri l’accessibilità delle informazioni alle generazioni future e, sopratutto, la loro sopravvivenza: l’archivio WARA (World Archives of Rock Art). Un’opera “titanica“, commenta il Centro di studi preistorici, che comprende documentazioni sui principali siti di arte rupestre mondiale, con 300 mila documenti da oltre 160 Paesi.
Una raccolta che è già considerata la più completa al mondo nel campo dell’arte rupestre, e chi si va sempre più ingigantendo grazie alle nuove scoperte sull’arte rupestre che anno dopo anno vengono segnalate al CCSP. Il progetto WARA consiste nell’informatizzazione di quest’enorme archivio attraverso un database che coordina l’archivio fotografico con le altre documentazioni prodotte dal Centro (catalogo bibliografico, articoli, monografie, ricerche sul campo…).
Il primo passo del progetto si è incentrato sulla salvaguardia della documentazione già raccolta. Alcune diapositive a colori, che costituiscono preziose testimonianze di monumenti scomparsi o irrimediabilmente danneggiati, si stanno deteriorando.
Altri siti documentati si trovano in deserti, foreste tropicali, montagne e altre zone difficilmente raggiungibile. Ciò ha reso necessario memorizzare il materiale archiviato mediante scansione digitale ad alta risoluzione di tutto il materiale disponibile.
Il database è provvisto di un sistema per accessi diversificati destinati ad utenze diverse e permetterà ricerche incrociate (ad esempio, tematica, geografica, cronologica, monografica), ma la flessibilità della sua struttura permette anche di ampliare e adattare nel tempo le categorie di oggetti.
“Essendo uno degli obiettivi principali quello di realizzare una banca dati duratura e sistematica – spiega il Centro studi preistorici – il supporto informatico utilizzato per il database è il formato standard Xml: la sua adozione permetterà al database di non invecchiare rapidamente e di adattarsi alle sempre più rapide trasformazioni dei sistemi informatici”.