Italia
Il digitale terrestre continua a essere al centro di questa campagna elettorale, e mentre il centrosinistra continua a sostenere la necessità di far slittare lo switch-off, il centrodestra si tiene ben ancorato alla riforma Gasparri, che ha introdotto la nuova tecnologia, stabilendo tempi più brevi per il passaggio.
Proprio ieri l’ex Ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, in visita a Cagliari, parlando della TDT, ha dichiarato che la Sardegna deve restare protagonista della sperimentazione, aggiungendo che “ci sono tutti i tempi e le modalità perché lo switch-off venga rispettato”.
“Ci vuole l’impegno – ha commentato – poi servono i soldi e non c’è dubbio che gli Incentivi debbano servire anche alle famiglie per poter planare in questa nuova era senza particolari oneri”.
L’ex Ministro ha sottolineato che le risorse finanziarie devono venire anche dallo Stato e dall’Unione Europea e, ha aggiunto, “credo che sia un errore che la Regione sarda non metta i propri: maggiore è l’investimento maggiori saranno i risultati. Il presidente Renato Soru ha sottoscritto un accordo con il Governo nazionale che deve adempiere per quanto riguarda la sua parte e sono certo che chi ha oggi la responsabilità nel Governo abbia, con la fondazione Bordoni, dato seguito a queste intese”.
“In Sardegna – ha proseguito – ci sono le caratteristiche anche da un punto di vista geografico per accelerare quel passaggio che anche l’Unione Europea ha confermato”.
Riguardo agli incentivi sui decoder, Gasparri ha affermato che “Soru sa che gli incentivi non sono dedicati ai decoder cosiddetti zapper, sui quali si può esclusivamente ricevere, ma solo a quelli interattivi. Tra il pc e Internet ci sono differenze, il decoder può dare delle prestazioni interattive ma dipende anche dalle offerte e dai contenuti. Non si tratta – ha concluso – di una procedura sostitutiva di Internet e della banda larga sul computer: è una forma diversa di interattività come sanno i competenti come Soru”.
Intanto sempre nell’ambito del digitale terrestre, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduta da Corrado Calabrò, ha approvato uno schema di provvedimento finalizzato a permettere l’avvio sul mercato dei servizi televisivi in mobilità mediante tecnologia DVB-H (Digital Video Broadcasting-Handheld). Come spiega una nota, il documento approvato viene sottoposto a una consultazione pubblica con la quale l’Autorità acquisirà i pareri di tutti i soggetti interessati, che avranno 15 giorni per far pervenire le proprie osservazioni.
Si tratta di una regolamentazione light che non pone particolari limiti allo sviluppo della nuova tecnologia, equiparando il sistema autorizzativo e quello delle licenze a quello previsto per la Tv digitale terrestre
Nello specifico, Rai e Mediaset, già attive nel digitale terrestre, possono trasmettere anche sui telefonini DVB-H e i contenuti realizzati ad hoc per i cellulari saranno esclusi dal computo del tetto del 20% dei programmi su TDT che non può essere superato da ciascun operatore. Sono alcuni dei paletti più importanti fissati ieri dall’Autorità con il provvedimento destinato a disciplinare l’avvio delle trasmissioni in DVB-H.
Il documento definisce regole non troppo stringenti per la nuova Tv su cellulare, per consentire lo sviluppo della nuova tecnologia nel rispetto del principio di neutralità e della competizione tra tutte le piattaforme.
Le norme – contenute in 7 articoli che saranno aggiunti alla Legge Gasparri – diventeranno operative dopo una nuova consultazione di quindici giorni con gli operatori.
Tra i punti più importanti stabiliti dall’organismo di garanzia, l’esclusione delle trasmissioni in DVB-H (i cosiddetti mobisodes, cioè programmi realizzati specificamente per la nuova tecnologia) dal computo del limite antitrust del 20% dei programmi che, in base al Testo Unico della Radiotelevisione, possono essere trasmessi da ciascun operatore.
L’Authority ha posto però un altro limite a questo tipo di trasmissioni: nessun operatore potrà infatti utilizzare “più di un blocco di diffusione”, cioè più di un solo multiplex digitale.
Come già è stato stabilito per il digitale terrestre, anche gli operatori attivi sul DVB-H dovranno cedere a soggetti terzi il 40% della loro capacità trasmissiva, con procedure che l’Autorità ha di recente reso più stringenti e sotto il suo diretto controllo.
Una norma specifica riguarda la Rai, che per la Mobile Tv non potrà utilizzare le frequenze riservate per i programmi di servizio pubblico da trasmettere in chiaro.
Al momento, il broadcaster più attivo sul fronte della nuova tecnologia è Mediaset, che ha investito finora 230 milioni di euro: ha appositamente acquisito le frequenze di Europa 7 di Tarak Ben Ammar e ha stretto accordi con TIM e con H3G.
Altro passo avanti per la Tv in mobilità è stata l’acquisizione, da parte della stessa 3, di Canale 7, con la licenza per la trasmissione su Tv digitale terrestre in ambito nazionale.